Di fronte a una pannocchia, la domanda che dovresti davvero farti è: è una risorsa o un fattore di inquinamento? Il problema del mais è che una risposta precisa non esiste ancora. Da un lato infatti è accertato che le sostanze chimiche utilizzate per aumentare la produzione delle coltivazioni non solo emette componenti tossici nell'atmosfera, ma provocano anche una moria di api e altri insetti che si trovano nelle vicinanze. Dall'altro, si tratta di uno dei componenti del PLA, la plastica biodegradabile del futuro, e pare che proprio queste piante siano in grado di assorbire diversi chilogrammi di CO2. Quindi, come si fa?
Iniziamo prima di tutto a guarda la questione più da vicino. Quello che sappiamo, in generale, è che le monocolture non sono mai una buona idea: deprivano il suolo di tutte le sostanze nutritive e vengono cresciute a suon di fertilizzanti e pesticidi. Per quanto riguarda il mais nello specifico, sappiamo che circa il 60% della produzione globale è destinato a diventare mangime per gli animali, assieme alla soia. Per ogni chilogrammo di prodotto inoltre sono necessari 1.220 litri di acqua, che possono sembrare tanti se pensi per la stessa quantità di pomodori ne servono solo 200 litri, ma tieni anche presente che il riso ne richiede addirittura 2.500.
Come spesso accade, il punto della questione non è l'alimento in sé, ma l'uso che ne viene fatto e che spinge i produttori ad aumentare il più possibile il rendimento del singolo campo. Al momento, l'unica soluzione che possa garantire questo risultato è guardare ai prodotti industriali e usarli senza badare troppo alle conseguenze. E così, si riempiono di tossine il suolo, le falde acquifere e l'aria, mettendo in serio pericolo la biodiversità e la salute dell'essere umano. Secondo uno studio pubblicato ad aprile sulla rivista Nature Susteinability, ogni anno 4.300 persone muoiono per colpa delle coltivazioni di mais.
I ricercatori hanno infatti potuto vedere che negli Stati Uniti la distribuzione del particolato e dell'ammoniaca nell'atmosfera si faceva più concentrata nell'area geografica che corrispondeva alle grandi distese di queste piantagioni. Sono poi scesi nel dettaglio e hanno analizzato la quantità di emissioni che venivano esalate in ogni fase della produzione del cereale. E sono così arrivati a determinare quel numero allarmante che hai appena letto.
Non solo ma a marzo 2019, circa 400 agricoltori della provincia di Udine sono stati indagati per aver provocato una moria di api e altri insetti tramite l'utilizzo di un pesticida altamente tossico, il Mesurol 500 FS. Viene prodotto dalla Bayern e, va detto, è assolutamente legale. Ma deve essere utilizzato con le dovute accortezze e non venire distribuito, ad esempio, mentre gli insetti impollinatori sono in piena attività. Nel caso che il Tribunale sta ancora esaminando, non sarebbero state rispettate le indicazioni presenti anche sulla confezioni e tracce di questa sostanza sono state rinvenute nelle api, nei fuchi e persino nel miele. In alcuni casi, la popolazione di un alveare era passata da 60mila ad appena 20mila insetti.
Eppure, un rapporto di Confagricoltura ha certificato che un ettaro di mais è in grado di assorbire dall'aria circa 500 chilogrammi di anidride carbonica, cioè tutta quella emessa da un'automobile che percorre 3mila chilometri: tre volte la distanza tra Milano e Amburgo. All'anno fanno 43 tonnellate, decisamente un ottimo contributo alla pulizia dell'atmosfera.
Il problema è che, per quanto possa essere utile per eliminare gas inquinanti, il mais è altrettanto responsabile per averli prodotti. Inoltre, quando un alimento è così richiesto, è naturale che si provi ad aumentare la produzione cedendo anche a manovre non del tutto legali o a procedure che non tengono conto delle conseguenze in termini ambientali. Perciò, al momento, la soluzione migliore è rallentare i consumi, di mais e di carne e prodotti animali. Inoltre, cerca sempre di acquistare prodotti a chilometro zero e biologici, cercando anche di variare il più possibile la tua dieta e la tua spesa, per provare a lanciare un messaggio contro le monocolture e in favore di un sistema più vario ed ecosostenibile.