Gli Usa annunciano anticorpi monoclonali che riducono ricoveri e mortalità del 70%: di cosa si tratta e a che punto siamo in Italia?

I dati della sperimentazione di fase 3 diffusi dall’azienda Eli-Lilly sarebbero “entusiasmanti”. La terapia con bamlanivimab e etesevimab avrebbero ridotto sia i ricoveri che i casi di decessi di pazienti infetti. E il nostro Paese? In Toscana un laboratorio sta lavorando da mesi a una produzione “nostrana” di anticorpi monoclonali ma parte della comunità scientifica chiede l’approvazione rapida di quelli americani.
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Kevin Ben Alì Zinati 28 Gennaio 2021
* ultima modifica il 29/01/2021

Non c’è solo il vaccino, che funziona come scudo protettivo contro l’infezione. L’universo della ricerca scientifica internazionale è sempre al lavoro per un rimedio contro la malattia causata da Sars-CoV-2 e tra le terapie finora messe in campo, e di cui ti abbiamo fatto un resoconto aggiornato, ce n’è una che negli ultimi giorni sta facendo più rumore delle altre. Gli anticorpi monoclonali dell’azienda americana Eli-Lilly. Che, in una nota, ha presentato i risultati di una sperimentazione di Fase 3: con i suoi Monoclonal AntiBody bamlanivimab e etesevimab, scrivono, la mortalità tra i pazienti coinvolti nello studio si sarebbe ridotta del 70%.

Tra anticorpi monoclonali e vaccino

Degli anticorpi monoclonali ti avevamo già parlato: sono molecole di fatto già prodotte dal nostro organismo ma che, come in questo caso, possono essere ottenute anche in laboratorio. Ricavando gli anticorpi da un solo linfocita B, il cosiddetto clone, incubandoli e coltivandoli in laboratorio insieme alla ormai famosa proteina Spike, i ricercatori possono creare anticorpi capaci di riconoscere in modo molto specifico e preciso il bersaglio a cui legarsi, neutralizzandolo.

Non devi confondere la loro azione con quella del vaccino anti-Covid. Come ci aveva spiegato il dottor Kasongo, l’inoculazione del RNA messaggero ricavato dal virus stesso serve per stimolare il sistema immunitario a produrre i propri anticorpi preparandolo, quindi, a contrastare Sars-CoV-2 mentre tenta di infettarci.

Secondo i risultati della sperimentazione, gli anticorpi monoclonali hanno un’efficacia strettamente collegata al fattore tempo. Nel senso che devono essere utilizzati entro i dieci giorni dalla comparsa dei sintomi, altrimenti nell’organismo si mette in moto la tempesta di citochine e la loro azione viene così annullata.

Cosa dice lo studio di Eli Lilly?

L’azienda americana ha pubblicato i risultati della sua sperimentazione di Fase 3 accompagnandoli con un grande alone di entusiasmo.

I due anticorpi monoclonali bamlanivimab ed etesevimab avrebbero infatti ridotto del 70% il tasso di mortalità nelle coorte di 1.035 pazienti coinvolti: nel gruppo di persone trattata con gli anticorpi monoclonali si sarebbero verificati solo 11 casi di ricovero o di decesso (pari al 2,1%) e 36 (quindi il 7,0%) in quelli che, invece, assumevano placebo.

Nella nota, l’azienda ha poi aggiunto che ci sarebbero stati 10 decessi in totale, tutti verificatisi però in pazienti che assumevano placebo, e nessuno tra chi assumeva la terapia.

Secondo i ricercatori americani, questi risultati sono “entusiasmanti”, replicano di fatto quanto ottenuto già in fase 2 su un gruppo molto più ampio di pazienti e aggiungerebberopreziose prove cliniche sul ruolo che gli anticorpi neutralizzanti possono svolgere nel combattere questa pandemia”.

In Italia

Dagli Stati Uniti, l’eco dell’efficacia degli anticorpi monoclonali è arrivata fino all’Italia, dove tuttavia non si tratta di una terapia sconosciuta, anzi: il nostro Paese già da tempo è al lavoro per produrre i propri anticorpi monoclonali, ce ne aveva parlato la dottoressa Sala della Toscana Life Sciences.

Se i nostri sono ancora in fase di sperimentazione, gli anticorpi monoclonali americani sono invece già in commercio e oltre agli Usa, dove sono autorizzati per trattamenti in emergenza, anche altri paesi ne hanno fatto scorta: pensa alla Germania che ne ha acquistati 200mila dosi.

La terapia con gli anticorpi monoclonali americani avrebbe ridotto la mortalità del 70%

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha accolto positivamente la notizia giunta dalla Eli-Lilly e lo stesso presidente Giorgio Palù li ha definiti un’arma potentissima e una grande opportunità per il Paese che non deve essere persa”. Tanto che l’Aifa ha subìto dato il via libera alla possibilità di sperimentazioni sugli anticorpi monoclonali di Eli-Lilly, e di altre aziende.

La mossa però non è piaciuta a una branca della comunità scientifica italiana. Il virologo Roberto Burioni, nella sua consueta comunicazione social, ha accompagnato il commento della ricerca americana con un lapidario “muoviamoci”

Più dura, invece, è stata la reazione di Walter Ricciardi, professore ordinario di igiene e medicina preventiva all'Università Cattolica del Sacro Cuore e consulente del Ministro della Salute Roberto Speranza.

Per Ricciardi, in sostanza, non bisognerebbe perdere tempo per una procedura considerata lunga: "Aifa dovrebbe approvare i monoclonali già in commercio". Il consulente del ministro della Salute ha spiegato che già mesi fa aveva spinto per un’approvazione rapida degli anticorpi monoclonali, soprattutto perché “parliamo di anticorpi monoclonali già attualmente in commercio”. Aggiungendo, poi, che l’Italia ne avrebbe molti bisogno “con 500 morti al giorno”.

A livello europeo, invece, Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici Covid dell'Agenzia Europea del Farmaco, in una recente intervista ha spiegato che i primi anticorpi monoclonali per la terapia di Covid-19 potrebbero arrivare i in Europa prima dell'estate, "tra maggio e giugno".

Fonte | Eli-Lilly; Aifa

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