Influenza asiatica, la pandemia del 1957 alla quale spesso viene paragonata quella di Coronavirus

Alla fine degli anni 50, una nuova epidemia uccise più di 2 milioni di persone. Si tratta dell’influenza asiatica, un altro virus respiratorio (un sottotipo dell’aviaria) che partito da Singapore ha fatto il giro del mondo. Per fortuna, dopo pochi mesi dal primo focolaio, è stato realizzato un vaccino.
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Valentina Rorato 16 Marzo 2020
* ultima modifica il 12/06/2020

Il Novecento, dopo essere stato piegato dalla famosa influenza spagnola, ha dovuto fare i conti con l’influenza asiatica. Nel 1957 si è diffuso un nuovo virus che, partito dall’Asia orientale, ha ucciso più di un milione di persone in tutto il mondo. Per fortuna si è trovato abbastanza velocemente un vaccino, che ha permesso di bloccare il diffondersi della malattia evitando il disastro epidemiologico del 1918, quando l’influenza spagnola causò la morte di 50 milioni di persone.

Cos'è l’influenza asiatica

L’influenza asiatica è il nome di una pandemia scoppiata nel febbraio 1957 a causata dal virus A/H2N2. Fu segnalato per la prima volta a Singapore, poi a Hong Kong nell'aprile del 1957 e, durante l’estate, in alcune città costiere degli Stati Uniti. Ovviamente raggiunge anche l’Europa: il Paese del Vecchio Continente più colpito fu il Regno Unito. Il numero stimato di decessi varia da 1 a 4 milioni in tutto il mondo (tra i 70.000 e 116.000 solo negli Stati Uniti). Alcuni studi contemporanei dell’Oms hanno sostenuto che i morti fossero in realtà circa 2 milioni in tutto il mondo. L’asiatica colpì soprattutto le persone affette da patologie croniche o, comunque, anziane.

I sintomi

I sintomi dell’influenza asiatica sono simili a molti altri ceppi influenzali. I più frequenti furono:

  • febbre
  • dolori muscolari
  • brividi
  • tosse
  • debolezza
  • perdita di appetito
  • tosse secca
  • mal di gola
  • difficoltà respiratorie

La differenza tra questa e la classica influenza stagionale sta nei tempi di recupero: per riprendersi le persone potevano aver bisogno di numerose settimane.

Le cause

La causa dell’influenza asiatica, che trattasi di un’infezione aviaria, è un sottotipo del virus H2N2 di tipo A. Questo virus si è evoluto attraverso il passaggio antigenico in H3N2 che ha causato una pandemia più lieve tra il 1968 e il 1969. Sia i ceppi pandemici H2N2 sia quelli H3N2 contenevano segmenti di RNA del virus dell'influenza aviaria. Ciò li distingue da virus della spagnola, l’H1N1, totalmente di origine aviaria.

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Le complicanze

Quello che rende molto pericolosa l’influenza asiatica sono proprio le complicazioni, che possono essere fatali nei soggetti più fragile, perché possono insorgere polmonite, convulsioni, insufficienza cardiaca e, ovviamente, morte. Pare che chi non sia stato infettato avesse degli anticorpi protettivi di altri ceppi di influenza strettamente correlati a questa. È dunque probabile che. seppur sia stata un’epidemia importante, per questo motivo non abbia causato i grandi numeri di quella spagnola.

La cura

Una vera e propria cura contro l’influenza asiatica non c’è stata e non c’è neppure oggi. Nel 1957, l’anno in cui scoppiò l’epidemia, fu prodotto dall’Istituto di microbiologia di Wright-Fleming di Londra, nell’arco di pochissimi mesi, il vaccino che fermò la pandemia. Inoltre, la disponibilità di antibiotici per il trattamento delle infezioni secondarie hanno limitato la diffusione e la mortalità.

L'epidemia

L’epidemia dell’influenza asiatica ha preso il via nel 1957, per concludersi a livello mondiale nel 1958. È stato un evento molto istruttivo perché per la prima volta il mondo moderno, anche forte di una medicina capace e innovativa, ha saputo contenere l’epidemia a differenza di quanto successe nel 1918, quando la spagnola causò oltre 50milioni di morti.

Il virus della pandemia del 1957 fu rapidamente identificato, grazie ai progressi della tecnologia scientifica, e già nell'agosto dello stesso anno fu disponibile un primo vaccino. Gli esperti dell’OMS si resero conto che i Paesi coinvolti maggiormente furono quelli dove si tennero i maggiori raduni pubblici, dalle conferenze ai festival. E che la chiusura delle scuole fosse fondamentale per evitare le aggregazioni.

Nel dicembre del 1957, la pandemia sembra volta al termine, soprattutto negli Stati Uniti. Tuttavia, tra gennaio e febbraio del 1958, ci fu un'altra ondata di malattia tra gli anziani. Fu un chiaro esempio di quanto sia pericolosa la "seconda ondata" di infezioni può svilupparsi durante una pandemia, quando la soglia di attenzione inizia a calare. La malattia colpisce prima un gruppo di persone, le infezioni sembrano diminuire e poi le infezioni aumentano in una diversa parte della popolazione.

Fonte | CDC

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