In Umbria c’è il più anziano paziente al mondo sottoposto a un’endoscopia: cos’è e quando si fa

Dario, 100 anni e originario di Foligno, è diventato il più anziano al mondo sottoposto a un’endoscopia. Si tratta di una procedura diagnostica che permette di ispezionare l’interno del nostro corpo. Il più delle volte viene impiegata dai medici per monitorare il rivestimento e le pareti del tratto gastrointestinale, dall’esofago, dello stomaco, dell’intestino e del retto alla ricerca di una diagnosi dietro l’insorgenza di sintomi particolari.
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Kevin Ben Alì Zinati 15 Marzo 2024
* ultima modifica il 29/03/2024

Cento anni, per di più trascorsi nella stessa casa di Foligno. La storia di Dario è già pazzesca così ma oggi si è arricchita di un capitolo ancora più prezioso.

Dario, un secolo di vita tondo tondo trascorso in provincia di Perugia, in Umbria, è diventato il paziente più anziano al mondo sottoposto ad un trattamento endoscopico operativo con il successivo posizionamento di una protesi metallica all’ospedale della sua città.

L’annuncio è arrivato direttamente dalla presidente della Regione Donatella Tesei, che una volta terminata la procedura ha fatto visita a Dario per salutarlo e complimentarsi con lui e tutta la squadra di medici del reparto di Gastroenterologia dell’Ospedale di Foligno.

Dario ha sfilato il record un paziente filippino che nel 2019, all’età di 99 anni, era stato sottoposto con successo allo stesso trattamento.

Ma perché si fa un’endoscopia? Tieni a mente, prima di tutto, che si tratta di una procedura diagnostica – a volte anche terapeutica – con cui i medici ispezionano ed esaminano l’interno del nostro corpo attraverso degli specifici strumenti chiamati endoscopi, ovvero dei tubi flessibili alle cui estremità sono dotate di una piccola telecamera per trasmettere immagini o di uno strumento chirurgico.

Considera che la tecnica endoscopica viene utilizzata in diversi ambiti, applicata a esami di diversa natura. I principali sono la gastroscopia, quindi l’indagine del tratto gastrointestinale, e la colonscopia, con cui si indagano invece le pareti dell’intestino crasso e l’ultimo tratto del tenue.

Un gastroenterologo sfrutta l’endoscopia per ispezionare il rivestimento e le pareti dell’intero tratto gastrointestinale, dall’esofago, dello stomaco, dell’intestino e del retto alla ricerca di una diagnosi dietro l’insorgenza di sintomi particolari.

Sto parlando di un mal di stomaco frequente e continuo, di ulcere gastriche, sanguinamenti del tratto digerente oppure anche disturbi insistenti come stitichezza di recente insorgenza, diarrea e perdita di peso.

L’endoscopia insomma serve ai medici per individuare e trattare eventuali patologie benigne oppure anche per prevenire e curare quelle maligne.

Viene impiegata anche per praticare un intervento chirurgico con tecniche mini-invasive, come la riparazione del menisco o l’asportazione di polipi, oppure per eseguire una biopsia e dunque asportare minuscoli campioni di tessuto da sottoporre agli esami di laboratorio.

Le endoscopie sono generalmente considerate delle procedure sicure e con un livello di rischio bassissimo anche se in alcune circostanze possono insorgere complicazioni, da infezioni a sanguinamenti involontari fino alla perforazione di qualche tratto dell’intestino, per esempio: una circostanza comunque molto rara.

Fonti | Ansa; Humanitas

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