Colica renale: cos’è, come si riconosce e come si cura

Un dolore improvviso e molto intenso alla schiena, così si manifesta una colica renale. Ma da cosa è provocata? E soprattutto, cosa si può fare per risolvere il problema?
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Kevin Ben Alì Zinati 31 Maggio 2023
* ultima modifica il 01/06/2023
In collaborazione con il Dott. Albert Kasongo Medico vaccinologo

La colica renale è una manifestazione dolorosa improvvisa, acuta, intensa e violenta che coinvolge il fianco e la zona, appunto, dei reni, potendosi irradiare fino all’inguine. Nella maggior parte dei casi è dovuta alla migrazione di un calcolo renale a livello della pelvi o dell’uretere.

Per calcolo renale s’intende una formazione solida, simile a un piccolo sasso, che si crea quando le sostanze solitamente presenti nelle urine diventano troppo concentrate e precipitano depositandosi a formare, appunto, materiale solido.

Cause e fattori di rischio della colica renale

Come per moltissime condizioni cliniche le cause dietro a una colica renale possono essere diverse. In primis, appunto, la presenza di calcoli e al loro transito nell’apparato urinario che può ostacolare l’afflusso di urina scatenando la sintomatologia.

I calcoli si formano quando nelle urine la concentrazione di calcio, acido urico e ossalato aumenta fino a formare dei cristalli che poi, aggregandosi tra di loro, costituiscono il calcolo vero e proprio.

Ci sono delle cause che ne favoriscono lo sviluppo:

  • l'aumento della concentrazione delle sostanze che andranno a formare il calcolo
  • la riduzione del liquido in cui sono disciolte (diminuzione volume urine)
  • la disidratazione
  • la familiarità per calcolosi
  • l'obesità
  • abuso di certi medicinali o di integratori salini e vitaminici

E anche dei fattori di rischio:

  • Sesso: i maschi, infatti, avrebbe una probabilità decisamente più alta rispetto alle donne, complice la maggiore concentrazione di citrato nelle urine femminili e il tasso estrogenico
  • Età: la fascia più a rischio è quella 20-40 anni
  • Ipertiroidismo ) e iperparatiroidismo
  • dieta poco equilibrata

Sintomi della colica renale e possibili complicazioni

I sintomi variano in base alla grandezza del calcolo. Quando le sostanze si aggregano, formano in primo luogo dei cristalli, in seguito micro calcoli e, in ultimo, calcoli che possono raggiungere le dimensioni di una pallina da golf. I calcoli molto piccoli, simili a granelli di sabbia, possono formare la cosiddetta sabbia renale (o renella) che può essere espulsa in maniera alquanto agevole e risultare paucisintomatica (dare pochi sintomi) o addirittura asintomatica.

I calcoli più grandi possono rimanere bloccati nel rene o avere difficoltà ad attraversare le vie urinarie portando all’insorgere di vari sintomi.

Il più importante è sicuramente il dolore, forte e improvviso, nella zona lombare in corrispondenza dei reni. Questo si accompagna poi ad altri sintomi come:

  • Stimolo urinario
  • Stranguria: dolore nell’emissione dell’urina
  • Ematuria: presenza di sangue nelle urine
  • Irrequietezza
  • Sudorazione
  • Nausea e vomito

La durata di una colica renale è molto variabile poiché deriva dalle contrazioni peristaltiche dell’uretere (condotto che collega il rene alla vescica) che tenta di espellere il calcolo. Durano diversi minuti.

Possibili complicazioni

La pericolosità di una colica renale è legata alla grandezza del calcolo e alle eventuali conseguenze che ne derivano. Un calcolo che ostruisce completamente un uretere, ad esempio, potrebbe causare un ristagno di urine con conseguente sofferenza renale (idronefrosi).

Vi sono anche casi in cui può sopraggiungere un’infezione e provocare cistite, uretrite o pielonefrite in base alla localizzazione (vescica, uretra o rene).

Diagnosi della colica renale

Come si può diagnosticare una colica renale? Il primo passo è senza dubbio un'anamnesi completa e precisa del quadro clinico da parte del medico, che presenterà in considerazione i sintomi e specialmente il dolore. A quel punto possono tornare utili altri esami obiettivi e indagini strumentali come:

  • le analisi delle urine: serve per evidenziare tracce di sangue altrimenti non visibili e valutare il volume dell'urina e del suo pH in modo da stabilire la concentrazione di sostanze come calcio, fosforo, sodio, acido urico, ossalato, citrato, cistina e creatinina.
  • l'emocromo completo: possono evidenziare elevati livelli di azotemia e creatinina, indicatori di uno stato di disidratazione o di un calcolo ostruttivo.
  • l'ecografia renale: per studiare eventuali dilatazioni del rene e delle vie urinarie
  • la radiografia dell'addome: per registrare quantità, dimensioni e posizione dei calcoli renali.

Trattamento della colica renale

La terapia per la colica renale può essere mirata a risolvere la sintomatologia dolorosa e a risolvere le cause e comprende antidolorifici, antinfiammatori, antispastici, antiemetici e antibiotici.

Se si tratta di calcoli al di sotto dei 2 centimetri di dimensioni, si ricorre anche alla litotrissia extracorporea (detta anche ESWL). Si tratta, in sostanza, di un processo di bombardamento – che non necessita di anestesia né di alcuna manovra invasiva sul paziente – in cui vengono impiegate delle onde d’urto per frantumare i calcoli. Dura in media di 30 minuti e viene effettuata in regime di day hospital.

Per i calcoli più voluminosi viene invece preferita la litotrissia percutanea (o PCNL), una procedura eseguita con un'incisione di circa 1 cm nel fianco che consente di arrivare al rene con uno strumento in grado di frantumare il calcolo con il laser e asportarne i frammenti. A differenza di quanto avviene per litotrissia extracorporea, sono previsti un'anestesia generale e 3-5 giorni di ricovero.

La litotrissia retrograda per via ureterorenoscopica (o RIRS) invece è impiegato solamente quando la litotrissia extracorporea per formazioni sotto i 2 cm non funziona e come alternativa alla PCNL nel caso di calcoli fino a 4 cm. Questa procedura si effettua introduce nell'uretra una sonda endoscopica che si risale quindi fino al calcolo e lo frantuma sfruttando la potenza di un laser ad olmio. Si tratta comunque di un intervento effettuato in anestesia generale, con una degenza di 2-3 giorni.

Come prevenire tutto questo? Seguendo uno stile di vita sano, fatto da un'alimentazione equilibrata, quindi povera di proteine di origine animale e ricca di frutta e verdura, e un’attività fisica regolare.

Fonti | Humanitas

(Articolo scritto dal dotto Albert kasongo, medico vaccinologo il 3 aprile 2020
Modificato da Kevin Ben Alì Zinati il 31 aggio 2023)

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