Ammalarsi in gravidanza è un evento abbastanza comune, anche perché le difese immunitarie tendono ad abbassarsi. Quando preoccuparsi? Dipende molto dal tipo di virus e dal periodo di contagio: il bambino nel pancione della mamma è quasi sempre al sicuro grazie alla placenta e al liquido amniotico, che lo proteggono in un ambiente praticamente sterile. Le situazioni possono complicarsi di norma nel primo trimestre e a ridosso del parto.
Prendere un virus in gravidanza può succedere a tutte le mamme in attesa perché la donna è esposta, come tutti, ad agenti virali. I virus possono essere in grado di infettare il feto o il neonato in fase intrauterina (infezioni congenite), durante il travaglio del parto (infezioni perinatali) oppure dopo la nascita (infezioni postnatali). Queste modalità di trasmissione sono note come trasmissioni verticali e possono causare morte intrauterina, aborto, nascita prematura, ritardo di crescita intrauterino e infine difetti di diversa entità, che potrebbero manifestarsi anche nel corso degli anni. Ovviamente, non è così per tutti i virus e non ti devi allarmare inutilmente, ma devi mettere in atto tutte le misure preventive.
Vediamo insieme quali sono i virus e come proteggersi nei nove mesi.
I virus respiratori contratti in gravidanza, come un’infezione da Coronavirus o da influenza, possono provocare complicazioni respiratorie gravi con conseguente ricovero in ospedale e, nei casi più gravi, possono causare il decesso, soprattutto se il contagio avviene nel secondo e nel terzo trimestre della gravidanza o il primo mese dopo il parto.
I virus respiratori non sono facili da prevenire. È importante evitare il contatto con persone malate e lavarsi sempre molto bene le mani. Nel caso dell’influenza, si consiglia il vaccino che può essere somministrato in qualsiasi trimestre di gravidanza e permette di proteggere i neonati e i lattanti nei primi 6 mesi di vita. Ovviamente ai primi sintomi di malattia è necessario stare a riposo e bere molto, per una corretta idratazione, e rivolgersi al proprio medico curante.
Il cytomegalovirus (CMV) appartiene alla famiglia Herpesviridae ed è un agente virale molto famoso. Il problema principale è il contagio in gravidanza perché la trasmissione dalla madre al feto o al neonato può avvenire per via transplacentare, durante il parto e infine attraverso l’allattamento. L’infezione può essere sintomatica (per quasi il 15 percento dei neonati colpiti), con segni clinici quali petecchie, itterizia, microcefalia, sordità, deficit visivi, o asintomatica (per quasi il 85 percento dei neonati colpiti). In questo caso è possibile che i sintomi si manifestino nel corso della crescita.
Per prevenire la trasmissione, si può valutare la somministrazione di iperimmunoglobuline specifiche per il CMV a madri che abbiano acquisito un’infezione primaria durante la gravidanza. Purtroppo non esiste ancora una cura per il trattamento postnatale, anche se pare dare ottimi benefici il farmaco antivirale ganciclovir.
Chi non ha avuto l’herpes almeno una volta? Quella del labbro è la più comune ed è causata dal virus 1. Esiste poi l’herpes genitale, causato da HSV-2, trasmessa per via sessuale. In gravidanza, la trasmissione può avvenire durante il parto, a causa del contatto con le secrezioni vaginali, mentre è raro il contagio verticale in utero. Il neonato potrebbe manifestare un’infezione disseminata, quindi che coinvolge occhi, polmoni, cute, fegato o semplicemente la pelle.
È consigliabile programmare un taglio cesareo per evitare il parto vaginale. Inoltre, si somministra alla mamma il farmaco antivirale acyclovir nelle ultime settimane di gestazione .
La varicella è una malattia esantematica, molto comune dunque tra i bambini, scatenata dallo Zoster Virus. I bimbi nati a partire dal 2017 sono vaccinati e completamente protetti. Il virus però non è stato ancora del tutto debellato e potresti ovviamente contrarlo in gravidanza. Si tratta di un evento molto raro e se la mamma entra in contatto con l’infezione primaria nei primi due trimestri con il virus, il feto potrebbe manifestare la sindrome da varicella congenita. Quali sono i sintomi? Le note lesioni cutanee e poi anomalie oculari, quali cataratta e corioretiniti, difetti neurologici, ipoplasia del limbo, ritardo psicomotorio e atrofia muscolare. Il 30% circa dei neonati affetti da sindrome da varicella congenita muore nel corso dei primi mesi di vita.
