La Germania fa marcia indietro: nessuno stop alla produzione di motori a scoppio. Ne pagherà le conseguenze il pianeta

Il ministro dei Trasporti tedesco ha annunciato che la Germania non smetterà di produrre motori a scoppio dal 2035, come richiesto dalla Commissione Europea. Non ci sarebbero abbastanza veicoli elettrici pronti a operare: l’idea è di puntare su ibrido e biocarburanti. Ma si tratta di un passo indietro significativo sulla strada della mobilità sostenibile e della transizione energetica.
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Michele Mastandrea 2 Marzo 2022

Una mobilità pienamente sostenibile, sarai d’accordo, è un pilastro fondamentale della transizione ecologica. Non sarai dunque molto contento di una recente dichiarazione del ministro dei Trasporti tedesco, Volker Wissing. La Germania, ha detto Wissing, continuerà a produrre tradizionali motori endotermici per auto e moto (quelli a scoppio, per intenderci) anche dopo il 2035. A patto che per alimentarli siano utilizzati bio-combustibili o combustibili sintetici.

Dov’è il problema? Nel fatto che si tratta di una retromarcia rispetto al programma elettorale del nuovo governo tedesco. Lo stop alla vendita di veicoli a motore termico, alimentati dunque a benzine e diesel, era stato inoltre proposto dalla Commissione Europea proprio nell’ottica dei provvedimenti utili a centrare gli obiettivi comunitari in materia di emissioni. Entro il 2050 l’Unione Europea dovrà come sai essere a emissioni zero, e l’inquinamento dovuto ai trasporti ha un ruolo significativo nell’alterazione del clima.

La Germania punta sull'ibrido

La Germania sembrava dunque essere capofila della necessaria trasformazione dell'industria automobilistica. Ma già in occasione della Cop26 di Glasgow, Berlino (come del resto anche l'Italia) aveva evitato di firmare una dichiarazione in cui si imponeva lo stop totale nel 2035 alla produzione di motori a scoppio. Il motivo? L'esclusione della possibilità di usare bio-combustibili per alimentarli. E ai margini un recente incontro a Le Bourget, in Francia, Wissing ha deciso dunque insieme agli altri ministri dei trasporti europei di ritardare il blocco della produzione dei motori tradizionali. “Oggi non abbiamo la disponibilità di una flotta adeguata di veicoli elettrici”, ha detto Wissing, invitando dunque a non puntare unicamente sulla mobilità elettrica nei prossimi tempi.

E’ meglio che le persone ricorrano alla tecnologia dell’ibrido come soluzione intermedia”, ha spiegato Wissing, sostenendo dunque anche la posizione della Francia, che punta decisamente per il suo settore automotive proprio sullo sviluppo dell'auto ibrida. Le parole di Wissing sono state accolte con gioia dai produttori automobilistici tedeschi, tra i più importanti al mondo, che potranno così rallentare i costosi, ma necessari, processi di trasformazione della loro produzione.

Un passo indietro importante

E soddisfatto dell’annuncio del governo di Berlino è stato anche Paolo Scudieri, presidente dell’italiana Anfia (Associazione Nazionale Filiera industria Automobilistica). Per Scudieri, al contrario di quanto affermato dalle istituzioni europee, “il motore endotermico è una tecnologia che può dare un contributo importante alla de-carbonizzazione della mobilità”. L’idea di Scudieri è che serva “un approccio tecnologico neutrale, che lasci spazio a più soluzioni per l’abbattimento delle emissioni di CO2, anziché concentrarsi esclusivamente sul veicolo elettrico”.

La decisione è però di fatto una marcia indietro significativa rispetto agli obiettivi di de-carbonizzazione necessari da raggiungere. Soprattutto alla luce dell’ultimo rapporto Ipcc sull’impatto dei cambiamenti climatici in Europa e del mondo. Fissare delle scadenze serve infatti anche a indirizzare le azioni dei produttori e dei consumatori. La scelta tra una rivoluzione della mobilità – sebbene con qualche effetto collaterale nel breve periodo – e la creazione di danni irreversibili all’ambiente non dovrebbe porci dubbi. Purtroppo, ancora una volta, viene presa la strada sbagliata.