Candida auris: cos’è e come si manifesta il “fungo killer”

Si tratta di un fungo patogeno emergente, scoperto per la prima volta nel 2009 in Giappone e considerato estremamente pericoloso per la salute dell’uomo. Candida auris si contraddistingue infatti per una forte resistenza ai farmaci antimicotici più comuni e, purtroppo, anche per un elevato tasso di mortalità.
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Kevin Ben Alì Zinati 26 Maggio 2023
* ultima modifica il 06/06/2023

La Candida auris è un fungo patogeno considerato estremamente pericoloso per la salute pubblica, specialmente per quella dei pazienti più fragili e già ricoverati in strutture sanitarie.

Non è solo la sua forte resistenza ai farmaci antimicotici che abbiamo a disposizione a preoccupare: una volta che infetta l’uomo, infatti, questo fungo si contraddistingue per un’alta aggressività che, nelle forme più invasive, spesso conduce l’individuo contagiato alla morte. È per questo motivo che molti l’hanno già ribattezzato “fungo killer”.

Candida auris è un patogeno considerato “emergente” poiché è stato individuato per la prima volta solo una decina di anni fa (nel 2009) in Giappone, nell’orecchio di una donna. Da qui, come puoi facilmente intuire, prende il suo nome dal momento che «auris», in latino, vuol dire appunto «orecchio».

Una recente analisi retrospettiva di una raccolta di campioni provenienti da pazienti coreani, tuttavia, ne ha anticipato la comparsa al 1996.

Con il tempo, il fungo ha fatto la sua comparsa anche dentro i confini europei. Nel 2015, in Francia, sono stati registrati i primi focolai mentre nel 2019 è stato registrato il primo caso di infezione invasiva in Italia.

Caratteristiche della Candida auris

La Candida auris è un micete (o lievito) appartenente al genere Candida ma che, a differenza di tutte le altre manifestazioni, si contraddistingue per una virulenza estremamente più alta.

Non a caso, i Centers for Disease Control and Prevention statunitensi l'hanno definito una seria minaccia per la salute globale. Le ragioni sono diverse:

  • è resistente a più antimicotici tra quelli comunemente impiegati nel trattamento delle infezioni da Candida. Alcuni ceppi sono capace di resistere addirittura a tutte e tre le classi di antimicotici disponibili
  • è difficilmente identificabile in laboratorio: servono tecnologie specifiche che non tutti i centri possiedono
  • chi si infetta può non saperlo e restare “colonizzatoper diverso tempo

Considera poi che Candida auris può sopravvivere a lungo sulle superfici, è molto contagiosa e, come ti ho accennato prima, questo fungo presenta poi un’alta mortalità che, secondo alcuni, può arrivare anche al 60% dei casi.

Sintomi

Il fungo è stato rintracciato in diverse zone del corpo, dalla pelle fino al tratto urogenitale e a quello respiratorio: capisci, insomma, che la sintomatologia legata all’infezione da Candida auris varia in base alla parte colpita.

I sintomi più frequenti appartengono quindi a quadri clinici più ampi, come:

  • le infezioni del torrente ematico
  • le infezioni intra-addominali
  • le infezioni di ferite
  • le otiti

Candida auris può provocare focolai epidemici, specialmente negli ambienti sanitari dove sono presenti i pazienti più vulnerabili al contagio, ovvero gli anziani, soggetti con immuno-compromissione e colpiti da diverse comorbidità contemporaneamente.

È anche per questo che il fungo è poco riconoscibile perché i sintomi potrebbero essere poco evidenti e spesso sovrastati da sindromi e patologie già presenti in persone già ospedalizzate.

Diffusione

La Candida auris si trasmette attraverso il contatto con le superfici contaminate e tra persone infette.

Dal momento del primo isolamento, le infezioni da legate a questo fungo sono state registrate in molti Paesi del mondo tra cui India (nel 2013 il primo caso), Pakistan, Corea del Sud, Malesia, Sud Africa, Oman, Kenya, Kuwait, Israele, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Cina, Colombia, Venezuela, Stati Uniti (i cui primi 7 casi si sono verificati nel periodo 2013-2016, di cui 6 individuati con analisi retrospettive), Russia, Canada, Panama e Regno Unito.

In Europa, dal 2013 al 2017, sono stati segnalati 620 casi di Candida auris tra Spagna (388), Regno Unito (221), Germania (7), Francia (2), Belgio (1) e Norvegia (1).

Per quanto riguarda l’Italia, dopo il primo caso segnalato nel 2019 ne sono stati descritti circa 300 in un focolaio epidemico che ha coinvolto Liguria ed Emilia Romagna.

Diagnosi

Come ti ho detto prima, identificare e diagnosticare l’infezione da Candida auris non è per nulla semplice e richiede tecnologie e macchinari che non tutti i laboratori standard hanno a disposizione.

Gli strumenti diagnostici basati sulla tecnologia MALDI-TOF (Matrix Assisted Desorption Ionization Time Of Flight), per esempio, sono in grado di distinguere Candida auris dalle altre manifestazioni della Candida.

Di solito come le altre infezioni, anche quelle causate da questo fungo vengono diagnosticate attraverso la coltura del sangue o di altri fluidi corporei.

Trattamento

La maggior parte delle infezioni da Candida auris sono trattabili con terapie a base di farmaci antimicotici: i più comuni impiegati sono il fluconazolo (e altri azoli), l’amfotericina B e le echinocandine.

Quando si ha a che fare con le infezioni da Candida auris bisogna comunque sempre fare i conti con la sua resistenza a questi farmaci ma le echinocandine sembrano essere le più efficaci.

In alcuni casi, potrebbe essere necessario utilizzare una combinazione di farmaci antifungini o dosaggi più elevati per affrontare le infezioni da Candida auris resistenti.

Si può prevenire?

Accanto al trattamento, è importante ricordare che le infezioni da Candida auris si possono anche prevenire. In questo senso, il metodo più efficace è rafforzare prima di tutto la propria igiene personale, soprattutto il lavaggio delle mani.

Gli esperti poi raccomandano l’isolamento delle persone infette, che devono quindi essere  ricoverati in stanze singole. Chi volesse far visita all’individuo contagiato dovrebbe quindi indossare camice e guanti monouso e la mascherina.

Im questi casi, è fondamentale poi rintracciare i contatti stretti di una persona infetta, in modo da identificare il prima possibile anche altri eventuali soggetti positivi.

Fonti | Istituto Superiore di Sanità; Cdc

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