Specie aliene

In Argentina avanza l’epidemia di febbre Dengue: ci sono rischi per l’Europa e l’Italia?

L’epidemia di febbre Dengue avanza in Argentina, al punto che il ministero della Salute ha emesso un’allerta epidemiologica per rafforzare le misure di prevenzione atte a contenere la diffusione della zanzara Aedes aegypti. La colpa, ancora una volta, è della crisi climatica ed è per questo che seppur distante, lo scenario argentino potrebbe avere riflessi anche alle nostre latitudini.
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Kevin Ben Alì Zinati 28 Dicembre 2023
* ultima modifica il 09/01/2024

La Dengue divampa in Argentina. Al punto che il ministero della Salute ha dovuto emettere un’allerta epidemiologica.

Una comunicazione ufficiale affinché la cittadinanza presti estrema attenzione e metta in campo tutte le misure di prevenzione necessarie per contenere la diffusione della zanzara Aedes aegypti e quindi l’avanzare dell’epidemia.

E l’Europa, così come l’Italia, strabuzzano sempre di più gli occhi scrutando il rischio di uno scenario simile non poi così lontano. Ma andiamo con ordine.

Già lo scorso aprile ti avevamo raccontato che il governo di Alberto Fernández, oggi succeduto dal nuovo presidente Javier Milei, era alle prese con un’ondata anomala di casi di febbre dengue: oltre 41mila casi e 39 morti dall’inizio dell’anno, il 48,4% in più rispetto al 2020, quando i decessi erano stati 26.

Al 23 dicembre 2023, la situazione si è ulteriormente aggravata. I contagi registrati sono saliti a 135.676 e i morti a 68 ma a preoccupare, soprattutto, c’è il fatto che per la prima volta le infezioni non si sono arrestate con l’arrivo dell’inverno, anzi hanno continuato a dilagare.

Questo perché in Argentina, come in gran parte del mondo, l’inverno “vero” non c’è stato: la crisi climatica ha trasformato i mesi freddi in uno pseudo autunno con temperature più alte della media e quindi più favorevoli alla riproduzione e alla proliferazione delle zanzare responsabili del contagio. “Nelle ultime quattro settimane si osserva nel Paese una curva epidemiologica ascendente ha spiegato in una nota il ministero.

Secondo quanto riportato dai media locali, la media era di 591 casi a settimana quando nel mese precedente il numero era stato di circa 232. Per di più, il 93% delle infezioni registrate erano autoctone. Significa che chi si è infettato aveva contratto il virus nel Paese e non in seguito a viaggi in altri Paesi a rischio.

Il caso argentino può sembrare distante e quindi non di nostra “competenza” ma ieri come oggi i riflessi dell’epidemia che sta mettendo in allerta il Paese di Milei sono purtroppo già arrivati anche qui: in Europa e in Italia.

Considera che già l’anno scorso, nel Sud della Francia era stato registrato un notevole aumento di casi autoctoni che, di fatto, avevano fatto allarmare enti nazionali ed europei.

Riflettendo sui pericoli legati al nostro Paese, il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano ci aveva già spiegato che le cosiddette arbovirosi, cioè zoonosi causate da virus trasmessi dalle punture di zanzare, rappresentano un rischio "reale e concreto" anche alle nostre latitudini.

La colpa dietro i ritrovamenti di questi insetti in aree dove non si erano mai visti prima è dei viaggi, del turismo ma appunto dei cambiamenti climatici.

L’aumento delle temperature sta modificando sensibilmente le condizioni climatiche globali al punto da rendere ambienti prima inospitali delle vere e proprie “nuove case” per animali e insetti tropicali. La zanzara Aedes aegypti è una di queste.

A lei sono legate diverse patologie tra cui, appunto, la febbre dengue. Che, come probabilmente sai, è una malattia infettiva provocata dal virus omonimo che si manifesta con una sintomatologia fatta di febbre, mal di testa, eruzioni cutanee e dolori a livello muscolare e articolare.

In diversi casi l’infezione può peggiorare rapidamente, a punto da innescare gravi emorragie che possono anche condurre alla morte.

Che fare, dunque? Il consiglio del professor Pregliasco può funzionare sia per le autorità sanitarie che per noi cittadini: non facciamo allarmismo ma teniamo alta l’attenzione.

Fonte | Ministero della Salute – Argentina

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