Francesca e la prevenzione oncologica verso i giovani sui social: “Ecco perché serve parlare di tumore anche con il sorriso”

Francesca Imberti, 29 anni e una diagnosi di linfoma di Hodgkin ricevuta nel 2021, usa Instagram per sensibilizzare i giovani verso la prevenzione oncologica. Oggi, nella giornata mondiale dedicata alla latta al cancro, ci siamo fatti raccontare come sta utilizzando la sua storia e il suo sorriso per stare vicino ai suoi coetanei e provare a colmare un vuoto culturale ed educativo che lascia impreparati i più giovani.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Febbraio 2024
* ultima modifica il 05/02/2024
In collaborazione con Francesca Imberti Ambasciatrice Fondazione Airc

Francesca sorride mentre ritorna con la mente al giugno del 2021. A quando le restrizioni pensate per tenere lontano il Covid-19 l’hanno invece tenuta lontano da tutti in uno di quei momenti della vita in cui non dovresti mai restare da solo.

Il sorriso è sempre stato uno dei modi con cui ha affrontato ogni sfumatura del suo tumore ma dopo la diagnosi ricevuta da medici così imbacuccati nei dispositivi di protezione che ne intravedeva solamente gli occhi, Francesca ha anche pianto parecchio.

Poi si è arrabbiata, si è sentita sconfortata, sbagliata, ha visto venir meno le energie e più di una volta ha pensato di cedere, mandando a quel paese l’ottimismo impomatato e retorico che la società vorrebbe per tutti coloro che si ritrovano costretti a convivere con una neoplasia.

Il sorriso però alla fine ha prevalso. È il suo marchio di fabbrica, il tratto distintivo, quel segno riconoscibile da indicare sulla carta d’identità. Era inevitabile dunque che arrivasse a dominare anche questa sua nuova fase della vita.

Questi sono Francesca e il suo sorriso: lo stesso con cui sul proprio canale social sensibilizza i giovani verso la prevenzione oncologica.

Quella in cui con il proprio canale Instagram parla con le sue «meraviglie», uomini o donne che siano, e racconta aspetti e retroscena della vita di un paziente oncologico: gli effetti delle terapie, la fasi del follow-up, l’oncofertilità, la vita prima di.

No, così Francesca non semplifica nulla, non banalizza il suo linfoma di Hodgkin né qualsiasi altra forma di tumore. Non si può: è impossibile.

Utilizza il suo sorriso perché è la concretizzazione migliore del modo con cui, da giovane 29enne, vuole stare vicino ai giovani per spingerli verso una maggior prevenzione. “La mia vuole essere una comunicazione semplice ma non banale, leggera ma non superficiale, delicata e sensibile, condita con dell’ironia capace di renderla accessibile, spontanea, naturale”. 

Francesca è quella voce capace di stare vicino anche quando non si può e disposta a faticare due volte per orientare qualcuno verso scelte di vita mirate alla tutela della propria salute.

Si è trasformata in quell’amica che tutti noi dovremmo avere in ogni singolo aspetto della vita e quindi del tumore, che ne fa inevitabilmente parte. Quando la malattia bussa alla porta e anche (e soprattutto) prima, quando bisogna fare il massimo per tenerla lontana.

“Quando sono stata richiamata in ospedale perché quella che sembrava una polmonite con un versamento pleurico importante nascondeva in realtà un tumore, ero completamente da sola – ci ha raccontato Francesca Imberti oggi, nella Giornata Mondiale dedicata alla lotta al cancro – Per qualche secondo, ma forse anche qualche minuto, credo di non aver realizzato quello che stava accadendo. Ricordo che fissavo il medico convinta mi stesse dicendo una cosa normalissima, tipo che ho i capelli ricci”.

Quello che si era manifestato con una stanchezza improvvisa e costante era invece un linfoma di Hodgkin, cioè una malattia rara – colpisce circa quattro persone ogni 100mila – che origina dai linfociti B, un tipo di globuli bianchi presenti nel sangue.

“Pian piano l’informazione ha iniziato a farsi spazio nel cervello e alla fine ho capito. Ma non aver avuto nessuno vicino in quel momento estremamente delicato ha pesato molto”. Con una diagnosi oncologica appena recapitatale tra le mani, Francesca avrebbe avuto bisogno di un abbraccio.

