Orto Bioattivo, il metodo naturale per dare vita a prodotti buoni e nutrienti

A Firenze nell’orto di Andrea Battiata le sostanze chimiche sono bandite. Si replica semplicemente quello che accade in una foresta, utilizzando una speciale combinazione di materia organica, microrganismi e sabbia vulcanica. Risultato, terreno più fertile e cibi sani e saporiti: “È questa l’agricoltura biologica 2.0”.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
12 Ottobre 2019

Noi siamo ciò che mangiamo, diceva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. Ma siamo sempre sicuri della qualità dei prodotti che finisce sulle nostre tavole e di conseguenza nel nostro stomaco? Da questa domanda parte il progetto Orto Bioattivo. Per il suo ideatore Andrea Battiata, agronomo di 63 anni, siciliano di origine ma fiorentino d'adozione, la parola chiave è alimentazione consapevole. Il che significa conoscere la storia di quel prodotto, come è nato e come si è sviluppato, ma anche e soprattutto quali valori nutrizionali possiede. Produrre cibi buoni e sani è diventato l'obiettivo di Andrea. E per fare questo ha creato una metodologia di agricoltura innovativa, che non utilizza un grammo di sostanze chimiche e ha nella natura la sua principale fonte di ispirazione. Tutto è iniziato da una semplice constatazione e da un consiglio.

"Quando mangiavo un'insalata" – racconta Andrea Battiata – "mi sembrava di mettere in bocca qualcosa di insapore, di inconsistente. E così mia moglie otto anni fa mi ha detto: «sei vegetariano, sei un agronomo, hai un appezzamento di terra qui a Firenze, a Bellosguardo, perché non coltivi il tuo orto?». Ho cominciato allora a studiare. Per più di vent'anni ho lavorato nel settore dell'agronomia industriale, ho girato il mondo, studiando anche le foreste tropicali in America Latina. L'agricoltura è un sistema biologico complesso, ci sono tanti di quegli aspetti che non finisci mai di imparare".

La soluzione ideale per Andrea è un'altra: sta nel copiare esattamente il funzionamento di una foresta, di un bosco. Riprodurre lo stesso modello biologico, velocizzandolo. "L’idea di replicare quello che succede in una foresta può essere declinato in diverse forme, a seconda del territorio e a seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Una foresta per crescere impiega decenni. Noi ricreiamo questo modello in un orto in un mese, ma potremmo farlo in superfici più estese in uno o due anni. Le foreste funzionano con 3 M: microrganismi, minerali e materia organica. Nel nostro orto bioattivo trovano spazio tutte tre; oltre alla presenza di microrganismi, infatti, utilizziamo come minerale la zeolite, mentre il compost rappresenta la materia organica".

Ma in che cosa consiste precisamente un orto bioattivo? Non si va certo a sottrarre la terra buona dai boschi; si utilizzano invece risorse che si trovano anche vicino alle città. In pratica, si tratta di rialzare il terreno di 20/25 centimetri e in questo strato superficiale si aggiunge un mix costituito per tre quarti da sostanza organica, per lo più sotto forma di compost vegetali, e per la parte restante da sabbia vulcanica. Quest'ultima è un ingrediente fondamentale per rendere il terreno ancora più fertile. Lo avevano già capito gli antichi Romani che chiamavano Campania Felix l'area vicino al Vesuvio, proprio per la sua straordinaria fertilità. Pensa anche alla piana di Catania, ai piedi dell'Etna. Le terre vulcaniche sono tra le più fertili al mondo.

"Avere un buon rendimento senza usare fertilizzanti e concimi di sintesi è possibile. L'uso di sostanze chimiche e le lavorazioni del suolo in agricoltura si stanno rivelando un boomerang, perché rendono meno fertili i terreni e incrementano le emissioni di gas serra. Senza contare le conseguenze per la salute. Per noi cibo e salute sono due temi strettamente connessi tra di loro. L'idea su cui poggia una disciplina come la nutraceutica, ossia l'idea che mentre mangiamo ci curiamo, è un pilastro del progetto orto Bioattivo. Mi piace usare l'espressione agricoltura biologica 2.0. Perché non ci limitiamo solo a mettere un bollino che ti dice che non sono stati usati determinati concimi, antiparassitari e quant'altro. Ma forniamo anche informazioni sulle proprietà dei prodotti della terra, su quanto sono ricchi di antiossidanti e minerali e su quale sia l'impronta ecologica del cibo prodotto".

Il progetto è cresciuto nel corso del tempo grazie anche alla collaborazione delle Università di Pisa e di Firenze. Degno di interesse è anche il modello su cui si sostiene economicamente. Solo una parte dei prodotti dell'orto viene venduta a dei ristoranti fiorentini. Il resto è proprietà di circa 60 famiglie fiorentine. L'Orto Bioattivo è infatti un esempio di piccola Csa (Community Supported Agriculture), cioè di agricoltura sostenuta dalla comunità locale. Il meccanismo è molto semplice: si versa una quota mensile di 60 euro e ogni settimana arriva a casa una cassetta da quattro o otto chili con quello che produce l'orto. In sostanza, i cittadini sono come degli azionisti a cui settimanalmente arrivano i dividendi (in questo caso la cassetta di ortaggi).

In più, quello dell'Orto Bioattivo rappresenta un metodo di agricoltura sostenibile. "Noi usiamo un decimo dell'acqua che usano negli orti industriali. Questo perché la sostanza organica che noi utilizziamo in grande quantità funziona come una spugna biologica. C'è poi un altro aspetto che è quello legato all'economia circolare. Il compost utilizzato proviene dagli scarti della lavorazione del pellet, mentre la sabbia vulcanica è un residuo della lavorazione degli inerti vulcanici. Insomma, replicando un sistema naturale si aumenta la fertilità del terreno, si riduce il consumo di risorse idriche e si sottrae CO2 dall'atmosfera".

Che questo sia il modello di agricoltura del futuro? Ai posteri l'ardua sentenza. Sicuramente si tratta di un'esperienza interessante che parte da un concetto che dovremmo scriverci su un foglio e appiccicare sul frigorifero: le nostre scelte alimentari influenzano profondamente l'ambiente e la nostra salute. Una spesa responsabile è un ottimo punto di partenza. Il nostro benessere passa anche da quello della terra che coltiviamo.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…