Hai notato degli effetti collaterali una settimana dopo il vaccino di Moderna? Si chiama “braccio Covid”

Una macchia rossa, che prude, fa male e interessa tutta l’area attorno all’inoculo. In alcuni casi, potresti anche notare un indurimento della zona e la comparsa di calore. Non è nulla di grave: si tratta di ipersensibilità ritardata e insorge in media 7 o 8 giorni dopo l’iniezione (ma potrebbero essere anche 12).
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Giulia Dallagiovanna 25 Giugno 2021
* ultima modifica il 18/08/2021

Potrebbe essere capitato anche a te: hai ricevuto la prima dose del vaccino di Moderna e dopo una settimana si sono presentati degli effetti collaterali. Nulla di eccessivo, giusto una macchia rossa e un po' di gonfiore attorno alla zona dell'inoculo. Ti stai però chiedendo come mai questa reazione sia arrivata a così tanti giorni di distanza dal momento dell'iniezione vera e propria. Uno studio dell'Università di Yale, pubblicato su JAMA Dermatology, ha dimostrato che si tratta solo di una reazione allergica localizzata dovuta a ipersensibilità ritardata. I ricercatori lo hanno chiamato "braccio Covid" e hanno anticipato che può arrivare anche dopo la seconda dose.

Una foto di come possa apparire il "braccio Covid" a distanza di una settimana dal vaccino di Moderna   

Insomma, nessuna paura: non stai per andare in shock anafilattico, perché quel tipo di evento avverso grave è stato registrato sempre nell'immediatezza dell'iniezione. Naturalmente, per qualsiasi dubbio chiedi spiegazioni al tuo medico, ma ti rassicurerà sapere che stai avvertendo una conseguenza rara ma già segnalata da altre persone vaccinate prima di te.

I ricercatori infatti hanno preso in considerazione 16 pazienti, tutti operatori sanitari, che avevano ricevuto la prima dose tra il 20 gennaio e il 12 febbraio. In 13 erano donne e l'età media era di 38 anni. Ciascuno di loro aveva notato una reazione cutanea in seguito alla somministrazione della soluzione a mRNA di Moderna. Attenzione però, non si tratta di quel dolore al braccio e di quel leggero gonfiore che più o meno tutti noi abbiamo sperimentato il giorno successivo alla vaccinazione. Questa volta si parla di una macchia rossa, pruriginosa, caratterizzata da indurimento dell'area e che in alcuni casi è anche dolorosa. E soprattutto è insorta in ritardo, in media 7 giorni dopo la puntura (ma si può arrivare anche a 12 giorni dopo).

A 11 delle 16 persone coinvolte nello studio si è presentato anche dopo la seconda dose

Tieni presente che è molto probabile che si ripresenti allo stesso modo anche dopo la seconda dose: è accaduto a 11 delle 16 persone coinvolte nello studio. Non c'è però alcuna controindicazione al secondo inoculo, che potrai tranquillamente ricevere, sebbene l'Istituto svizzero per gli agenti terapeutici consigli di scegliere l'altro braccio per l'iniezione.

Non si tratta comunque di una novità. La stessa azienda aveva notato il fenomeno durante le varie fasi della sperimentazione del farmaco e ne aveva infatti parlato nello studio pubblicato sul New England Journal of Medicine: in 244 partecipanti allo studio su un totale di 30.351 si era manifestato il "braccio Covid" più o meno 8 giorni dopo l'iniezione. Si tratta dello 0,8% in seguito alla prima dose e del solo 0,2% dopo il richiamo.

Una possibile causa potrebbero essere quelle nanoparticelle lipidiche che proteggono l'informazione che il vaccino trasporta fino alle tue cellule, dove poi verrà prodotta la proteina Spike e di conseguenza gli anticorpi contro il Covid. Curiosamente, al momento non sembra accadere con la formulazione di Pfizer, sebbene sia molto simile.

Ma quindi ora che dovresti fare? Per la verità nulla. Nel giro di 4 o 5 giorni il problema dovrebbe risolversi da solo, anche se in alcuni casi è durato per ben 21 giorni. Se diventa un fattore di disturbo, chiedi consiglio al tuo medico su come lenire il fastidio.

Fonti| "Delayed Localized Hypersensitivity Reactions to the Moderna COVID-19 Vaccine" pubblicato su JAMA Dermatology, il 12 maggio 2021;
              "Efficacy and Safety of the mRNA-1273 SARS-CoV-2 Vaccine" pubblicato sul New England Journal of Medicine il 4 febbraio 2021

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