
L’epatite C è una malattia pericolosa e, purtroppo, spesso è silente prima di diventare grave, perché può favorire lo sviluppo di tumore al fegato o di cirrosi. Fino al 31 dicembre Ministero della salute propone un esame di screening gratuito. Sono dunque, questi, gli ultimi giorni per approfittare di questa importante occasione, che potrebbe salvarti la vita. In che cosa consiste esattamente?
I cittadini che accedono ai Punti Prelievo e i pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere possono aderire all’esame di screening qualora rientrino nelle categorie previste, ovvero nati tra il 1969 e il 1989 e che non siano mai stati trattati per Epatite C.
Il test è un semplice sangue (da vena periferica) per la ricerca degli anticorpi anti-HCV ed è di solito effettuato contestualmente agli esami del sangue di routine. Nel caso di positività, è necessario sottoporsi ad un secondo esame di conferma, l’HCV-RNA, avente lo scopo di individuare la presenza dell’acido nucleico virale nel sangue del paziente.
Perché questo esame è così importante? È fondamentale per eseguire una diagnosi precoce e avviare i pazienti alla cura dell’infezione. Il trattamento dell’epatite C permette di prevenire lo sviluppo di una malattia del fegato cronica e delle sue complicanze (cirrosi, tumore del fegato). Per maggiori informazioni e per conoscere le strutture in cui è possibile effettuare lo screening visita il sito web della tua ATS (Agenzia di Tutela della Salute) di riferimento.
Ricordati che per l’Epatite C non esiste ancora un vaccino. Fino al 2015, in Italia moriva 1 persona ogni 30 minuti per le conseguenze di questa patologia. Si calcola che nel nostro Paese circa tra l’1% e l’1,5% della popolazione ne sia affetta; oggi, per fortuna, ci sono terapie farmacologiche efficaci, che somministrare per via orale in 8-12 settimane portano alla guarigione di oltre il 95% dei casi. Lo screening è l’unico modo per individuare la malattia e la maggior parte delle persone con epatite C cronica non presenta alcun sintomo, se non stanchezza cronica e depressione.
Fonte | Ministero della Salute