Perché i Paesi del nord Europa sono più felici? Come funzionano gli indicatori di benessere

Per misurare il benessere ci si bassa su indicatori economici, come il PIL. Ma benessere economico e felicità sono la stessa cosa? In verità le componenti che influiscono sulle nostre vite quotidiane e sul mondo interno vanno oltre il calcolo di questo indicatore.
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Annatina Fanigliulo 6 Ottobre 2023

Il Prodotto Interno Lordo, abbreviato in PIL, è una grandezza macroeconomica che dovrebbe misurare il livello di benessere di una nazione. Viene calcolato considerando tutti i tipi di reddito: da lavoro, da capitale, ammortamenti, imposte indirette nette e redditi netti stranieri. Per questo motivo non tiene conto di alcune componenti come: le attività a titolo gratuito e la distribuzione del reddito all’interno del Paese. Inoltre, non assegna una misura sulla qualità dei beni e dei servizi finali prodotti: il denaro speso in beni nocivi per il benessere, come l’alcol o il gioco d’azzardo, è valutato sullo stesso piano del denaro speso per la cultura o l’istruzione.

Gli indicatori integrativi al PIL

Esempi di indicatori che integrano il PIL sono l'ISEW o il World Happiness Index. Questi prendono in considerazione anche altri fattori economici come: la distribuzione del reddito, il depauperamento delle risorse naturali e le perdite economiche dovute al degrado dell’ambiente. Viene valorizzato il tempo libero, l’istruzione, la sanità, il benessere psicologico e il buon governo.

Evoluzione storica

I primi studi circa questa integrazione risalgono al ‘700, grazie al contributo di Pietro Verri. Ha definito l'economia come la "scienza della pubblica felicità", intesa come stare bene insieme nella reciprocità e nelle relazioni tra le persone. Infatti, secondo lui, la legislazione migliore è quella in cui sono chiari e sicuri i diritti e doveri di ogni individuo e dove la felicità è distribuita in modo equivalente su tutti i suoi membri.

Successivamente negli anni '70 del 900, altri economisti hanno messo in relazione la felicità soggettiva con alcuni tipici indicatori economici come il reddito o la disoccupazione.

Il paradosso di Easterlin

Una di queste ricerche ha portato alla formulazione del "Paradosso di Easterlin". Dalle sue analisi condotte sul reddito pro-capite negli Stati Uniti è emerso che un individuo quando diventa "più ricco", cresce anche la sua felicità ma fino ad un certo punto. Varcata questa soglia la felicità inizia a diminuire.

Se non riusciamo ad arrivare a fine mese saremo stressati, quindi meno felici.  L'analisi di Easterlin, però, ci dice che raggiunto denaro a sufficienza avere più soldi non ci rende necessariamente più felici. Quindi, secondo lo studio, il denaro conta ma a bassi livelli di reddito.

La conclusione è che una volta che un Paese è uscito dalla povertà di massa, ovvero quando tutte le persone hanno uno standard di vita "accettabile", avere più soldi non migliora la felicità.

Altri studi sull'argomento, in effetti, hanno rivelato che in Europa, nei Paesi dove le relazioni sono migliori, c'è meno differenza per la soddisfazione per la vita tra ricchi e poveri. Quindi, più scarse sono le relazioni tra i cittadini di una nazione, più i soldi contano per la loro felicità.

Fatta questa premessa diventa evidente anche un'altra cosa: l'implicazione con l'ecologia.
Produrre e possedere inquina, condividere no. Quindi, una società che punta sull'espansione della condivisione ci permette di aumentare il benessere gravando poco sull'ambiente.

Esempi virtuosi: i Paesi nord europei

Per comprendere questa implicazione facciamo l'esempio di due città nord europee: Helsinki e Copenaghen.
In queste città il traffico privato non esiste. In tanti non hanno la macchina perché non gli serve. Ci si può muovere perfettamente con i trasporti pubblici o in bicicletta dato che le infrastrutture lo permettono. Queste città sono piene di aree pedonali, di centri sportivi, di parchi, di giardini e sono sempre pieni di gente.

In città con inverni lunghi e rigidi c'è più gente e bambini per le strade rispetto alle città italiane baciate dal clima mediterraneo.

– Prof. Stefano Bartolini

Il tessuto sociale si forma negli spazi comuni, nelle strade, nelle piazze, dove la gente incontra e crea relazioni. Dove questi servizi vengono meno è inevitabile utilizzare la macchina per ogni spostamento. Il risultato è la solitudine urbana.

La Finlandia, ad esempio, è ricca di questi servizi. Per questo motivo è il Paese più felice al mondo, primo per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 e secondo per sostenibilità ambientale.
L'Italia, invece, è il 33esimo Paese più felice al mondo, 21esimo per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e 17esimo per sostenibilità.

Questo risultato è dovuto alla mancanza di una politica che favorisca le relazioni tra le persone.

Le spese difensive

Se la tua città diventa troppo pericolosa o se non hai più una rete di amici con cui uscire, trascorreresti le serate in casa. Per renderle divertenti riempiresti la tua casa di dispositivi per intrattenerti e per compensare la mancanza di relazioni. Così facendo spenderesti dei soldi. Spendere presuppone la produzione di un bene; quindi inquinamento. Una città vivibile e una rete di amicizie, invece, è gratis e non inquina.
Questo meccanismo è stato definito dal Prof. Stefano Bartolini come crescita difensiva: spese che sosteniamo per difenderci dal degrado di quello che prima avevamo in comune.

Conclusioni

Quindi migliorare le nostre relazioni è il punto di partenza per migliorare il legame che abbiamo con il nostro ambiente naturale. Abbiamo una grande occasione: costruire un'economia che sia fatta per le persone, equipaggiata sia di beni materiali sia di tempo, felicità e relazioni.