I vaccini a mRna di Pfizer e Moderna indurrebbero una risposta immunitaria più lunga del previsto: niente richiamo annuale?

I risultati ottenuti da un team della Washington University School of Medicine di St Louis potrebbero aprire nuovi scenari. I ricercatori avrebbero infatti scoperto le prove di una risposta immunitaria davvero robusta e prolungata nel tempo in chi è stato punto con questi due vaccini. L’ipotesi, ancora tutta da verificare e confermare, è che l’immunità possa durare anche anni.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Giugno 2021
* ultima modifica il 14/09/2021

Una protezione potenzialmente più lunga di quanto pensavi. Forse addirittura di anni. E forse nessun richiamo annuale. Se ti sei vaccinato con Pfizer o Moderna questo potrebbe essere lo scenario che ti aspetta.

Condizionale, d’obbligo come sempre. Anche se in questo anno e mezzo hai visto che in situazioni d’emergenza sanitaria si può schiacciare il piede sull’acceleratore, per trasformare i risultati ottenuti dalla scienza in realtà operativa serve comunque tempo.

Il primo passo però è stato compiuto dai ricercatori della Washington University School of Medicine di St Louis, negli Stati Uniti, secondo cui i vaccini a mRna sarebbero in grado di indurre una risposta immunitaria forte e potenzialmente di lunga durata.

Come ti abbiamo raccontato, i vaccini di Pfizer e Moderna sono basati sulla tecnologia mRNA. Significa che, a differenza della maggior parte degli altri vaccini che portano con sé frammenti di proteine ​​virali o batteriche per innescare una risposta immunitaria, questi danno istruzioni al tuo organismo per costruire e rilasciare proteine ​​estranee in grado di debellare il virus. Nel caso di Sars-CoV-2, la proteina Spike.

Nello studio pubblicato su Nature, i ricercatori hanno prima di tutto estratto cellule da 14 persone vaccinate con Pfizer e mai infettate prima. I campioni sono stati raccolti tre settimane dopo la prima dose e poi e alla quarta, quinta e settima settimana, quindi dopo la seconda dose.

Tre settimane dopo la prima dose, tutti i 14 pazienti avevano formato centri germinativi con cellule B che producono anticorpi diretti contro la proteina Spike. La risposta anticorpale si è poi amplificata dopo la seconda puntura, rimanendo molto alta: anche 15 settimane dopo la prima dose, 8 persone su 10 avevano ancora centri germinativi rilevabili e ricchi di cellule B mirate al virus.

I ricercatori della Washington University School of Medicine di St Louis l’hanno definita come “la prova di una risposta immunitaria davvero robusta”.

Prima di continuare con i risultati provo a fare chiarezza e ti spiego che cosa sono i centri germinativi. Si formano in seguito a un’infezione o alla vaccinazione e puoi immaginarli come campi di addestramento per cellule immunitarie. Qui le cellule nuove e ancora senza un destino preciso vengono allenate a identificare il nemico.

I ricercatori hanno poi ottenuto campioni di sangue da 41 persone che hanno ricevuto il vaccino Pfizer, di cui 8 erano stati infettati. I campioni sono stati prelevati prima di ogni dose del vaccino e poi anche alla quarta, quinta, settima e quindicesima settimana dopo la prima dose.

Ali Ellebedy, PhD, (a destra) professore associato di patologia e immunologia presso la Washington University School of Medicine di St. Louis, discute i dati con Jackson Turner, PhD, ricercatore post–dottorato. Ellebedy, Turner e colleghi hanno scoperto che il vaccino a mRna innesca lo sviluppo di una struttura immunitaria fondamentale per un’immunità forte e duratura. Photo credit: Washington University School of Medicine di St. Louis.

Dalle analisi hanno osservato che in chi non era mai entrato in contatto con Sars-CoV-2 i livelli di anticorpi erano aumentati lentamente dopo la prima dose, raggiungendo il picco una settimana dopo la seconda somministrazione.

Le persone che avevano invece avuto il Covid-19 presentavano anticorpi nel sangue già prima della prima dose: le loro concentrazioni sarebbero aumentate rapidamente dopo la prima dose arrivando a un picco più alto dei livelli dei partecipanti non infetti.

La chiave dietro questo meccanismo starebbe, come ti accennavo prima, nei centri germinativi che producono cellule immunitarie dirette contro Sars-CoV-2. “Sono la chiave per una risposta immunitaria persistente e protettiva, hanno spiegato i ricercatori americani, aggiungendo che è qui che “si formano le nostre memorie immunitarie. E più a lungo abbiamo un centro germinativo, più forte e durevole sarà la nostra immunità perché lì è in corso un feroce processo di selezione e solo le migliori cellule immunitarie sopravvivono”.

Il condizionale è d'obbligo, ma dopo gli ottimi risultati ottenuti negli studi clinici e poi nella pratica, vista la netta riduzione dei contagi giornalieri in Italia come nel resto del mondo, oggi potrebbero forse cominciare a sciogliersi i primi dubbi e le preoccupazioni su quanto durerà l'immunità indotta dai vaccini.

Fonte | "SARS-CoV-2 mRNA vaccines induce persistent human germinal centre responses" pubblicato il 28 giugno 2021 su Nature

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