Robbio, 400 persone potranno donare il plasma con anticorpi. Il sindaco Francese: “Dopo il no, ora vogliamo dare una mano”

In un primo momento a 400 cittadini di Robbio era stata negata la possibilità di donare il proprio plasma ricco di immunoglobuline IgG. Il sindaco Francese aveva spiegato che “per la Regione i test che avevamo usato non erano validi”. Oggi però il vicepresidente Sala gli ha confermato la disponibilità a collaborare e presto verrà trovata una soluzione per permettere la donazione.
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Kevin Ben Alì Zinati 6 Maggio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Avrai sentito che uno degli approcci che sta dando importanti risposte nel trattamento delle infezioni da Coronavirus è la plasmaterapia, cioè l'infusione di sangue ricco di anticorpi e proveniente da pazienti che hanno contratto e superato il virus in altri che, invece, sono ancora positivi e infetti. Nel comune di Robbio, nel Pavese, ci sono 400 persone pronte a donare al Policlinico San Matteo il proprio plasma carico di immunoglobuline. Dopo le prime difficoltà che aveva spiegato il sindaco Roberto Francese, legate al fatto che i risultati erano stati ottenuti "con test tutti con marchio CE che però non erano quelli riconosciuti dalla Regione", proprio nella serata di oggi, è arrivata la buona notizia: "Ho appena sentito il vice presidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala che mi ha confermato che prenderà in mano la situazione e troverà una soluzione affinché i cittadini di Robbio possano donare il loro plasma".

I test della Regione e quelli di Robbio

Robbio è il paese di circa 6mila abitanti in provincia di Pavia che, come ti avevano raccontato, è stato il primo a promuovere l’analisi sierologica in modo massivo praticamente a tutta la popolazione. Ad oggi sono stati testati circa 4mila abitanti, “il 90% di questi è stato sottoposto al test sierologico Maglumi, il primo che ha ottenuto il marchio CE. In più, con altri due test diversi, abbiamo voluto confermare i risultati dei test ottenuti da un campione di 50 persone, alcune positive e altre negative, e le due controprove hanno dato lo stesso esito della prima. Quindi, questo dimostra che i test che abbiamo usato sono validi” ha spiegato il sindaco.

A questo punto, dopo più di un mese di analisi, Francese si è ritrovato con 400 persone che hanno contratto e poi superato il Coronavirus e hanno dunque sviluppato un’abbondante quantità di anticorpi IgG, cioè quelli in grado di resistere più a lungo nel tuo organismo e che potrebbero quindi garantirti protezione da una recidiva: certezze sulla loro azione neutralizzante, però, ancora non ce ne sono, così come sulla possibile durata dell'immunità. “Queste persone – spiega il primo cittadino – volevano donare il sangue, così hanno chiamato l’ospedale San Matteo di Pavia che però le ha respinte, dicendo che il test da loro effettuato non è valido”. Questo perché, racconta Francese, “in Lombardia sono considerati validi dalla Regione per la donazione solo i test della Diasorin, i nostri avevano tutti i marchi CE ed erano già stati validati in altre regioni come Veneto ed Emilia Romagna.

La frustrazione, ha spiegato il sindaco Francese, nasceva dalla consapevolezza che "queste tecniche possono essere importanti a livello sanitario oltre ad essere ancora poco disponibili e difficili da mettere in pratica in modo efficace. I donatori infatti sono pochi e con la plasmaterapia due guariti potrebbero curare un malato".

Lo stallo e la svolta

Per provare a sbloccare l’immobilismo, il sindaco aveva anche contattato la stessa Diasorin, “che non ci ha detto di no, ma ci ha rimbalzato da una persona all’altra senza di fatto darci nessun test. Francese si era anche detto disposto ad agire in prima persona, volevo pagare i loro test di tasca mia e distribuirli ai miei cittadini in modo da riconfermare i risultati già ottenuti e provare a sbloccare la situazione. Poi però, dopo la rabbia e la frustrazione, è arrivata la risposta da parte della Regione Lombardia e la conferma della disponibilità a collaborare. "Con il vicepresidente Sala abbiamo ribadito la collaborazione, ora aspettiamo ma presto riusciremo a far donare i nostri concittadini".

Altri modi per donare

Nel frattempo, Francese potrebbe aver già trovato anche un'altra strada per aiutare i suoi cittadini a rendersi utili in questa emergenza: “Forse riusciremo ad andare a donare in altre regioni. Abbiamo già parlato con Novara, ma al momento non ci sono certezze. Anche perché sono cose delicate, lo spostamento tra regioni non è concesso. Ma la nostra gente vuole donare e un modo lo troveremo.

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