Donne dimenticate dalla scienza, l’Effetto Matilda

Quello tra le donne e la scienza è stato per molto tempo un rapporto ostacolato da pregiudizi di genere e schemi sociali. Rosalind Franklin e Nettie Stevens sono solo due delle vittime dell’Effetto Matilda.
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Beatrice Barra 11 Febbraio 2023

Prova a pensare per un momento a tre nomi di scienziati e altri tre di scienziate. Probabilmente i primi ti verranno in mente molto più facilmente dei secondi. Questo perché per molto tempo la società ci ha abituati a collegare un uomo a molti ambiti professionali, e specialmente alle materie scientifiche.

E ti dirò di più. Alcune delle scoperte più importanti della storia della scienza che sono state attribuite a uomini, in realtà nascondono un "furto di merito" a donne brillanti che non hanno mai visto riconosciuti i loro meriti.

Hai mai sentito parlare di "Effetto Matilda"?

Si usa questa espressione quando a una donna, una scienziata, non vengono riconosciuti i meriti di una grande scoperta che ha fatto e vengono dati a un uomo. Un fenomeno oggi molto meno diffuso rispetto al passato, ma purtroppo in alcuni casi ancora presente. Il nome “effetto matilda” venne dato dalla storica della scienza Margaret W. Rossiterdal nel 1993 dopo che, studiando biografie, dati, nomination a premi nobel e così via, si accorse che esistevano decine e decine di storie di scienziate che a partire dall’antichità erano state sistematicamente escluse dal mondo scientifico o a cui non erano stati dati i riconoscimenti che meritavano.

Ma perché proprio “Matilda”?

Il nome “Effetto Matilda” deriva da Matilda Joslyn Gaga, una suffragetta vissuta negli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo che nel 1870 scrisse “Woman as Inventor”, un saggio in cui raccontava come diverse scoperte fatte da donne venissero spesso attribuite ai mariti o ad altri uomini e non a loro, per pregiudizi e schemi sociali e per la scarsa indipendenza (sia sociale sia economica) di cui godevano, che limitava la loro possibilità di scelta e di azione.

Fonte: JStor, The North American Review

Il corrispettivo maschile dell'effetto Matilda

Di questo fenomeno esiste anche il corrispondente maschile, chiamato “Effetto San Matteo” in riferimento alla parabola dei talenti dell’Evangelista Matteo che afferma: "Toglietegli il talento e datelo a chi ha i dieci talenti.. perché a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.

Con questa espressione si fa riferimento al fatto che spesso viene data poca considerazione a lavori incredibili solo perché fatti da professionisti, da scienziati poco famosi e magari ne viene data tantissima a lavori peggiori, solo perché fatti da persone più famose.

Ma torniamo all’effetto Matilda e a due storie che nel tempo si sono prese la rivincita per essere state escluse dai riconoscimenti per scoperte grandiose e rivoluzionarie in campo scientifico e medico.

Rosalind Franklin, la prima foto al DNA e quel Nobel rubato

La prima è Rosalind Franklin, che dobbiamo ringraziare se oggi conosciamo la struttura del nostro DNA. Rosalind era una ricercatrice appassionata in un ambiente troppo maschilista per riconoscere le sue competenze. Nel 1945, dopo aver ottenuto il dottorato all’Università di Cambridge, si trasferisce a Parigi e si specializza nelle tecniche di diffrazione dei raggi X, tutto questo mentre il mondo scientifico è impegnato a scoprire la forma e la funzione del DNA.

Fonte: MRC Laboratory of Molecular Biology /Wikimedia Commons

Rosalind viene chiamata a Londra per studiare la struttura del DNA insieme al ricercatore Maurice Wilkins. Ma i due non vanno d’accordo, Wilkins la vorrebbe nel ruolo di “assistente”, mentre Rosalind conosce le sue competenze e si ribella, diventando intransigente tanto da essere chiamata “la terribile Rosy”.