L’abbraccio è un concetto che ha tante sfaccettature e quindi tanti significati. Non è una questione di compassione, è un segno di non solitudine, di comprensione silenziosa, di conforto.

Un gesto di sostegno che sa andare anche oltre la vicinanza fisica. “Il momento della diagnosi è quello in cui sta succedendo di tutto nei nostri pensieri e nel nostro cuore e la vicinanza di persone a noi care ci ricorda che non siamo da soli ad affrontare tutto. Può manifestarsi anche in tante altre forme, come quella digitale di un messaggio. Lì dentro però non servono papiri o discorsi incredibili e arzigogolati. È una questione di naturalezza”. 

Messaggi e parole fuori dall’ordinarietà delle cose infatti puzzano di artificiosità, la spontaneità invece rende veri i rapporti umani e veicola un messaggio in maniera più efficace.

Così, una volta affrontata la chemio e messa la malattia alle spalle, Francesca ha preso coraggio e ha cominciato a mostrarsi sui social per raccontare raccontandosi.

Avendo conosciuto le diverse forme in cui l’assenza può manifestarsi nella malattia, da quella fisica nei reparti di un ospedale fino all’assenza di qualcuno che fosse in grado di educarla a questo tipo di malattie, Francesca ha deciso di provare a colmare questo vuoto e di rivolgersi direttamente ai suoi coetanei.

Una fetta di popolazione che oggi sta affrontando un importante aumento del numero di diagnosi oncologiche. Una recente indagine pubblicata sul BMJ Oncology ha rivelato infatti che negli ultimi trent’anni l’incidenza di casi di cancro (trachea, prostata, seno, colon-retto, polmoni) tra le persone sotto i 50 anni è aumentata praticamente dell’80% in ogni angolo del mondo, con un impatto maggiore nei giovani-adulti.

L’obiettivo di Francesca è quello di aiutare a conoscere il mondo del tumore, le sue parole ma soprattutto di promuovere i metodi per prevenirlo, alcuni dei quali anche semplici, come scegliere di non fumare, fare attività fisica, alimentarsi in maniera sana ed equilibrata e, soprattutto, aderire agli screening raccomandati per la diagnosi precoce.

Sono tantissimi, infatti, gli studi che dimostrano l’efficacia di abitudini e comportamenti salutari per ridurre il rischio di cancro. Secondo la Fondazione Airc, fino al 40% dei nuovi casi di tumore è potenzialmente prevenibile se si agisce sui fattori di rischio modificabili.

“Mi piacerebbe scardinare idee poco sane. Come quella che porta molti a pensare di aver dato attenzione a un dettaglio, magari come una stanchezza strana, solo perché si è ansiosi. Solo perché, insomma, si ha un difetto o un problema. È esattamente l’opposto: ascoltare ciò che il nostro corpo ci dice è una grande forma di forza” ha continuato Francesca.

Accedere agli screening, molti dei quali gratuiti, sottoporsi regolarmente a determinati controlli, consultarsi spesso il proprio medico non significa fomentare una sorta di ipocondria. Anzi.

Per riuscire a incoraggiare la prevenzione e la consapevolezza serve, secondo Francesca, “rompere questo tabù che ancora permea il tema del cancro. Spesso e volentieri, quando se ne parla, c’è sempre un po’ di disagio. Come se il tumore fosse qualcosa di cui è normale non parlare e che, a volte, va chiamato in altri modi rispetto a quello che è davvero”. 

Questa narrazione si carica dell’innocente tentativo di sembrare rispettosa e non invasiva ma alla fine non solo non smonta lo stigma ma, al contrario, finisci per esasperarlo.

Come si diceva prima, se la comunicazione non è spontanea e naturale, puzza di finto: modificare il nostro modo di comunicare con una persona in funzione di una malattia significa discriminare. “Sul mio profilo Instagram parlo di quelle che sono le situazioni in cui si può ritrovare un paziente durante prima o dopo la malattia. Non ho le competenze per parlare di trattamenti o guarigioni: faccio una comunicazione molto leggera di alcuni temi importanti per renderli quotidiani. Quando si mette il cancro all’interno della vita di tutti i giorni, secondo me, si crea un circolo di condivisione e comunione che stimolano alla cura di sé”. Si fa, insomma, una comunicazione che spezzi i tabù.

Ecco cosa c’è dentro al sorriso di Francesca dopo il suo tumore di Hodgkin.

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