Perché ho dedicato un'intera rubrica all'alimentazione insostenibile? Perché da solo il mio e il tuo modo di mangiare è responsabile del 25% di tutte le emissioni di gas serra. Se accorpassi tutte le industrie di prodotti alimentari e le considerassi come uno stato indipendente, sarebbe il terzo più inquinante al mondo, superato solo da Cina e Stati Uniti. I cibi che hanno il maggior impatto da questo punto di vista sono il riso, la soia, il mais, l'olio di palma e il grano. Ingredienti che, se fai un attimo mente locale, si trovano più o meno ovunque. Se poi a tutto questo aggiungi anche la deforestazione e il trasporto da un campo all'altro del globo di frutta e verdura che cresce nell'emisfero opposto al tuo, ti renderai conto da solo di quale sistema abbiamo messo in moto nel corso dell'ultimo secolo.
Nel suo libro Possiamo salvare il mondo prima di cena, Jonathan Safran Foer spiega come sia impossibile parlare di contrasto al cambiamento climatico senza partire da una messa in discussione del nostro regime alimentare. E il rapporto Oxfam A qualcuno piace caldo: così l’industria alimentare nutre il cambiamento climatico, pubblicato nel 2016, sembra proprio dargli ragione. Produrre i cinque alimenti che ti ho elencato prima equivale a tenere a pieno regime, per un anno, circa 1.170 centrali a carbone. Se quindi non hai grandi poteri per modificare l'impianto economico del tuo Paese, puoi comunque fare scelte consapevoli quando fai la spese. Scelte che come vedi incidono praticamente allo stesso modo.
Già nel 2014, in realtà, Oxfam aveva elencato le 10 aziende alimentari che, da sole, inquinavano come tutti i Paesi scandinavi assieme. La decina contro cui l'ong puntava il dito erano:
In alcune di queste ti ci imbatterai tutti i giorni, di altre invece non riconoscerai il nome perché si tratta della multinazionale che si nasconde dietro prodotti che spopolano sugli scaffali dei supermercati. Tanto per fare qualche esempio, si tratta dei biscotti Oreo, delle salse Calvè e dei gelati Häagen-Dazs.
Durante questi ultimi anni, mentre aumentava la consapevolezza nei confronti dell'ambiente, tutte queste aziende hanno provato ad adottare comportamenti più green. Se fai un giro sui loro siti web troverai probabilmente gli ultimi progetti dedicati alla sostenibilità, quando non intere sezioni riservate al rispetto del Pianeta. Sempre meglio che niente, certo, ma riesci a immaginare come sia possibile ridurre al massimo le emissioni inquinanti per una multinazionale che coltiva le materie prime in Africa o Sudamerica, confeziona i prodotti finiti negli Stati Uniti o in fabbriche dislocate in Europa o Asia e che, infine, vende in tutto il mondo? Ecco perché il nostro sistema è sbagliato, perché, e dovremo presto fare i conti con questa considerazione, non puoi davvero pensare di poter mangiare tutto quello che vuoi, proveniente da ogni angolo della Terra, a prezzi stracciati e magari confezionato già pronto per essere utilizzato. Eppure, ci è stato sufficiente meno di un secolo per convincerci di questo.