Perché è importante insegnare la gentilezza ai bambini

Empatia, sensibilità, rispetto e gentilezza. Nessuno si preoccupa di insegnare l’importanza di questi valori. Eppure un’ora di educazione emotiva non sfigurerebbe nel programma delle materie insegnate sui banchi di scuola. Oltretutto essere gentili fa anche stare meglio sia chi pratica gentilezza, chi la riceve.
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Gaia Cortese 6 Agosto 2020

Basterebbe un’ora alla settimana. Un’ora di educazione alla gentilezza. Perché gli insegnanti a scuola possono impartire lezioni sulle coniugazioni dei verbi, sulle equazioni o sulla conformazione geologica dei continenti, ma nessuno di questi trova anche il tempo per insegnare un po’ di gentilezza? Dov’è quell’educazione emotiva che farebbe di molti bambini degli adulti migliori? Senza voler colpevolizzare maestri e insegnanti, è il programma scolastico che non prevede nulla che possa riguardare lo sviluppo dell'intelligenza emotiva, vale a dire quell'abilità di riconoscere e gestire le emozioni.

Cos'è la gentilezza?

La gentilezza è tutto quell’insieme di azioni, atteggiamenti comportamenti e anche parole che hanno la finalità di fare del bene all’altro: rivolgersi al barista con un "per favore", cedere il passo ad un anziano, aiutare chi si trova in un momento di difficoltà. I bambini hanno un innato senso di gentilezza, hanno maggiore empatia e, rispetto agli adulti, si soffermano a soppesare di più determinati comportamenti o atteggiamenti se non sono ritenuti “giusti”. Sono in grado di definire se qualcosa è sbagliato e tendono a non passarci troppo sopra, come farebbe invece un adulto. I bambini insomma sono terreno fertile per insegnare loro la gentilezza e per far loro capire (se già non ci sono arrivati) quale fonte di benessere proprio e altrui possa essere.

Per insegnare la gentilezza, come prima cosa, bisogna essere gentili. I bambini osservano e imitano. Un bambino che si sente ascoltato, che percepisce dell’interesse nelle cose che dice e che fa, non può che apprezzare questa attenzione, e con ogni probabilità, la riprodurrà nei confronti di altre persone a lui vicine.

Se nessuno intorno a loro dice “buongiorno, come stai, grazie o prego”, perché dovrebbero farlo loro da piccoli?

La gentilezza dà benessere. Questo è un’osservazione su cui vale la pena soffermarsi, offrendo uno spunto di riflessione al bambino. È così che immagino lo svolgersi di un’ora di educazione alla gentilezza. Come ti senti dopo aver condiviso un gioco con il tuo compagno di scuola? Quanto ti fa felice vedere un altro bambino contento? Educare alla gentilezza significa anche portare i bambini a soffermarsi sulla loro emotività, sulla sensibilità e sull’empatia provata nei confronti degli altri.

Oltretutto, insegnare la gentilezza potrebbe divenire uno strumento efficace per combattere il bullismo perché si dà il caso che trattare i compagni di scuola con rispetto e non provocazione, è un ottimo antidoto contro gli attacchi da parte dei bulli. La gentilezza, infatti, non è da interpretare come un atteggiamento di debolezza o di sottomissione: al contrario può essere un’attitudine che trasmette autorevolezza e stima.