I 3 passi per superare la dipendenza da smartphone secondo gli esperti: mettili in pratica

Sbloccare (letteralmente) cinquanta volte al giorno lo smartphone e scrollare le pagine senza attenzione sono solo alcuni dei segnali di una dipendenza da cellulare. Ma la consapevolezza può aiutare a superarla.
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Sara Polotti 6 Luglio 2023

La dipendenza da smartphone ha diverse sfaccettature. Una di queste – che le comprende un po' tutte – è la nomofobia, ovvero il timore di rimanere isolati e non raggiungibili. Di fatto, significa sperimentare ansia e veri e propri attacchi di panico nel momento in cui non si ha a disposizione il proprio smartphone.

Sembra un'estremizzazione, ma non lo è. Non solo perché i dati parlano chiaro (e più sotto te li presentiamo nello specifico), ma perché colpisce davvero tutti. Probabilmente anche te.

Esci mai senza cellulare? Lo spegni prima di dormire? Riesci a non controllare compulsivamente i social network (anche solo "per noia")? Riesci a sbloccarlo meno di venti volte al giorno?

Se la risposta è no, allora è chiaro che c'è un problema di dipendenza da cellulare.

La buona notizia è che ci sono diversi metodi per combatterla, ritrovando un po' di serenità e soprattutto rendendo l'utilizzo dello smartphone qualcosa di utile e normale, e non compulsivo o necessario.

I dati

Come spiegano da Ansa, la nomofobia "colpisce per lo più giovani tra i 18 e 25 anni, con bassa autostima e problemi relazionali. Chi ne è colpito può arrivare a sperimentare veri e propri attacchi di panico, con tanto di vertigini, tremore, mancanza di respiro e tachicardia in caso di assenza di rete mobile o di cellulare fuori uso".

Nello specifico dei numeri, l'ente di ricerca britannico Yougov ha provato a quantificare le persone che presentano questi problemi. Secondo ricercatrici e ricercatori, "più di 6 ragazzi su 10 tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia dello smartphone, e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53%) tendono a manifestare stati d'ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete".

Non è un caso se moltissime persone, soprattutto facenti parte della Gen Z, stiano optando per i dumbphone (che scimmiottano gli "smart" phone, dato che "dump" significa "scemo"): niente social, solo foto e una versione base di WhatsApp, proprio per eliminare il problema alla radice eliminando ogni possibilità di distrazione e dipendenza.

La psicoterapia

Essendo un fenomeno in forte crescita, destinato ad aumentare di pari passo con le novità tecnologiche, è necessario trovare una soluzione. Lo afferma anche lo psicologo Giuseppe Rombolà Corsini, vice direttore della scuola di psicoterapia Erich Fromm. "Un intervento utile", dice, "può essere quello della psicoterapia". In particolare, lui suggerisce una tecnica specifica come lo psicodramma, "terapia di gruppo che spinge il soggetto a compiere un'azione che in qualche modo possa richiamare la sua storia personale".

Un metodo utile per superare la dipendenza

Esistono però anche alcuni metodi che quotidianamente possono essere messi in pratica per superare la dipendenza, mitigarla o prevenirla. Secondo Arthur C. Brooks, autore di un articolo pubblicato su The Atlantic, non bastano infatti la buona volontà o il fissare limiti di tempo che possono facilmente essere aggirati, "ma di sviluppare abitudini precise e concrete per sostituirne altre, poco salutari, che ci tengono incollati al telefono".

Per questo, suggerisce una serie di accorgimenti e attenzioni da mettere in atto per rendere la dipendenza (che varia da persona a persona) più gestibile.

  • Prima di tutto, va prestata davvero attenzione quando si scrollano i social. Per quanto tempo lo fai perché lo vuoi? E quando invece solo per noia o per automatismo? Meglio scegliere dei momenti della giornata in cui farlo concentrandosi su quello, dedicando al cellulare qualche minuto. Con consapevolezza.
  • Disattivare le notifiche può poi essere una soluzione utile. Non per le funzioni necessarie (mail durante la giornata lavorativa, telefonate o messaggini), ma quelle relative a social network o applicazioni secondarie possono essere messe da parte.
  • Infine, ottimo è mettere della distanza tra te e il cellulare. Non sempre, ma quantomeno in alcuni momenti della giornata, come i pasti o la notte. Meglio lasciarlo in carica in cucina o salotto, quindi, piuttosto che in camera. E durante le ore di pranzo e cena lo smartphone può tranquillamente stare riposto in un mobiletto.

Anche la giornalista Catherine Price ha provato a indagare il fenomeno e a trovare una soluzione. Le sue considerazioni sono contenute nel libro How to break up with your phone (ovvero "come rompere con il tuo cellulare") e anche in questo caso la consapevolezza è la chiave di tutto. La maggior parte delle volte, infatti, apriamo i social e scrolliamo per noia o per automatismo. Secondo l'autrice, basterebbe invece provare a porsi delle domande nel momento in cui sblocchiamo il telefono: lo stiamo facendo per noia? Vogliamo guardare qualcosa di specifico perché ne abbiamo bisogno? Cosa speriamo di ottenere, a livello di ricompensa? Da cosa fuggiamo? Le risposte a queste domande dovrebbero dissuaderci dal continuare a sbloccare compulsivamente il telefono, se non al vero bisogno.