Quell’atto d’amore, rispetto e protezione chiamato vaccino

Vaccinare un figlio significa amarlo. E avere rispetto. Non solo per lui, ma anche per tutte quelle persone che non possono farlo e che, per essere tutelate, hanno bisogno di tutti noi. Esistono possibili effetti collaterali, come per ogni farmaco. Ma vanno valutati rischi e benefici e su questo i dati scientifici parlano chiaro.
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Simona Cardillo 1 Marzo 2019

Da lontano il mostro ha tante teste. C'è chi dice che abbia anche due code, otto zampe e forse tre o quattro occhi. Più la sua fama si espande, più diventa feroce, spaventoso, indomabile. Tanto violento da uccidere chiunque capiti a tiro. E pare gradisca soprattutto i più piccoli. Un mostro mangiabambini, che non ha pietà di niente e nessuno. Per incontrarlo non bisogna aprire un libro di H. P. Lovecraft o di Edgar Allan Poe. Basta molto meno. Ovvero andare in una qualsiasi Asl.

Come quel mostro, i vaccini sono diventati il male della società. La causa di ogni disgrazia, di ogni disabilità o disturbo. E più se ne parla, più la paura cresce. E più la paura cresce, meno ci si informa. E così si finisce per credere a qualsiasi cosa si senta, senza preoccuparsi se sia stata prima verificata o meno.

I vaccini causano l’autismo.
I vaccini contengono sostanze pericolose.
I vaccini sono dei veri bombardamenti immunologici.

Bugie. Una dietro l’altra. Create (ad hoc?) per distogliere l’attenzione, per confondere, per intimidire. Chi? E perché? Forse non lo sapremo mai. I dati a supporto di queste tesi sono pochi, incompleti e disorganici.

Dall’altro lato però ci sono certezze mediche, fatti inopinabili, studi scientifici. E vite salvate. Tante vite salvate. Grazie ad anni e anni di corretta prevenzione e profilassi. Grazie alla sensibilità di famiglie che hanno abbracciato la scienza, si sono fidate dei medici e hanno vaccinato i figli, per difendere loro ma anche tutti quegli altri bambini che non potevano farlo. Immunodepressi, non responder, allergici. Vaccinando il 95% della popolazione che può farlo si protegge quel 5% rimanente. Il principio è molto semplice: ci vacciniamo in tanti per proteggere tutti.

Certo, esistono dei rischi. Come in ogni cosa. Come quando pensi che uscire a piedi sia più sicuro che andare in motorino. A piedi è meno probabile che tu subisca un incidente mortale, ma esiste comunque una remota possibilità che tu possa essere investito da un’auto mentre attraversi sulle strisce pedonali. Allo stesso modo esistono delle reazioni avverse ai vaccini. Ma bada bene: sto parlando degli effetti collaterali intrinsechi di ogni farmaco.

Prima di arrivare a qualsiasi conclusione, bisogna mettere sulla bilancia rischi e benefici. Sempre. In ogni cosa. E solo a quel punto valutare, anche in base alle statistiche. E i numeri dei vaccini raccontano una storia molto semplice: le percentuali di probabilità di subire danni molto seri (se non addirittura di morte) in caso di contagio di una malattia, sono molto più alte di quelle di soffrire reazioni avverse alla sua vaccinazione.

Un esempio? Se un bambino prendesse il morbillo, avrebbe una possibilità su 20 di peggiorare in polmonite, una su 2.000 di contrarre l’encefalite e una su 3.000 di arrivare alla morte. Se quello stesso bambino fosse stato vaccinato contro MPR (morbillo, parotite e rosolia), avrebbe avuto solo una possibilità su un milione di soffrire di encefalite o di avere una reazione allergica severa.

Però si sa: la paura vince sul coraggio e i figli “so’ pezz’e core”. Proprio come nella migliore delle ricette tutte italiane: prendi un po’ di timore, aggiungigli una dose di inesperienza, mischiali con un pizzico di incompetenza. E la psicosi è pronta.

Non smetterò mai di dirlo. Vaccinare i nostri figli è un atto d’amore, di rispetto e protezione. Verso di loro e verso quelle categorie più deboli che non possono farlo.

Giornalista di professione, curiosa per passione. Amo scoprire cose nuove, andare al di là delle apparenze e conoscere i fatti in altro…