Ministro Lollobrigida, sa che il legame tra agricoltura, uomo e natura si è rotto da tempo?

Il ministro dell’Agricoltura e delle Foreste ha ribadito il secco “no” del governo a carne sintetica e a qualsiasi “cibo artificiale”. La ragione è soprattutto ideologica: bisogna rifutare i “modelli artificiali che vogliono sostituire la natura”. E come la mettiamo con gli allevamenti intensivi?
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Giulia Dallagiovanna 18 Novembre 2022

No ai cibi prodotti in laboratorio, ha dichiarato il ministro Francesco Lollobrigida. Il governo è contrario ad alimenti sintetici. Sempre il governo rifiuta "modelli artificiali che vogliono sostituire la natura" e che rischiano "di spezzare il legame millenario tra agricoltura e cibo". Ah. E come la mettiamo con allevamenti e agricoltura intensivi, ministro?

Tutto nasce da un ok della Food and Drug Administration, l'ente governativo USA che approva farmaci e alimenti da immettere sul mercato, alla carne di pollo prodotta in laboratorio da un'azienda americana. Non un via libera alla commercializzazione, attenzione, ma una semplice verifica sulla questione salute e sicurezza. In Europa, Efsa e Commissione UE hanno avviato un dibattito, mentre in Danimarca potrebbe partire la produzione di latte sintetico.

Si è scatenato il panico. Coldiretti ha parlato di "carne di Frankenstein" e citato l'ultima ricerca del CREA secondo la quale il 75% degli italiani si dichiara contrario a questi alimenti.

Nella stessa ricerca, però, il 70% degli intervistati esclude di voler assaggiare piatti a base di insetti. Grilli e locuste nascono forse in provetta? Sorge il dubbio che il problema non sia tanto la derivazione artificiale di un alimento, quanto la semplice (e umana) diffidenza nei confronti di qualcosa di nuovo.

Se invece il punto è il recupero del legame tra agricoltura, natura ed essere umano, allora dobbiamo dare una brutta notizia: si è rotto già da almeno 70 anni. La quasi totalità della carne che troviamo al supermercato proviene da allevamenti intensivi. Luoghi chiusi, sovraffollati, sporchi. Luoghi in cui gli animali, costretti a vivere in terribili condizioni di sfruttamento, vengono riempiti di antibiotici.

L'intero comparto zootecnico è responsabile del 15% di tutte le emissioni di gas serra di origine antropica, ci fa sapere la FAO, mentre le attività agricole, nel loro insieme, sono all'origine del 24% delle emissioni inquinanti a livello globale. Il 70% dei campi viene coltivato per produrre mangime e foraggio. Il suolo è sottoposto a sfruttamento e derubato dei suoi nutrienti, per alimentare gli allevamenti intensivi. Dietro all'80% degli incendi nella Foresta Amazzonica c'è l'industria della carne, ha rivelato un'inchiesta di Animal Equality. La stiamo consumando, la natura.

Per non parlare del latte vaccino che, al pari di quello degli altri mammiferi, non si trova naturalmente nei banchi frigo dei supermercati. Latte che, sempre per natura, sarebbe destinato ai vitelli, non a noi. E poi la paura per lo spettro del pesce artificiale, dimenticandoci, forse, che il surimi lo mangiamo da anni. E che la pesca eccessiva sta spopolando il Mediterraneo, portando già 30 specie sull'orlo dell'estinzione. Di questo passo, il pesce vero potrebbe non esistere più.

"Rischiamo la desertificazione produttiva dei nostri territori dove allevamenti e imprese agricole rappresentano la prima forma di presidio e di custodia del territorio", ha aggiunto il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Cosa rischiamo invece quando una multinazionale straniera acquista aziende alimentari italiane? Ad esempio, che le persone comprino carne di Zebù del Sudamerica, convinti che si tratti di bresaola della Valtellina (ne parlavamo qui). La stessa Coldiretti ha denunciato che 3 prosciutti su 4 vengono prodotti con cosce di maiali importate dall'estero.

Il nostro governo si sta battendo anche contro questo sistema? Ci giungono notizie che il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Picchetto Fratin, abbia lasciato i lavori della Cop27 con almeno tre giorni di anticipo senza aver mai detto nulla di rilevante.

Sono diversi gli aspetti della carne sintetica che possono, e devono, sollevare dubbi: quanto è davvero sostenibile, considerate le ingenti quantità di energia richieste dai bioreattori dove crescono le cellule? Sarà economicamente possibile un commercio su larga scala? Conterrà effettivamente gli stessi nutrienti della carne vera e propria? Ma no, non parliamo di legame tra uomo e natura, per favore. Quello lo abbiamo smarrito da tempo.

Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…