Le origini del Carnevale: significato e tradizioni della festa più allegra dell’anno

Solenni banchetti, maschere, travestimenti, personaggi tradizionali, battaglie di arance, carri allegorici, dolci tipici. Forse conosci il Carnevale soltanto come la festa in cui, una volta all’anno, “licet insanire”. Ma le sue origini sono molto profonde e le sue tradizioni secolari. Vuoi saperne qualcosa in più?
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Sara Del Dot 5 Marzo 2019

Per tutti, Carnevale è colori, luci, maschere, coriandoli, carri, sfilate e danze per le strade della città. Ogni anno, nel mondo, decine di migliaia di persone indossano i panni di qualcun altro per uno, due, tre giorni trasformando la propria città in una grande esplosione di festeggiamenti. Basti pensare a Venezia, Rio De Janeiro, New Orleans, Notting Hill. Tutte celebrazioni uniche nel loro genere, con le loro tradizioni e i loro travestimenti. Non tutti però conoscono le origini di questa festa, il perché si festeggi ogni anno in giornate diverse e a quali tradizioni è collegata.

In realtà, molte informazioni sono ancora oggi poco chiare e imprecise, come ad esempio il significato del nome. C’è chi lo associa all'espressione “car navalis”, il rito della nave sacra portata in processione, chi a “carnem levare”, ovvero eliminare la carne o ancora “carne vale” (carne, addio) per indicare il fatto che il giorno dopo il Martedì grasso, ovvero il Mercoledì delle ceneri, inizia il digiuno quaresimale. Il Carnevale infatti è oggi riconosciuto come una festività legata alle tradizioni cattoliche, in particolare alla Pasqua, tuttavia le sue radici affondano in culture ben più antiche.

Alle origini del Carnevale

L’idea di festeggiare in modo sfrenato utilizzando delle maschere per essere qualcun altro anche solo per un giorno, era già ben radicata nelle culture degli antichi Greci e Romani. Seppur in modo molto diverso da oggi, anche allora era sancito un periodo dell’anno in cui era possibile lasciarsi scivolare nella follia e nella perdizione, una celebrazione in cui l’ordine sociale poteva essere sovvertito e tutti potevano essere chi desideravano senza essere riconosciuti. Nell’antica Grecia, feste di questo genere sono state identificate con le Dionisiache, celebrazioni pagane dedicata al dio Dioniso, nel corso delle quali tutte le attività lavorative cessavano affinché tutti potessero dedicarsi completamente al vino e al divertimento. Addirittura, pare che in quel periodo venissero liberati anche i prigionieri, che partecipavano ai banchetti e alle danze godendosi un giorno di libertà. Nella cultura Romana, invece, c’erano i Saturnali, e anche in questo caso si parla di banchetti a cui tutti i cittadini, senza distinzione, potevano prendere parte. Anche qui, tutti in un’atmosfera di totale libertà grazie all’ausilio delle maschere.

Anche nel Medioevo erano diffusi festeggiamenti di questo genere, sempre con maschere e solenni banchetti, in cui tutti i partecipanti si scambiavano i ruoli: gli uomini diventavano donne, le donne uomini, i poveri ricchi e viceversa. Durante il Rinascimento, a Firenze, iniziarono a essere organizzate mascherate sui carri, chiamate trionfi, che rivisitavano in chiave scherzosa e satirica le celebrazioni dedicate ai generali che tornavano trionfanti dalla guerra. Nel corso del ‘700, iniziarono a essere introdotte sulla scena maschere poi divenute tradizionali, come quelle di Arlecchino e Pulcinella, che prenderanno il loro posto all’interno della tradizione carnascialesca.

Il Carnevale che conosci

Il Carnevale come lo conosciamo noi è oggi riconosciuto come una festività di origine cristiana. Nella tradizione cattolica, infatti, viene identificato con i festeggiamenti che anticipano il periodo di Quaresima e quindi di Pasqua, che è una festa mobile (ovvero non cade ogni anno nella stessa data). I festeggiamenti più intensi, infatti, vanno da giovedì grasso fino al martedì successivo (martedì grasso), che è il giorno precedente al mercoledì delle ceneri, ovvero il primo giorno di Quaresima. Quest’anno, il Giovedì grasso cade il 28 febbraio e la festa si conclude quindi il 5 marzo, Martedì grasso.

Le maschere nella tradizione italiana

Arlecchino, Pulcinella, Meneghino, Balanzone, Tartaglia.. Se sei un appassionato di questa festa le conosci sicuramente tutte alla perfezione. Se non sei tanto esperto, devi sapere che le maschere regionali italiane hanno diverse origini. Alcune nascono dal teatro dei burattini, altre dalla Commedia dell’arte, altre rappresentano l’eredità di tradizioni arcaiche e altre ancora sono nate apposta per il Carnevale. Ogni regione ne ha una o più di una, e ciascuna di loro ha una storia, un carattere, una personalità. Anche se oggi non vengono più indossate come un tempo, queste maschere rappresentano una parte molto importante nella tradizione carnevalesca italiana e nella sua cultura in generale.

Tradizioni del Carnevale

Le tradizioni del periodo di Carnevale sono tantissime e coinvolgono sia i travestimenti, sia le celebrazioni, sia la gastronomia. Basti pensare che di questa festa, come la conosciamo noi, si hanno testimonianze già a partire dal 1094, grazie a un documento in cui venivano citati eventi pubblici nei giorni subito precedenti alla Quaresima, anche se è dal 1296 che la festa del Carnevale viene ufficializzata in un editto dal Senato italiano, che dichiara festivo il giorno precedente alla Quaresima. Sicuramente se pensiamo a questa festa e a come viverla nel modo più “classico” non può non venirti in mente il Carnevale di Venezia, uno dei più conosciuti in Italia e nel mondo. Se desideri immergerti totalmente nella tradizione carnascialesca, è lì che devi andare, ed è lì che troverai quello che stai cercando. A cominciare dal tradizionale Volo dell’angelo in Piazza san Marco, in cui un giovane si libra sulla folla scendendo a terra dal campanile.

Ma quello di Venezia non è certo l’unico Carnevale con una tradizione secolare e tuttora in auge. A Viareggio, ogni anno, tre colpi di cannone segnano l’inizio di una festa che durerà un mese intero, in cui imponenti carri allegorici sfileranno lungo il mare, sempre caratterizzati da un tema di satira politica e sociale. A questi eventi se ne aggiungono tanti altri come Fano, Putignano, Cento e Ivrea, quest’ultimo caratterizzato dalla tradizionale Battaglia delle Arance, un combattimento in memoria della ribellione del popolo di Ivrea in cui ci si scaglia addosso delle enormi arance.

Parlando di cibo, nei giorni che vanno da giovedì e martedì grasso non possono assolutamente mancare in tavola i classici dolci del Carnevale, che variano anch’esse da regione a regione: per citarne alcuni, ci sono le chiacchiere, le castagnole, la pignolata e la cicerchia.