Oggi è San Valentino, ma i ragazzi sanno distinguere tra amore e relazione tossica? L’esperienza della professoressa Pasciuto

San Valentino dovrebbe essere anche educazione all’affettività ma l’Italia preferisce contare le vittime di femminicidio. Sono già 7 le vittime del 2024 morte per mano di un uomo in poco più di un mese ma l’Italia, piuttosto che affrontare la questione alla radice, preferisce relegare questa materia alla volontà delle singole scuole. La professoressa Giovanna Pasciuto sta iniziando a insegnare il consenso e il rispetto del corpo altrui dalle scuole medie.
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Evelyn Novello 14 Febbraio 2024
In collaborazione con Prof.ssa Giovanna Pasciuto Docente di italiano, storia e geografia nelle scuole secondarie di primo e secondo grado

Oggi è San Valentino e, tra coppie innamorate, palloncini a forma di cuore e cioccolatini rossi, spulciando tra le notizie di cronaca troviamo le ultimissime vittime di femminicidio. Risalgono proprio a ieri due donne uccise a Cisterna di Latina per mano due un uomo che non accettava la fine di una relazione. Che pensa all'amore come a una forma di possesso, che confonde i sentimenti con la prevaricazione, il potere e la sottomissione di una donna che ha espresso liberamente il proprio volere: porre fine al loro legame. E allora, in questo 14 febbraio, viene da chiedersi cosa sia l'amore e come venga inteso da una società ancora profondamente intrisa di valori patriarcali come la nostra, in cui il consenso viene dato per scontato e il corpo dell'altro è intenso come un'estensione del nostro.

Mentre la nuova direttiva europea contro la violenza sulle donne si dimentica, di nuovo, di inserire il reato di stupro a causa dell'opposizione di alcuni Stati e alcuni Paesi drammaticamente vicini al nostro negano l'accesso all'aborto se non in caso di rischio di morte per la donna, il nostro Governo continua a relegare la questione della violenza di genere a iniziative private e disomogenee. Se c'è una cosa su cui l'Europa concorda è il ruolo centrale dell'educazione all'affettività e sessualità nelle scuole come strumento primario di prevenzione alla violenza di genere, solo 6 sono, infatti, gli Stati in cui non è obbligatoria: Ungheria, Romania, Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Italia. Nel nostro territorio, infatti, l'unica speranza di educazione dei più giovani su questo tema è affidato alle singole scuole, se non ai singoli insegnanti.

Questo è il caso della professoressa Giovanna Pasciuto, insegnante di italiano, storia e geografia in una scuola media della provincia di Roma, dove cerca di instaurare con i suoi alunni un rapporto che oltrepassa la mera didattica e sconfina su diritti fondamentali del genere umano come l'importanza del rispetto dei corpi altrui, il consenso e l'educazione nelle relazioni interpersonali. "Credo che, come singoli docenti, l'unica cosa che possiamo fare è affrontare l'argomento con modi e termini proporzionati all'età dei ragazzi – spiega la docente. – Ho sempre cercato di educare i miei studenti al rispetto della volontà altrui così da far capire loro, fin da piccoli, cosa significhi la parola "consenso". Spesso ricordo loro che, se vogliono dare un abbraccio o un bacio a qualche loro amico o amica, bisogna chiedere il permesso. Se all'altra persona fa piacere, allora si può".

I ragazzi non ritengono che il corpo altrui sia un limite alla loro libertà

Secondo una ricerca condotta da Fondazione Libellula, nella gran parte dei ragazzi manca la consapevolezza di cosa sia violenza e cosa no. Solo il 33% dei ragazzi tra i 18 e i 19 anni, per esempio, ritiene inaccettabile che un ragazzo diventi violento in seguito a tradimento, sono ritenute poco o per niente forme di violenza il controllare di nascosto il cellulare o i profili altrui (39%), impedire al/la partner di accettare amicizie online (33%), chiedere al/la partner con chi e dove è quando è fuori (33%) e dire al/la partner quali vestiti può o non può indossare (26%). Ciò che si intravede già in tenera età sono segni di una cultura tossica del controllo che possono sfociare, in futuro, in violenza fisica e psicologica. "Gli adolescenti cercano molto il contatto fisico, non ritengono che il corpo altrui sia un limite alla propria libertà – continua Pasciuto. – Al tempo stesso, sono molto attenti all'apparenza dei corpi e, per questo, nelle femmine vedo molta insicurezza. Cerco di insegnare loro ad accettarsi e a portare rispetto per il proprio fisico evitando di diffondere materiale intimo". E conclude – "L'insegnante prima di tutto deve essere un educatore, la didattica è importante ma il rapporto e la sfera umana nell'approccio con gli studenti devono esserci. Certo, però, che, per intraprendere un serio percorso di formazione, non possiamo improvvisare, servirebbe un esperto che si dedichi solo a questo".

Ti avevamo già spiegato del perché l'ultima iniziativa Governo in merito al contrasto della violenza di genera potrebbe essere l'ennesimo fallimento. Il già rinominato "piano Valditara", mirato a "educare alle relazioni", sarà un corso extracurricolare di 12 incontri, un'ora di educazione alle relazioni a settimana per tre mesi, 30 ore all’anno di lezioni agli studenti (solo delle superiori) per far prendere loro «coscienza dei propri atteggiamenti» e delle conseguenze, anche penali, che possono comportare. Peccato, però, che questo ciclo di lezioni resterà confinato fuori dal curriculum e si svolgerà nel doposcuola su base volontaria. Senza contare il fatto che le basi del rispetto nelle relazioni dovrebbero essere apprese anche prima dei 14 anni.

Che sia fondamentale educare i ragazzi all'affettività ce lo ricorda anche il nostro Ministero della Salute, che riporta: "l'educazione sessuale è qualcosa di più un trasferimento di informazioni di tipo medico-sanitario essendo strettamente connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni, al rispetto dei diritti umani e della parità tra i sessi". Lo stesso concetto è rimarcato anche da Save the Children che scrive: "Il ruolo che l’educazione all’affettività e alla sessualità può svolgere è quello di facilitare ragazzi e ragazze ad acquisire conoscenza e consapevolezza delle emozioni proprie e degli altri e delle altre, che possano privilegiare la scelta del benessere e del rispetto di sé e degli altri. Nell'educare all'affettività e alla sessualità è fondamentale che ragazze, ragazzi e famiglie non siano lasciate sole in questo percorso". Iniziamo, allora, un serio percorso formativo perché il rischio è che ci si abitui e ci si arrenda alla conta dei femminicidi.

Fonti | Ministero della Salute, Femminicidio Italia, Save the Children