La vaccinazione frazionata? Secondo il dottor Zancanaro è “lo strumento sicuro per immunizzare anche chi è allergico all’eccipiente”

L’allergologo dell’ospedale dell’Angelo di Mestre ha spiegato che l’allergia al polietilenglicole, eccipiente del vaccino anti-Covid, è una circostanza molto rara e che, in ogni caso, non preclude la vaccinazione. La soluzione è dividere le dosi di vaccino in due iniezioni somministrate a distanza di 20 minuti l’una dall’altra.
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Kevin Ben Alì Zinati 3 Novembre 2021
* ultima modifica il 03/11/2021
In collaborazione con il Dott. Andrea Zancanaro Specialista in allergologia, immunologia clinica e medicina interna presso l’Unita Operativa di medicina interna dell’ospedale dell’Angelo di Mestre

Dietro al «no» che molti hanno frapposto tra sé e la vaccinazione anti-Covid c’è una concatenazione di pensieri: frequente ma sbagliata e trainata per lo più dalla paura e dalla disinformazione. E cioè che le persone allergiche rischiano gravi reazioni avverse se si sottopongono al vaccino.

Che i pericoli per gli allergici fossero in gran parte ingiustificati ce l’aveva già raccontato la dottoressa Patrizia Bonadonna: poche infatti sono le allergie che possono davvero interagire con il vaccino anti-Covid. Anzi, ad oggi solo una sarebbe classificata come rischiosa: quella all’eccipiente.

Ovvero quella sostanza liquida e farmacologicamente inattiva in cui viene sciolto il farmaco affinché sia più facile e agevole da somministrare o farlo assorbire dall’organismo.

Anche in questo caso, però, una soluzione c’è. Si chiama vaccinazione frazionata ed è “una metodica tanto facile quanto sicura come l’ha definita il dottor Andrea Zancanaro, specialista in allergologia, immunologia clinica e medicina interna presso l’Unita Operativa di medicina interna dell’ospedale dell’Angelo di Mestre.

Forse il suo nome non ti è nuovo perché nelle scorse settimane proprio con questa tecnica ha vaccinato un ragazzo di 27 anni risultato allergico al polietilenglicole, l’ingrediente necessario per stabilizzare la molecola del vaccino.

La vaccinazione del giovane Imad Rouita, come di altre due persone, è stata facile e ha previsto “il frazionamento di una dose normale di un vaccino, pari a 0,3 millilitri, in due dosi, una da 0,05ml e un’altra da 0,25ml somministrata a distanza di una ventina di minuti”. Questo ripetuto per entrambe le iniezioni previste.

I 20 minuti aspettati rappresentano tempistica minima rispettata per prassi affinché l’efficacia del vaccino resti inalterata. E così è stato: “Abbiamo valutato con un test sierologico gli anticorpi dei pazienti vaccinati in questo modo – ha spiegato il dottor Zancanaro – E abbiamo osservato che ha funzionato molto bene: tutti sono risultati perfettamente immunizzati”. 

La vaccinazione frazionata è una metodica tanto facile quanto sicura

Dottor Andrea Zancanaro, allergologo ospedale dell'Angelo di Mestre

L’allergologo ha anche confermato che a livello di sicurezza la vaccinazione frazionata è equiparabile a quella normale e che non ci sono controindicazioni o rischi aggiuntivi. “I pazienti in cui l’abbiamo praticata erano allergici all’eccipiente e per questo in base alle linee guida internazionali avrebbero dovuto essere esclusi. Queste persone invece hanno insistito per avere il vaccino e una volta informate sui potenziali rischi correlati l’hanno comunque ricevuto senza patire nemmeno una minima reazione”. 

A guardarla bene, la somministrazione del vaccino in dosi frazionate appare come un’opportunità importante. Uno strumento per vaccinare anche gli allergici realmente a rischio e non lasciar fuori nessuno: fatta eccezione chi, per ragioni mediche, risulti esente.

Nella parole dell’allergologo mestrino, la vaccinazione frazionata risulta insomma un alleato decisivo per ridimensionare il timore degli allergici verso il vaccino. “Almeno un quinto della popolazione ha paura e i nostri laboratori sono sommersi da richieste di controlli che spesso risultano poi infondati. In realtà l’allergia, qualsiasi essa sia, non sembra proprio essere un problema. Solo quella all’eccipiente può effettivamente rappresentare un rischio.

Questa metodica è efficace quanto la vaccinazione standard e non comporta alcun rischio aggiuntivo

Scoprirsi allergici al polietilenglicole non è facile e molto spesso può capitare per caso, come successo al 27enne di Mestre o allo stesso dottor Zancanaro: “Il primo caso nella mia carriera l’ho trovato 3 anni fa, ancora prima della pandemia, in un paziente che avuto un’inaspettata reazione al lassativo contenente questo eccipiente”. 

Solo dopo un’accurata ricerca nella letteratura scientifica l’allergologo ha scoperto che si tratta comunque di una circostanza molto rara: “Altri casi simili esistono ma ad oggi non c’era una vera e propria statistica perché è un’allergia talmente rara che non si è ancora indagata a fondo”. 

Se una persona non sapesse di essere allergica all’eccipiente e si sottoponesse lo stesso alla vaccinazione anti-Covid potrebbe incorrere in disturbi addominali mediani, in una forma di orticaria generalizzata o di un angioedema, ovvero uno stato di gonfiore sottocutaneo a livello di labbra e occhi, tutto “unito magari anche qualche altro sintomi di accompagnamento come mancanza di respiro o calo di pressione”. 

L'allergia al polietilenglicole è una condizione così rara che ad oggi non esiste una casistica specifica

Dott. Andrea Zancanaro, allergologo ospedale dell'Angelo di Mestre

Ma anche capitasse, non sarebbe comunque il caso di preoccuparsi dice Zancanaro: “Dopo quasi 7 miliardi di vaccinazioni effettuate in tutto il mondo, l’incidenza di anafilassi al vaccino è di 3 casi su un milione. E nessuno di questi è risultato letale. Tutte le reazioni registrate si sono risolte senza nessuna sequela nell’arco delle 24 ore”. 

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