La dialisi peritoneale: il trattamento che ripulisce il tuo sangue attraverso un filtro naturale già presente nel tuo corpo

A differenza dell’emodialisi, che prevede un dispositivo esterno chiamato rene artificiale, la dialisi peritoneale ripulisce il sangue da sostanza di scarto e acqua in eccesso sfruttando le capacità di filtraggio del peritoneo, una membrana sierosa che costituisce la cavità addominale. La dialisi peritoneale può essere eseguita tranquillamente a domicilio e garantisce ai pazienti di muoversi liberamente e di andare al lavoro o in vacanza.
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Kevin Ben Alì Zinati 11 Novembre 2021
* ultima modifica il 13/01/2022

La dialisi peritoneale è nel destino di molti pazienti affetti da insufficienze renali croniche o acute.

I reni, come sai, ricoprono un ruolo fondamentale nel nostro organismo perché rimuovono le sostanze tossiche in eccesso nel sangue attraverso le urine e quando non funzionano, è necessario ricorrere a un sostituto che permetta di mantenere in attività tale processo.

La soluzione è la dialisi: una trattamento che in modo artificiale riproduce il funzionamento dei reni. Ne esistono due modalità. La prima è l’emodialisi, che viene effettuata attraverso un rene artificiale, ovvero una macchina posta l’esterno del tuo corpo.

La dialisi peritoneale invece sfrutta una membrana già presente nel tuo corpo, chiamata peritoneo, che agisce come filtro naturale purificando il sangue dalle sostanze in esubero.

Vista la facilità del trattamento, la dialisi peritoneale è una tecnica che può essere svolta anche a domicilio in alternativa all’emodialisi.

La dialisi peritoneale

Cos’è

La dialisi peritoneale, come l’emodialisi, è un trattamento che viene impiegato quando i tuoi reni non funzionano più in modo corretto per rimuovere sostanze di scarto e liquidi in eccesso dal sangue.

Tra le due modalità tuttavia c’è una grande differenza. L’emodialisi prevede infatti il passaggio del sangue in un dispositivo esterno detto “rene artificiale”. Al suo interno è contenuta una membrana semipermeabile che permette gli scambi tra il sangue e il liquido per la dialisi, che ha la capacità di trattenere le scorie e l‘acqua in eccesso.

Questa membrana filtra il sangue impedendo il passaggio degli elementi corpuscolati del sangue e delle proteine.

La dialisi peritoneale invece funziona internamente al corpo del paziente sfruttando il peritoneo come membrana semipermeabile naturale.

Come puoi capire, rispetto all'emodialisi la dialisi peritoneale è meno fisiologicamente stressante, non risiede un accesso vascolare e per questo può essere fatta in casa.

Se venissi sottoposto alla dialisi peritoneale saresti comunque libero di muoverti e di andare al lavoro: rispetto all’emodialisi, in sostanza, ti garantirebbe una qualità di vita migliore.

A questo punto ti starai chiedendo quando un paziente deve ricorrere a uno o l’altra modalità di dialisi.

Di solito, la dialisi peritoneale è raccomandata per:

  • Bambini dai due anni di età;
  • Adulti con altre patologie gravi in corso come come malattie cardiache o tumori

In mancanza di controindicazioni cliniche, sociali e logistiche la scelta invece spetta al paziente.

Come funziona

La dialisi peritoneale funziona così. Attraverso un catetere, cioè un piccolo tubo di plastica inserito nell’addome, il liquido di dialisi entra nella cavità peritoneale dentro una delle due superfici che costituiscono il peritoneo.

Forse non lo sapevi ma come i reni, anche il peritoneo è costituito da migliaia di piccoli vasi sanguigni che, di fatto, lo rendono molto efficace come strumento di filtraggio.

Quando la dialisi peritoneale viene avviata, il sangue attraversa i capillari del peritoneo e si incontra con il liquido di dialisi contenuto nella cavità peritoneale.

Durante questo scambio tutte le scorie e i liquidi in eccesso si agganciano al liquido che, a distanza di un tempo prestabilito, viene raccolto in una sacca di drenaggio insieme a tutti gli scarti e poi estratto dalla cavità addominale. Con la dialisi peritoneale, quindi, il sangue filtrato e ripulito durante il trattamento non esce mai dal tuo organismo.

Puoi distinguere due diversi tipi di dialisi peritoneale: la cosiddetta CAPD (o Continuous Ambulatory Peritoneal Dialysis) e la APD (o Automatic Peritoneal Dialysis).

La Capd

Definita anche dialisi peritoneale ambulatoriale continua, è un tipo di dialisi che non richiede un dispositivo per eseguire gli scambi di fluidi e funziona in maniera manuale: la sostituzione del liquido dialitico viene effettuata dal paziente stesso o dal personale medico.

La Capd prevede l’inserimento, nell’addome, di una soluzione sterile dializzante ad alta concentrazione di glucosio attraverso un apposito catetere che poi verrà scaricato dopo alcune ore e può essere eseguita a domicilio o al lavoro, a scuola o anche in vacanza.

L’Apd 

Rispetto alla Capd si tratta di una metodica automatizzata in cui il paziente è sottoposto a scambi automatici che solitamente avvengono di notte. Per questo viene anche chiamata dialisi peritoneale notturna.

Il sistema automatizzato prima scalda il liquido e avvia gli scambi monitorando la quantità di liquido che entra ed esce dall’addome. Poi estrae la soluzione usata e “vecchia” con quella nuova garantendo scambi regolari fino alla mattina, quando il sistema viene scollegato.

Questa metodica, come puoi capire, offre il vantaggio di richiedere uno solo gesto, iniziale e finale, per l’attacco del catetere.

Quanto dura

La dialisi peritoneale prevede tempistiche diverse a seconda della metodologia con cui viene trattato il paziente.

Nel caso della CAPD le operazioni di drenaggio del vecchio liquido dialitico e l’introduzione di quello nuovo avviene 4 o 5 volte al giorno e ogni scambio, in media, resta nella cavità peritoneale per circa 4-6 ore.

Con la dialisi peritoneale notturna invece i tempi sono leggermente più lunghi. Gli scambi automatici avvengono durante la notte e possono anche durare complessivamente dalle 8 alle 10 ore.

Complicanze

Come tutti i trattamenti medici, anche la dialisi peritoneale porta con sé delle complicanze. Le più frequenti sono la peritonite, quindi l’infiammazione del peritoneo, oppure l’insorgenza di una serie di infezioni nel punto di uscita del catetere.

In quest’ultimo caso soffriresti di alcuni sintomi come una sensazione di dolore nel punto di inserzione del tubo oltre a incrostazioni, eritema o secrezioni.

Altre complicanze che potrebbero insorgere sono le ernie, dal momento che mantenere fluidi nell’addome per lunghi periodi può favorire l’indebolimento dei suoi muscoli, oppure anche l’aumento di peso: il liquido dialitico infatti contiene zuccheri che, se assorbiti, possono favorirlo.

Fonti | Msd Manuals; Fondazione Italiana del Rene; Società Italiana Nefrologia

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