Le app per la consegna di cibo a domicilio sono una nuova (e poco conosciuta) fonte di inquinamento

Un simbolo di pigrizia, prima ancora che di praticità. Ma questa poca voglia di cucinare ti potrebbe costare cara. Lo sanno bene in Cina dove stanno venendo letteralmente sommersi dal packaging che avvolge i piatti che si ordinano a domicilio. E allora è il caso di chiederti: non ne puoi proprio fare a meno?
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
26 Novembre 2019

Il vero problema delle app per la consegna del cibo a domicilio è che sono, essenzialmente, comodissime. In pochi click puoi fare arrivare a casa tua qualsiasi piatto tu stia desiderando, dalla pizza al sushi fino alla ricetta gourmet. Un abitudine che negli ultimi anni ha preso sempre più piede anche in Italia, soprattutto nelle grandi città del Nord e del Centro, tanto che ora i rider sono diventati a tutti gli effetti una categoria di lavoratori a sé stante. E allora in qualcuno ha iniziato a farsi strada un dubbio: non è che questa pigrizia sempre più crescente unita alla possibilità di trovare sempre qualcuno che prepari la cena al tuo posto sono una potenziale minaccia per l'ambiente? E la risposta è che sì, lo sono.

Il problema non sono tanto gli alimenti che ordini, per quanto dovrebbe valere sempre il ragionamento di privilegiare quelli della tua zona e non abusare di ingredienti arrivati tramite navi container, quanto il packaging. Un argomento che in questa rubrica ho già affrontato, ma che questo sistema in particolare sta amplificando. E il meccanismo è semplice: per potare un piatto già cucinato in un altro posto, facendo in modo che non si raffreddi o non si deteriori, avrò bisogno di contenitori in materiali appositi: la plastica.

Uno studio ha evidenziato come il 67% di tutti i rifiuti trovati in strada era legato al consumo di cibo

E anche se diverse aziende stanno provando a metterci una pezza, se pensi all'ultima volta che hai ordinato il pasto via smartphone ti ricorderai sicuramente la vaschetta bianca o in alluminio nel quale è arrivato. Ma perdiamoci un po' di più nel mare della memoria e facciamo mente locale assieme su dove sia finito il contenitore: nella plastica o nell'indifferenziato? Probabilmente lo avrai gettato nel bidone giusto, ma difficilmente lo avrai risciacquato prima, impedendone così il suo riciclo in modo corretto. Nel peggiore dei casi, invece, avrai preso di mira direttamente nel sacco nero.

Secondo uno studio realizzato nel 2016 nella baia di San Francisco in California, il 67% di tutti i rifiuti ritrovati in strada era legato al consumo di cibo. Per lo più si trattava di confezioni, ma anche tappi e diversi sacchetti di plastica. Insomma, di tutto quello che rimane una volta finito il take away. Lo sa bene la Cina, dove il settore del food delivery è cresciuto in modo esponenziale, trainato dal generale progresso economico del Paese. Secondo un articolo pubblicato sul New York Times, solo nel 2017 ha prodotto 1,6 milioni di rifiuti, un volume di 9 volte maggiore rispetto a due anni prima. Contenitori, involucri, posate e tutto l'occorrente per consumare il pasto, cannuccia d'ordinanza compresa.

A quanto pare, accettiamo di venire sommersi dalla plastica pur di non dover compiere lo sforzo di prepararci nemmeno un caffè da soli. Perciò, la prossima volta che aprirai una di queste app, chiediti se non ne puoi davvero fare a meno. E se la risposta è no, cerca di farti recapitare solo il piatto con il suo contenitore: tovaglioli e posate li potrai sicuramente trovare anche in casa tua.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…