“È uno dei momenti più felici della mia vita”. A dirlo è Richard Slayman, il primo uomo al mondo ad aver ricevuto un trapianto di rene proveniente da un maiale geneticamente modificato.
È felice, "Rick" non solo perché sta bene, l’intervento ha avuto successo e l’organo non sta dando problemi anzi, sembra funzionare in maniera perfetta.
Quelle parole Rick, 62 anni, le ha pronunciate all’uscita dai reparti del Massachusetts General Hospital di Boston. Nella giornata di mercoledì infatti è stato dimesso ed è tornato a casa.
“Sono entusiasta di riprendere a trascorrere del tempo con la mia famiglia, i miei amici e le persone care senza il peso della dialisi che ha influenzato la mia qualità di vita per molti anni. Voglio infine ringraziare chiunque abbia visto la mia storia e mi abbia inviato gli auguri, soprattutto i pazienti in attesa di trapianto di rene. Oggi segna un nuovo inizio non solo per me, ma anche per loro. Il mio recupero sta procedendo senza intoppi” si legge nella nota ufficiale rilasciata dal MGH.
Rick, come ti avevo raccontato, era affetto da diabete di tipo 2 e ipertensione e per 7 anni era stato costretto a ricorrere alla dialisi fino a quando, nel 2018, era riuscito finalmente ad accedere a un trapianto di rene da un donatore deceduto.
A distanza di 5 anni però l’organo aveva cominciato a mostrare segni di cedimento e alla fine Rick era stato costretto a tornare ai dialisi e d aspettare un altro organo, che verosimilmente non sarebbe arrivato prima di 5 o addirittura 6 anni.
Un tempo infinto che Rick, purtroppo, non avrebbe avuto a disposizione. Per questo il neurologo che lo aveva in cura gli propose una soluzione sperimentale, come il trapianto di un rene proveniente però da un maiale geneticamente modificato.
L’organo animale è stato dunque modificato attraverso le forbici molecolari in modo da rimuovere i geni suini potenzialmente dannosi aggiungendo invece dei geni umani in grado di migliorare la compatibilità con l’organismo del paziente.
Lo xenotrapianto da record eseguito per salvare Rick rientrava in un protocollo denominato “uso compassionevole”, riservato cioè a quei trattamenti sperimentali a cui accedono pazienti affetti da malattie o condizioni gravi che non hanno alternative terapeutiche.
Fonte | Massachusetts General Hospital di Boston