L’ananas non è sostenibile, né per l’ambiente né per i lavoratori nelle piantagioni

Coltivazioni intensive, dove l’abbondante utilizzo di pesticidi ha reso contaminata e inutilizzabile l’acqua che arriva ai villaggi attorno attraverso la falda. Condizioni di lavoro che non possono essere definite umane e con gravi effetti sulla salute a causa del costante contatto con gli agenti chimici. Infine, navi cargo che trasportano l’ananas fino in Italia inquinando come 50 milioni di auto.
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Lo mangi perché fa dimagrire, perché è fresco e dissetante quindi perfetto per i giorni più caldi dell'estate o, semplicemente, perché ti piace. In tutti e tre i casi, dovresti rivedere le tue abitudini: l'ananas è insostenibile. E non solo dal punto di vista ambientale. I ritmi e le condizioni di lavoro ai quali sono costretti i braccianti nelle piantagioni non possono essere definiti umani. Per cui è vero, questo frutto ha tante proprietà che fanno bene al tuo organismo, ma da questo momento in poi il tuo regime alimentare dovrebbe guardare anche a un altro fattore molto importante: da dove viene e com'è stato coltivato (o prodotto).

Piantagioni di Ananas nelle Filippine

Partiamo da lì, dunque, dal Costa Rica, il Paese da cui proviene il 75% di tutta la quantità importata in Europa: 1,1 milioni di tonnellate, con un aumento di 700mila rispetto a una quindicina di anni fa. Un commercio interamente nelle mani di poche grandi multinazionali, che riservano ai contadini solo il 4% del profitto. E i prezzi continuano a scendere. Oggi può arrivare a costare anche meno di due euro al chilo. Allora, che si fa? Si cerca di incrementare la produzione.

L'Europa importa 1,1 milione di tonnellate di ananas all'anno

Il primo passo sono ovviamente i pesticidi. Poco più in là rispetto alle spiagge da copertina, l'ingente sversamento di agenti chimici nei campi è all'ordine del giorno. Un'agricoltura ultraintensiva che impoverisce il terreno e sottrae suolo anche alle popolazioni locali, che non trovano più spazio per coltivare gli ortaggi per il proprio sostentamento. Come hanno spiegato i responsabili dell'ong Gvc Italia, che nel 2016 aveva lanciato la campagna Make Fruit Fair, diverse piantagioni si trovano nella zona della foresta pluviale il che, come potrai immaginare, vanno incontro a stagioni di forti piogge. Le precipitazioni favoriscono la penetrazione di fertilizzanti e diserbanti nel terreno, fino a raggiungere la falda acquifera sottostante. L'acqua dei villaggi attorno è completamente contaminata.

E gli effetti sulla salute si notano soprattutto nei lavoratori impiegati in questa attività. Nel 2008 un report dell'International Labor Rights Forum come nel Costa Rica e nelle Filippine, altra zona di coltivazione di ananas, queste persone riportassero problemi anche piuttosto gravi, dovuti alla costante esposizione agli agenti chimici, oltre agli orari di lavoro massacranti e agli incredibili sforzi fisici ai quali venivano sottoposti. Disturbi cardiocircolatori, respiratori e cancro, tanto per cominciare.

Lavoratori nelle piantagioni di ananas in Ghana, un altro Paese dove si coltiva questo frutto esotico

Bene tutto questo poi arriva sulla tua tavola, e per quanto l'effetto dei pesticidi e dei fertilizzanti si sia ormai attenuato, non significa che il frutto non ne abbia assorbito in quantità sufficienti a non essere più la migliore offerta possibile per il tuo organismo. In ogni caso, l'ananas sui banchi del supermercato non è apparso grazie a una magia. Sono imponenti navi cargo piene di container che attraversano l'oceano e distribuiscono i vari prodotti esotici. Una sola di quelle inquina come 50 milioni di auto. Si muovono infatti a bunker oil, un tipo di carburante che non viene raffinato come la benzina e il gasolio e ha un elevato contenuto di biossido di zolfo. Per capire meglio cosa sia questo gas, guarda fuori dalla finestra: lo smog che aleggia sopra la tua città è formato anche da quello.

Andare a prendere la frutta che mangi fino all'altro capo del mondo non fa bene a nessuno. Nè all'ambiente, né a te e nemmeno ai tuoi figli che si ritrovano a cresce in un Pianeta sotto una gravissima minaccia. E questo pericolo è determinato anche dalle tue scelte.

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…