La sindrome del bambino dimenticato, detta in inglese Forgotten baby syndrome (FBS), spiega quegli eventi in cui i bambini vengono dimenticati, nella maggior parte dei casi in macchina. Non è negligenza, ma è un fenomeno in cui il genitore, o un eventuale caregiver, ha un vero e proprio vuoto di memoria. Si tratta di un deficit temporaneo e transitorio.
La sindrome del bambino dimenticato è una forma di amnesia dissociativa, ovvero la perdita della memoria, causata da traumi o forti stress, che crea un vuoto nella memoria tale da far dimenticare anche informazioni personali fondamentali. Questo vuoto può durare pochi minuti, ma nei casi più gravi anche decine di anni. E in questa fase è difficile ricordare chi siamo, dove viviamo o dove siamo stati, se abbiamo parlato con qualcuno o fatto qualcosa. Nel caso di sindrome del bambino dimenticato si tratta proprio di un fenomeno transitorio di una durata limitata nel tempo, ma con esisti drammatici, perché dimenticarsi di lasciare un neonato in un auto al caldo è come condannarlo a morte.
Attualmente le ricerche e le statistiche su questo tema sono ancora molto limitate. Il monitoraggio del fenomeno negli Stati Uniti ha mostrato, su un totale di 171 casi, che il 73% riguardava bambini che erano stati lasciati in macchina da persone adulte. La metà degli adulti era inconsapevole, o se ne era dimenticato. In Italia dal 1998, invece, sono stati più di 11 i bambini, che hanno perso la vita a causa delle ore passate al caldo in macchina per essere stati dimenticati.
Il colpo di calore è il principale rischio. L’auto al sole può aumentare di circa 10-15 gradi in soli 10 minuti e di oltre 20 gradi in un’ora, rispetto alla temperatura esterna. Ciò provoca ipertemia, causando la morte in 2 ore. E non è un’eventualità solo da giornate torride: può verificarsi anche nelle giornate fresche, con temperature intorno ai 22°C. L’abitacolo dell’ automobile può surriscaldarsi (specialmente se l’auto è parcheggiata al sole) fino a superare i 40°C, anche se i valori di temperatura esterna non sono particolarmente elevati.
Le cause della sindrome del bambino dimenticato possono essere psicologiche e neurologiche. Come anticipato si tratta di un fenomeno di amnesia dissociativa e ciò significa che non è necessario aver avuto in passato disturbi mentali, perché chiunque può essere colpito nel corso della vita. Spesso si verifica in genitori molto amorevoli e attenti, quindi nulla ha a che vedere con la sensibilità o l’affetto. É dunque difficile da prevenire, ed è da collegare a fattori di grande stress:
Un'altra causa è la memoria motoria. Ogni giorno, le persone svolgono compiti che diventano routine, il che significa che in essi viene dedicato pochissimo pensiero cosciente. Ti è mai capitato di tornare a casa dal lavoro e di renderti conto di non ricordare affatto il viaggio? È perché quella routine è governata da una parte del cervello chiamata corteccia motoria. La tua memoria motoria è responsabile e quindi ti consente di pensare ad altre cose mentre guidi: i programmi della cena, la lista della spesa, ecc. Il problema è che quando ti viene proposto un cambiamento nella tua routine, come dover andare a prendere tuo figlio all'asilo quando il partner è malato, la tua memoria motoria non ha il controllo. Quando ciò accade, potresti guidare verso casa come al solito, dimenticando completamente che tuo figlio è sul sedile posteriore.
É molto difficile prevenire il problema perché può insorgere in qualsiasi momento, anche nella persona più insospettabile. Quello che si può fare è cercare di essere organizzati:
L’Italia proprio per prevenire la sindrome del bambino abbandonato ha approvato la “legge salva bebè”, in vigore dall’autunno del 2019, che prevede che chi trasporta in auto bimbi fino a 4 anni di età sia obbligato a installare i dispositivi anti-abbandono sui seggiolini. I dispostivi possono essere integrati all’origine nel seggiolino, oppure a una dotazione di base o un accessorio del veicolo, oppure ancora con un sistema indipendente dal seggiolino e dal veicolo.
Fonti | MSD Manuals; Autorità Garante per l'infanzia e l'asolescenza