Prima di tutto se non hai avuto la varicella da bambina e stai cercando una gravidanza, si consiglia il vaccino. Se invece sei entrata in contatto con il virus durante la gestazione, è necessaria una terapia immunoprofilattica passiva attraverso la somministrazione di immunoglobuline specifiche che riducono il rischio di trasmissione verticale. Il farmaco antivirale acyclovir è indicato sia per il trattamento di complicazioni materne sia per attenuare la gravità dei sintomi nella varicella neonatale e in quella del bambino.
La rosolia, che appartiene alla famiglia Togaviridae, è molto diffusa tra i bambini. Questa malattia è scatenata da un Rubivirus, ovvero il Rubella virus e in gravidanza può provocare l’ aborto spontaneo, la morte intrauterina del feto o gravi anomalie congenite, tra cui difetti della vista, sordità, malformazioni cardiache, ritardo mentale, danni epatici e splenici. Il Rubella virus, infatti, è in grado di superare la barriera placentare e mettere a rischio il normale sviluppo dell’embrione. Quando la gravidanza è più esposta? Se l’infezione avviene nelle prime 10 settimane, il rischio è elevato, se invece si contrae dopo la 20 esima settimana provoca raramente malformazioni congenite.
La prevenzione si basa su un vaccino, che negli ultimi 50 anni ha permesso di debellare completamente la malattia negli Stati Uniti, nei Paesi Scandinavi e ridurla in Europa. Il vaccino contro la rosolia, che è costituito dal virus in forma attenuata e non trasmissibile, è normalmente ben tollerato, viene oggi somministrato in combinazione con il vaccino contro il morbillo e quello contro la parotite, più comunemente denominato vaccino MMR. Purtroppo, non esiste un farmaco antivirale per il trattamento della sindrome da rosolia congenita.
Il Parvovirus B19 è diffuso in tutto il mondo e si riscontra in ogni periodo dell’anno, per via aerea, attraverso il contatto con gocce di saliva da persone infette. Perché questo virus ti suona familiare? Perché è quello che può causare la quinta malattia, infezione frequente nei bambini in età prescolare. In gravidanza può essere trasmesso dalla madre al feto (nel 50 percento dei casi) e, in alcuni casi, questo può dare origine ad un’infezione fetale. Provoca danni al bambino? Se il contagio avviene nei primi due trimestri, il piccolo potrebbe sviluppare anemia fetale, l’idrope fetale non immune (NIHF), insufficienza cardiaca. Ovviamente, è abbastanza elevato il rischio di morte fetale.
Non esiste un vaccino preventivo. È importante che la donna in attesa faccia attenzione a norme igieniche e stia lontano da bambini potenzialmente infetti. Per il feto contagiato possono essere necessarie trasfusioni di sangue intrauterine effettuate attraverso la vena ombelicale.
Il virus dell’epatite B (HBV) può causare epatite B acuta, fulminante o cronica, cirrosi epatica e carcinoma epatico. Può essere trasmesso verticalmente da madri infette e per questo motivo a inizio gravidanza si fa la ricerca degli anticorpi per valutare eventuali rischi. La possibilità che le madri positive per gli antigeni virali HBsAg e HBeAg trasmettano in utero l’infezione al feto è inferiore al 5%. Quali sono i pericoli per i neonati? Nel 90 percento dei casi possono sviluppare la malattia.
Se la mamma è portatrice del virus, il neonato, entro 12 ore dal momento della nascita, deve essere sottoposto a immunizzazione passiva, attraverso la somministrazione di immunoglobuline specifiche (HBIG) e/o immunizzazione attiva, attraverso la somministrazione del vaccino. Se il bambino sviluppa l’infezione cronica, deve poi seguire una terapia a base di interferone-α o lamivudina. La buona notizia è che dal 1991 la popolazione viene vaccinata contro questa infezione e il rischio di contrarla è davvero limitato.