La mancanza di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici può frenare la transizione ecologica. Lo dice un rapporto di McKinsey

L’Unione Europea ha bisogno di migliaia e migliaia di colonnine di ricarica per veicoli elettrici in più. E ne ha bisogno in fretta. A dirlo è l’Acea, associazione che rappresenta i principali produttori di veicoli elettrici continentali, sulla base di uno studio di McKinsey. Servirebbero secondo i produttori almeno 8 miliardi di euro di investimenti nello sviluppo della mobilità elettrica, tappa fondamentale per ridurre le emissioni di CO2 e centrare gli obiettivi europei in vista del 2030.
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Michele Mastandrea 7 Aprile 2022

Come ormai sai benissimo, il passaggio a una piena mobilità elettrica sarà una tappa fondamentale in vista della transizione ecologica. L'Unione Europa ha vietato dal 2035 la vendita di auto con motori a scoppio, funzionanti dunque a benzina o diesel. Lo sviluppo da parte delle case automobilistiche di modelli sempre più performanti e accessibili si unisce alla richiesta sempre più forte da parte dei consumatori di veicoli meno impattanti sull'ambiente.

Eppure, abbiamo un problema: mancano le colonnine di ricarica. Vale a dire, gli strumenti per poter fare il pieno di elettricità alla macchina ed evitare di rimanere a secco di energia. L'allarme lo lancia un rapporto della società Mckinsey, commissionato e diffuso dall'Acea, l'associazione che raggruppa i principali produttori europei di auto elettriche.

Al giorno d'oggi, spiega lo studio, si mettono in funzione in Europa circa 2mila colonnine alla settimana, quando servirebbe fare almeno sette volte di più. L'obiettivo minimo per riuscire a ridurre almeno del 55% le emissioni delle autovetture, previsti in pacchetti come il Fit for 55, è infatti installare almeno 6.8 milioni di colonnine entro il 2030.

Secondo McKinsey, nel 2030 saranno 47,5 milioni i veicoli elettrici e ibridi in circolazione negli Stati membri dell'Ue. Le vendite di auto a ricarica elettrica si sono decuplicate nel corso degli ultimi cinque anni: se ne vendono circa 130mila ogni settimana, per un valore che ammonta ora al 18% del mercato totale delle automobili. Il numero di stazioni di ricarica pubbliche nell'unione Europea è però cresciuto di sole 2,5 volte nello stesso periodo di tempo.

Per alimentare i veicoli del futuro, ci sarà bisogno allora di almeno 8 miliardi di euro di investimenti, insieme alla riduzione della burocrazia per installare i punti di ricarica, spiega l'associazione dei costruttori. Attualmente, il Parlamento europeo e il Consiglio stanno valutando una proposta di regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi, l'Afir. In questa l'obiettivo da raggiungere di colonnine installate entro il 2030 è circa la metà di quelle stimate come necessarie da Acea.

"La sfida chiave ora è convincere tutti gli Stati membri ad accelerare la distribuzione dell'infrastruttura richiesta. Abbiamo assolutamente bisogno di una conclusione ambiziosa della proposta Afir, sia in termini di tempistica che di obiettivi che fissa per ciascun Paese dell'Ue", ha dichiarato proprio per questo Oliver Zipse, alla guida di Acea e Ceo di Bmw.