Quali sono le aziende cosmetiche sempre più green e gli obiettivi da raggiungere?

Ridurre le emissioni di Co2 entro il 2050, salvare le materie prime ed eliminare la plastica. Le big del beauty sono al lavoro per raggiungere questi importanti obiettivi: sono mosse solo esclusivamente da motivazioni etiche o è il mercato che sta cambiando e le spinge a una rivoluzione così impegnativa?
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Rubrica a cura di Valentina Rorato
10 Ottobre 2020

Spirito sempre più green per le grandi aziende cosmetiche. È una moda o improvvisamente le big del beauty hanno sviluppato una coscienza ambientale? È abbastanza normale chiederselo, anche perché sulle confezioni dei prodotti di bellezza e di igiene trionfano parole come “naturale”, “biologico”, “rispetto per l’ambiente” e assomigliano più a degli slogan che a delle promesse.

È ovvio che le produzioni siano obbligate a un cambio di rotta sia per incontrare più clienti possibili (le richieste di prodotti e trattamenti green nel campo del beauty hanno registrato un +20% rispetto al 2018 – dato Uala) sia perché un mondo avvelenato è un mondo destinato a diventare sempre più povero, dove le materie prime andranno esaurendosi e gli effetti negativi sulla natura saranno così devastanti da avere gravi ripercussioni sulla vita dell’uomo. Devi sapere che il 2% dell’impronta mondiale di carbonio è dovuta ai cosmetici, e riguarda soprattutto l’approvvigionamento delle materie prime necessarie alla loro produzione e al consumo di acqua calda in fase utilizzo.

Il 2% dell’impronta mondiale di carbonio è dovuta ai cosmetici

Detto ciò, quali siano le reali motivazioni che spingono un’azienda a sposare una linea più etica ha poca importanza, ciò che conta sono i risultati. E non è un modo per banalizzare gli intenti, ma i tempi sono davvero stretti e abbiamo bisogno di raggiungere alcuni goal molto velocemente.  Stando alle indicazioni della legge sul clima proposta dalla Commissione europea, si punta a raggiungere le zero emissioni entro il 2050.

Molte grandi aziende cosmetiche stanno lavorando in questa direzioni, con entusiasmo e ottimi risultati. In prima linea c’è L’Oréal che ha deciso di azzerare le emissioni nette entro il 2050, contribuendo così a mantenere l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali.

Le big del beauty sono al lavoro per azzerare le emissioni nette entro il 2050

Sta lavorando molto anche Davines, che due anni fa ha inaugurato il nuovo headquarter a Parma. Questa azienda utilizza energia autoprodotta e quella elettrica non autoprodotta proviene al 100% da fonti green.  Il gruppo brasiliano Natura & Co, cui fanno capo marchi come Natura, Aesop e The Body Shop, tutti brand molto famosi nel mondo, sta impegnandosi per raggiungere questo importante obiettivo.

Nativa e Davines fanno parte della community globale certificate B Corp, ovvero aziende che soddisfano i più alti standard di performance verificati in termini sociali e ambientali, di trasparenza e responsabilità legale. Nel mondo ci sono oltre 3.000 B Corporation, provenienti da più di 70 paesi e attive in 150 segmenti industriali.

Per quanto i tempi siano stretti, cambiare il mondo non è un risultato che si può raggiungere velocemente. Ed è per questo che ogni contributo, anche il più piccolo, ha un peso importante e può fare la differenza. È sempre per questo motivo diventa più bello poter osservare un nuovo concerto di intenzioni. Per esempio, I Provenzali, nell’ambito del progetto “Cosmetico Sostenibile”, si sono impegnati a utilizzare solo gli scarti delle materie prime che a causa dello sfruttamento intensivo sono a rischio di carenza alimentare.

Caudalie,  invece, ha deciso che entro il 2022 vuole rendere tutti gli imballaggi riciclabili o realizzati in materiale riciclato. Un obiettivo in linea con le politiche aziendali: ha già, per esempio, eliminato, spatole e foglietti illustrativi risparmiando 13 tonnellate di plastica e 33 di carta. Anche Henkel sta lavorando in questa direzione: usa soprattutto carta e cartone riciclato e per il 2025 si è posta come obiettivo di avere tutte le confezioni dei prodotti di consumo in Europa con almeno il 35% di materiale riciclato. Inoltre, promuove la “plastica sociale”, ovvero ricavata dal riciclo dei rifiuti in plastica raccolti in mare, lungo i fiumi o sulle spiagge.

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Diplomata al Liceo Scientifico e Laureata in Lettere Moderne, ho saputo coniugare il mondo scientifico e quello umanistico nel mio lavoro, altro…