Il packaging insostenibile che avvolge ogni alimento che acquisti

Frutta, verdura, biscotti, insalate e macedonie già pronte. Praticamente ogni cibo che trovi sugli scaffali del supermercato si porta con sé una buona dose di polietilene. Lo stesso che poi va a formare le isole di plastica negli oceani o che minaccia la sopravvivenza della creature marine, e anche degli esseri umani. Qualche alternativa però già esiste e non è nemmeno troppo impegnativa.
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La prossima volta che vai a fare la spesa, fermati qualche secondo ad osservare il tuo carrello. Non parlo tanto degli alimenti, ma di tutto ciò che li avvolge. Che poi è facilmente riducibile a una parola: plastica. Tanta, tantissima. Trasparente, colorata, sottile o più spessa. Si presenta a te sotto moltissime forme e spesso nemmeno te ne accorgi o, semplicemente, dimentichi di pensarci. Eppure, l'insalata è in una busta, i pomodori sono in una vaschetta, i biscotti sono impacchettati in porzioni monodose e poi inseriti in un involucro che le raggruppi tutte, e cosi via. Surgelati, caramelle, salume. Praticamente ogni tipo di cibo che hai appena acquistato è avvolto nel polietilene.

E il polietilene è uno dei materiali più inquinanti al mondo. Nell'arco di soli 70 anni, la sua produzione è aumentata in modo esponenziale e quando non serve più non si sa letteralmente dove metterlo. Ci sono intere isole di plastica che viaggiano negli oceani e si calcola che nel 2050 il mare ospiterà più rifiuti che pesci. Su Ohga ti parliamo tutti i giorni dei suoi effetti. Tra quelli scoperti più di recenti c'è la riduzione della produzione di ossigeno da parte dei batteri marini e la formazione di una crosta contaminata sugli scogli. L'ultimo capitolo di una lunga serie costellata di tartarughe e capodogli morti per intossicazione, microplastiche presenti nei pesci che mangiamo, cumuli di rifiuti che impiegano circa 400 anni per degradarsi e che, mentre lo fanno, rilasciano nel terreno e nell'aria sostanze inquinanti tra cui metano ed etilene, come ha dimostrato uno studio pubblicato lo scorso anno.

Ci sono diversi accorgimenti che puoi adottare per ridurre la plastica senza cambiare le tue abitudini

Ma come si fa a liberarsi di un materiale che domina gli scaffali dei supermercati? Nello stato attuale delle cose è difficilissimo, ma non del tutto impossibile. A gennaio 2018 sono stati introdotti, con diverse polemiche, i sacchetti per frutta e verdura biodegradabili. Costano uno o due centesimi e, a quanto pare, non sempre viene considerato un costo accettabile per salvaguardare il Pianeta e la propria salute. E invece costituiscono al momento una delle soluzioni più pratiche per limitare l'utilizzo della plastica. Acquistare ortaggi sfusi, invece che già impacchettati, ti farà partire con il piede giusto durante la tua prossima spesa.

Cerca poi di evitare i piatti pronti, venduti in vaschette di polietilene e spesso accompagnati da un'altra bustina trasparente contenente posate usa e getta. Se ci pensi bene, non ti serve qualcuno che prepari per te un'insalata o una porzione di cous cous: non sono ricette poi così impegnative da non poter essere cucinate in casa. Biscotti e cracker poi si trovano anche sfusi, magari in pacchi di carta e lo stesso discorso vale anche per altri tipi di snack. Alcuni marchi famosi, poi, stanno puntando su confezioni ecosostenibili per i loro prodotti, mentre diverse catene di supermercati hanno la propria linea green con alimenti biologici e packaging meno inquinante.

Tutti accorgimenti che puoi compiere senza cambiare per nulla le tue abitudini. Se però decidi di impostare uno stile di vita sempre più plastic free, devi sapere che si stanno diffondendo sempre di più, soprattutto nelle grandi città, i negozi "leggeri". In questi esercizi, tutti i prodotti vengono venduti alla spina e senza imballaggi inquinanti. Solo a Milano ce ne sono almeno tre, e lo stesso numero si ritrova anche a Roma. Di norma, dovresti rintracciarne uno in ogni centro urbano non troppo piccolo.

In generale, quando ti trovi di fronte a un qualsiasi alimento chiediti: quanta plastica (e altro materiale inquinante) è stata utilizzata per confezionarlo? Possono trovare un'alternativa che produca meno rifiuti? Se la risposta è sì, segui quella direzione senza indugi.

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…