Che cos’è l’INR e quale differenza c’è con il tempo di protrombina

L’INR è un metodo per valutare il tempo di protrombina (PT), ossia il periodo necessario affinché il sangue formi un coagulo, in modo standard. Si utilizza soprattutto per le persone che stanno seguendo una terapia anticoagulante.
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Valentina Rorato 2 Luglio 2023
* ultima modifica il 18/07/2023

Il parametro INR (International Normalized Ratio) esprime il tempo di protrombina e si utilizza soprattutto per verificare l'efficacia e la sicurezza della terapia con farmaci che fluidificano il sangue e come supporto nella diagnosi di sindromi emorragiche e trombofilia. Si tratta di una formula che rende i risultati indipendenti dal laboratorio, dove sono stati condotti, e quindi confrontabili a prescindere.

Cos'è l'INR

Per le persone in terapia anticoagulante orale, il tempo di protrombina viene espresso in termini di INR (International Normalized Ratio), che consente un’espressione uniforme dei risultati indipendentemente dal reagente utilizzato nel laboratorio.

Il valore dell’INR rappresenta il livello di anticoagulazione raggiunto e in base a questo lo specialista consiglia le eventuali variazioni di dosaggio nella terapia e fissa l’appuntamento per il successivo controllo, per mantenere il livello di coagulabilità entro limiti terapeutici prestabiliti, che possono essere diversi a seconda del tipo di malattia che si sta curando o a seconda di condizioni particolari del singolo paziente.

Il processo di coagulazione si innesca nel momento in cui c’è una rottura di uno o più vasi sanguigni e permette di bloccare l’emorragia. La protrombina è una proteina chiave, prodotta dal fegato, perché avvenga la riparazione.

Esistono poi degli altri esami come PT e APTT.  Il tempo di protrombina (PT) viene in genere presentato in secondi ed è pari al tempo necessario al sangue per coagulare. Questo test non è universale, ma varia a seconda del laboratorio.  Il tempo di tromboplastina parziale (PTT), noto anche come tempo di tromboplastina parziale attivato (aPTT), è un test di screening che valuta la capacità di un soggetto di formare coaguli di sangue in modo corretto. Questo test misura i secondi necessari per la formazione del coagulo in un campione di sangue dopo l'aggiunta di determinati reagenti.

Quando viene prescritto il test PT/INR?

Il test PT/INR viene richiesto ai pazienti in terapia con farmaci anticoagulanti ad azione anti-vitamina K, per verificarne l'efficacia, la sicurezza ed il corretto dosaggio. Inoltre, serve in caso di i sospetti disordini dell’emostasi o per valutare l'emostasi.

Qual è la differenza tra INR e tempo di protrombina

Il PT è il tempo di protrombina in secondi, ovvero è la misura del tempo necessario alla formazione di un coagulo. L’INR è il tempo di protrombina come rapporto, in cui oltre al tempo si tiene conto del reagente tromboplastinico utilizzato. Si può definire una  modalità di calcolo utilizzata per esprimere il PT,

Valori normali di INR

I valori normali adeguati sono tra 0.8 e 1.2, ma possono variare dalla situazione e dalla terapia. Un INR fra 2.0 e 4.0 è generalmente il parametro per chi è in trattamento anticoagulante, mentre nei pazienti portatori di protesi valvolare meccanica l'INR adeguato è lievemente più alto, ossia tra 2,5 e 3,5.

  • 0,8 – 1.2: valore normale
  • 2 – 3: valore raccomandato in pazienti in terapia con dicumarolici
  • 3 – 4,5: valore raccomandato in pazienti in terapia con dicumarolici e ad altissimo rischio di sviluppare coaguli

Ci sono alimenti o farmaci che possono alterare il PT e il PTT?

I cibi che contengono molta vitamina K possono alterare il PT e PTT, tra questi bisogna fare attenzione al fegato di bovino e di maiale, al tè verde, alle verdure a foglia larga, ai broccoli, ai ceci, ai cavoli, alle rape, ai derivati della soia ed ai kiwi. Gli antibiotici invece possono aumentare il valore del PT/INR, mentre i barbiturici, i contraccettivi orali, la terapia ormonale sostitutiva possono diminuire il PT.

Quando l'INR è alto

Se l’INR è alto significa che il sangue tende a coagulare lentamente e c’è un rischio emorragie. Tra le cause ci sono:

  • assunzione di medicinali, come antibiotici e antinfiammatori
  • ridotto apporto o assorbimento di vitamina K
  • difetti della coagulazione o disfunzioni
  • problemi al fegato, come cirrosi, epatite o insufficienza epatica.
  • terapia anticoagulante
  • trasfusioni di sangue

Quando l'INR è basso

Se l’ INR è basso significa che la coagulazione è troppo rapida e c’è il rischio di sviluppare dei coaguli e trombi. Le cause possono essere:

  • assunzione di barbiturici, contraccettivi orali o terapia ormonale sostitutiva
  • aumentato apporto di vitamina K
  • malattie autoimmmuni (lupus, artrite reumatoide ecc.)
  • sindrome nefrosica
  • aumento di antitrombina

Come si interpretano i risultati

I risultati vanno interpretati in base al quadro medico del paziente. Questo esame viene richiesto prima di tutto per riscontrare anomalie della coagulazione del sangue e monitorare i pazienti in terapia con farmaci anticoagulanti. Può servire anche per  valutare la funzionalità epatica, poiché la protrombina è prodotta dal fegato. É necessario dunque valutare quali farmaci si stanno assumendo, che dieta si sta seguendo o se ci sono problemi al cuore, al fegato o malattie immunitarie.

Fonte | Labtestonline;  Ausl Parma

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