Maurice Wilkins, fonte: C. Goemans/ Wikimedia Commons

Lei continua a lavorare e perfezionare la diffrazione a raggi x, che la porterà per la prima volta nella storia della scienza a fotografare il Dna ottenendo immagini incredibilmente chiare e scoprendo così la struttura a doppia elica della molecola.

Prima foto alla struttura del DNA, Fonte: MagentaGreen/ Wikimedia Commons

Nel frattempo, a Cambridge, altri due ricercatori di nome Francis Crick e James Watson stanno lavorando al DNA, costruendo modelli tridimensionali. Ma servono più informazioni, che chiedono a Rosalind con arroganza. Ma lei si rifiuta categoricamente, quello è il suo lavoro. Wilkins, però, senza alcun rispetto, mostra loro di nascosto la foto scattata da Rosalind che è esattamente la prova sperimentale che Watson e Crick attendevano per pubblicare il loro lavoro. Nel 1953 questo lavoro viene pubblicato sulla rivista Nature e Rosalind pubblica un articolo in cui mostra le sue immagini a conferma della loro tesi, senza sapere però che quella teoria è stata formulata grazie ai suoi dati sperimentali rubati. Cinque anni dopo, nel 1958, Rosalind muore a soli 37 anni per un tumore alle ovaie probabilmente causato dalla continua ed eccessiva esposizione ai raggi x.

E dopo altri quattro anni arriva l’ingiustizia finale: grazie alla scoperta della struttura del DNA Watson, Crick e Wilkins ricevono il Premio Nobel nel 1962. Rosalind non viene nemmeno citata.

Fonte: Marjorie McCarty/ Wikimedia Commons

La sua rivincita, però, è la passione per la scienza e il contributo che la – sua – scoperta ha dato alla ricerca scientifica e per la cura di moltissime malattie.

Nettie Stevens, colei che diede un nome ai cromosomi sessuali

La seconda scienziata di cui ti parlo oggi che purtroppo è stata vittima dell’effetto matilda è Nettie Stevens, la genetista che scoprì i cromosomi sessuali. Nata nel 1861 in Vermont, Nettie fu una delle prime donne a occuparsi di scienze biologiche. Si laureò in due anni invece che in quattro in uno dei pochi college all’epoca aperti anche alle donne.

Fonte: Carnegie Institution of Washington

La grande scoperta arrivò, pensa, studiando i vermi della farina. Nettie si rese conto che lo sperma dei maschi conteneva sia il cromosoma x che il cromosoma y, mentre le cellule riproduttive femminili solo il cromosoma x. Con questa scoperta si capì che il genere sessuale dipende dal patrimonio genetico di un organismo. Continuò per moltissimo tempo a fare studi su moscerini della frutta, insetti, ma non le venne mai riconosciuto il merito di quelle scoperte. Merito attribuito tutto a Thomas Hunt Morgan, genetista famoso dell’epoca a cui Nettie, ingenuamente, aveva inviato le sue ricerche per chiedere un parere.

Thomas Hunt Morgan

Morgan continuò gli studi di Nettie e, grazie a quelle ricerche nel 1933 vinse il premio Nobel per la fisiologia e la medicina, definendo Nettie, insieme agli altri colleghi, “una buona tecnica da laboratorio”. Nettie morì di cancro al seno nel 1912 senza veder riconosciuti i suoi meriti.

E oggi?

Ma Rosalind e Nettie sono solo due dei tantissimi esempi o nomi che si potrebbero fare. Come abbiamo detto all’inizio, questo è accaduto e può accadere anche agli uomini, ma nella storia non si può negare che il numero di donne tenute ai margini del mondo scientifico è altissimo. Per moltissimo tempo, infatti, le materie scientifiche – chiamate anche “Stem” – non sono state ritenute adatte a loro. Oggi stiamo assistendo a un’inversione di rotta, ma purtroppo non così netta. In tutta l’Unione Europea, infatti, le donne sono ancora sottorappresentate nei percorsi educativi scientifici. In UE ci sono circa 21 laureati in materie Stem ogni mille giovani tra i 20 e i 29 anni. Di questi, solo il 14,9% sono donne, mentre gli uomini sono quasi il doppio: il 27,9%.