Una molletta sul cuore. O meglio, sulla valvola mitralica.
Sembra poco, ma è tantissimo: è ciò che ha migliorato la vita di Roberto, un ragazzo di poco più di vent’anni affetto da distrofia muscolare di Duchenne e, di conseguenza, da una grave insufficienza mitralica.
Attraverso una procedura mininvasiva endovascolare, i chirurghi del Policlinico Gemelli di Roma sono infatti riusciti a correggere questo problema cardiaco che stava compromettendo ulteriormente la salute di Roberto portando a termine con successo il primo intervento di questo genere effettuato nel mondo occidentale (l’unico altro precedente pubblicato in letteratura è stato effettuato a Tokio l'anno scorso).
Come ti dicevo, Roberto soffre di distrofia muscolare di Duchenne, ovvero una malattia rara ed ereditaria che sovverte progressivamente la struttura del muscolo portando chi ne è colpito alla graduale perdita delle normali funzionalità motorie.
Roberto non si è mai arreso alla sua condizione e fin da quando è giovanissimo si batte per sensibilizzare chi gli sta attorno – e non solo – verso questa patologia. Pensa che recentemente è riuscito a realizzare il primo lido inclusivo, accessibile e sostenibile del metapontino.
Nel frattempo, studia chitarra al conservatorio di Matera, divora film, soprattutto quelli americani e adora il mare.
La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia importante e a prognosi infausta perché, come hanno spiegato gli esperti del Gemelli, ad oggi non ha una cura e ha una sopravvivenza ferma ai 27 anni.
A causa della sua condizione, Roberto soffriva da tempo anche di problemi a livello cardiologico, che negli ultimi tempi si erano riacutizzati portando a serissimi scompensi cardiaci gravi e ripetuti.
Trattato con un farmaco anti-scompenso di uso pionieristico nei pazienti con Duchenne, Roberto aveva inizialmente risposto positivamente alla terapia ma con il tempo era diventata sempre meno efficace.
Di fronte a un quadro in graduale peggioramento e con un problema occorso anche alla valvola mitrale, i medici hanno deciso di proporre a Roberto e alla sua famiglia un intervento di correzione: i presupposti per procedere c’erano tutti e un simile approccio non avrebbe impattato sulla durata di vita di Roberto, ma ne avrebbe di certo migliorato la qualità.
Oltre alla Duchenne, soffriva anche di cardiomiopatia dilatativa, con una frazione d’eiezione molto ridotta. Se la valvola mitrale, che divide l’atrio dal ventricolo sinistro, non chiude bene, durante la sistole, la fase di contrazione del cuore,il sangue non passa solo dal ventricolo sinistro verso l’aorta ma refluisce in atrio sinistro e ripercuotendosi sulla circolazione polmonare e favorendo la comparsa di edema polmonare acuto.
Siccome però i rischi con un intervento chirurgico tradizionale erano davvero troppo alti, i medici hanno proceduto con una procedura endovascolare, effettua in anestesia generale e con approccio mini-invasivo.
Di fatto hanno introdotto un catetere vascolare, pungendo la vena femorale all’inguine e risalendo così fino all’atrio destro, dove hanno successivamente punto il setto interatriale per raggiungere l’atrio sinistro e la valvola mitrale.
A questo punto hanno spinto all’interno del catetere una sorta di molletta (clip) che, guidata da una ecografia trans-esofagea, ha lo scopo di catturare la porzione centrale dei due lembi della valvola mitrale riducendo il grado di insufficienza.
L’intervento, durato appena due ore, è andato per il meglio e i successivi controlli ecografico a distanza di un mese hanno mostrato una riduzione importante della sua insufficienza mitralica, che è passata da severa e lieve-moderata.
Dopo l’intervento, la mamma di Roberto ha voluto mandare un messaggio alla dottoressa Priscilla Lamendola, cardiologa ecocardiografista presso la UOSD di Diagnostica cardiologica non invasiva: “Tutte le mattine, quando vedo mio figlio suonare la chitarra o quando lo aiuto a prepararsi per uscire con gli amici, mi rendo conto che gli avete ridato la vita”.
Fonte | Policlinico Gemelli di Roma