Il grosso grasso problema della carne: quando e come diventa insostenibile

Il problema non è tanto la carne in sé, quanto il modo in cui viene prodotta. Ma gli allevamenti intensivi esistono anche perché il consumo di questo alimento è cresciuto in modo davvero esponenziale, fino a non essere più sostenibile e nemmeno salutare. Proviamo quindi a capire insieme come e quando di un prodotto che, fino a non molto tempo fa, veniva ancora considerato un cibo per ricchi.
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
24 Settembre 2019

"È difficile immaginare come potremo fornire a una popolazione di 10 miliardi di persone o più le stesse quantità di carne attualmente consumate nella maggior parte delle nazioni ad alto reddito, senza effetti negativi sostanziali sull'ambiente", si legge in un report pubblicato e luglio 2018 dall'Università di Oxford. E il problema è proprio questo: mangi troppa carne e ne consumi sempre di più ogni anno che passa. E come te, lo fanno anche tutte le altre persone del mondo. Sì, perché se fino agli anni '60 era un alimento per ricchi e sulla tavola dei tuoi genitori ne finivano in media 23 chili all'anno per persona, oggi è alla portata di tutti, anche nei Paesi in via di sviluppo. Il risultato è che nel 2014 i chili a testa sono diventati 43 in un anno, secondo quanto hanno calcolato i ricercatori britannici.

Numeri che già di per sé rappresentano un problema, ma la situazione peggiora se si tiene conto che la popolazione globale, nel frattempo, è più che raddoppiata: nel 1961 c'era circa tre miliardi di persone sulla Terra, ora siamo in 7,7 miliardi. E la crescita, seppur abbia subito qualche rallentamento rispetto agli exploit degli anni '60 e '70, prosegue inesorabile: entro il 2030 si raggiungeranno gli 8,5 miliardi e nel 2050 il Pianeta dovrà reggere l'impatto di quasi 10 miliardi di abitanti, secondo i dati dello U.S. Census Bureau. Tutti loro, o quasi, mangeranno carne. Le Nazioni Unite prevedono che il consumo globale di pollo raddoppierà, mentre quello di manzo crescerà addirittura del 69% e quello di maiale vedrà un aumento del 42%.

Adesso avrai capito da dove derivava la preoccupazione dei ricercatori di Oxford. O forse ancora no. Se fino a questo momento ti ho parlato di numeri che si limitano a prendere atto di una situazione, proviamo a entrare più nel merito della questione e a capire perché la dieta del terzo millennio non è sostenibile.

Nel giro di 40 anni, il consumo medio di carne per persona è quasi raddoppiato

Innanzitutto, una considerazione ovvia: la carne non cresce nelle vaschette che trovi al supermercato. La stragrande maggioranza di quella che si trova in commercio o che viene servita in mense e ristoranti proviene da allevamenti intensivi. Al di là del fatto che si tratta di veri e proprio lager per animali da macello, sono anche una delle maggiori fonti di inquinamento prodotto dall'uomo: da soli, emettono il 15% di anidride carbonica presente nell'atmosfera. E lo fanno in diversi modi.

Il metano prodotto dalla deiezioni è la prima fonte di inquinamento, e probabilmente quella più discussa quando si parla di questo argomento, ma non certo l'unica. Pensa ad esempio che ogni animale deve mangiare e che, per avere un buon rendimento, dovrà farlo anche parecchio. Un alimento che assicuri una crescita rapida della massa corporea e che, allo stesso tempo, costa poco è la soia. La soia, tanto per intenderci, è la ragione principale per cui viene disboscata la Foresta Amazzonica.

Sarai infatti abituato ad associare questo legume alla dieta vegetariana e ad alimenti come seitan e tofu, ma non ti rendi conto di quanta ne mangi tu, senza nemmeno saperlo. La principale destinazione della soia sono infatti i mangimi e, a seguire, olio da cucina e biodiesel. Stando a quanto riporta il Wwf, rispetto agli anni 50, la domanda è aumentata di 15 volte e l'80% dell'offerta proviene da Brasile e Argentina. Il principale importatore è invece la Cina dove, nel giro di 40 anni il consumo di carne è cresciuto di 14 volte. Uno studio pubblicato nel 2014 ha rilevato come, tra il 2004 e il 2005, il 30% delle piantagioni sorgevano su un terreno vittima di deforestazione. Più di recente, in un'analisi stilata nel 2018, si legge che tra il 2006 e il 2017 sono stati abbattuti 220mila chilometri quadrati di foresta.

Una volta che c'è il mangime, però, dovrà essere trasportato nei Paesi che ne fanno richiesta. Alla CO2 emessa dal disboscamento e dagli allevamenti, bisogna quindi aggiungere anche quella provocata dai mezzi che distribuiscono la soia. Alle quali si può sommare anche l'inquinamento prodotto dal secondo giro di trasporto, quello del prodotto finito verso chi lo importa e fino ai singoli supermercati.

Fatte tutte queste considerazioni, la RISE Foundation, che supporta l'agricoltura e l'allevamento sostenibili sul territorio europeo, ritiene che questo settore debba essere fortemente ridimensionato, fino a raggiungere il dimezzamento della produzione di carne entro il 2050. Una misura drastica, ma necessaria per contenere l'impatto sul Pianeta non solo dell'allevamento, ma anche, come hai potuto vedere, dell'agricoltura intensiva.

E tu, puoi fare qualcosa? Assolutamente sì. Le tue scelte influiscono sul mercato e danno una precisa informazione ai produttori su quale siano gli alimenti che devono venire privilegiati. In questo caso, dovrai prestare più attenzione che in altre occasioni, perché spesso mangi carne senza nemmeno accorgertene. L'hamburger del fast food, il kebab del venerdì sera, la pancetta a cubetti che usi per condire la pasta, la fetta di prosciutto che infili distrattamente nel panino. Sono proprio queste le forme di carne che causano più problemi, perché il loro valore nutrizionale è più basso mentre l'apporto di grassi e zuccheri è poco salutare, ma l'inquinamento prodotto è lo stesso, se non di più.

Cerca quindi di ridurre il consumo a non più di due volte a settimana per la carne bianca e una al massimo per quella rossa. Per quanto riguarda i salumi, inseriscili nel tuo menù un giorno ogni sette. Per il resto, ci sono diverse altre fonti di proteine dalle quali puoi attingere, prime fra tutte i legumi. Infine, cerca sempre di acquistare prodotti biologici e di provenienza italiana: faranno più bene alla tua salute e all'intero Pianeta. Se poi conosci personalmente un piccolo produttore, magari non lontano da casa tua, che aspetti a fare spesa solo da lui?

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…