Malattia X, per Ilaria Capua arriverà e potrebbe anche essere più aggressiva del Covid-19: cosa significa questa termine e cosa rischiamo

Secondo la virologa Ilaria Capua, la malattia X è qualcosa che prima o poi arriverà e anche se oggi ancora non si sa bene cosa sarà, potrebbe comunque essere ancora più aggressivo del Covid-19. Coniato nel 2018 dall’Oms, quella di Malattia X è un’etichetta che indica alcune condizioni infettive – batteriche o virali – di cui oggi non abbiamo nozione ma che però potrebbero essere capaci di diffondersi nella popolazione umana causando un’epidemia o addirittura una pandemia.
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Kevin Ben Alì Zinati 21 Marzo 2024
* ultima modifica il 21/03/2024

Non è una questione di «se», perché la prossima pandemia non è un dubbio. È semmai una certezza di cui la scienza ci aveva avvertito anche prima del Covid-19 e che non ha mai smesso di ribadire.

Neanche dopo che le misure di restrizione sono cadute, lo stato di emergenza è stato spento e ci siamo ripresi la nostra agognata normalità.

C’è da dibattere, quindi, sul «quando» una nuova malattia sconosciuta farà l’ingresso nelle nostre vite, anche se fare delle previsioni sul giorno, il mese o l’anno in cui ci troveremo faccia a faccia con un agente patogeno quasi dimenticato o mai visto prima è scientificamente controverso.

Il punto oggi piuttosto è cercare di averne coscienza e lavorare per farsi trovare pronti, perché succederà. Le pandemie hanno una cadenza regolare nel tempo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità insiste da tempo sulla necessità di mantenere attiva la sorveglianza verso la continua espansione delle vecchie-nuove malattie a cui stiamo assistendo anche grazie agli effetti della crisi climatica.

Mentre assistiamo al dilagare della dengue in America Latina e alle prime misure di sorveglianza messe in campo da paesi europei come l’Italia, ci ha pensato la professoressa Ilaria Capua a richiamare l’attenzione.

In una recente intervista, la virologa della John Hopkins University di Bologna ha spiegato che “la malattia X è qualcosa che prima o poi arriverà. Non si sa che cosa, ma succederа. E potrebbe essere ancora più aggressivo del Covid”.

La recentissima esperienza con Covid-19 non va dimentica, dice. Serve ricordare quanto ci è costata e cosa ci ha insegnato.

La consapevolezza che siamo vulnerabili, i rischi di oltrepassare i confini umani entrando strabordando in territori «selvaggi», l’importanza della prevenzione concretizzata in gesti semplici come il frequente lavaggio delle mani o l’utilizzo della mascherina. La capacità della scienza di reagire in tempi rapidi, la necessità di pensare e agire non come individui ma come popolo interconnesso con tutto ciò che ci circonda.

Eppure anche lei, da più parti, vede quella che ha definito una una sorta di amnesia collettiva. Come se moltissimi di noi avessero rimosso gli ultimi 3 anni di vita perché troppo bui e dolorosi: un colpo di spugna chirurgicamente preciso per sopravvivere.

Questo però non va bene non solo perché Sars-CoV-2 è ancora qui con noi e altre malattie prima mai viste a queste latitudini stanno cominciando ad affacciarsi ai nostri confini. Là fuori, infatti, c’è un altro potrebbe essere pronto a prendere il suo posto, la cosiddetta malattia X.

Questo termine, coniato dall’Oms nel 2018, indica una patologia che ancora non esiste ma che potrebbe arrivare. «Malattia X» è un’etichetta per  riferirsi ad alcune condizioni infettive di cui oggi non abbiamo nozione che però potrebbero essere capaci di diffondersi nella popolazione umana causando un’epidemia o addirittura una pandemia.

Più che un termine medico-scientifico, malattia X è quindi un monito a governi e autorità sanitarie per tenere alta la guardia e non sottovalutare nulla.

Rappresenta un modo per spingere le persone ad assumere un atteggiamento proattivo per iniziare a pensare ai rischi connessi agli agenti virali.

Agire in anticipo significa aumentare la nostra resilienza oltreché la capacità di reazione.

Quale potrebbe essere la malattia X? Difficile a dirsi, anche la professoressa Capua non si è sbilanciata. La grande famiglia dei coronavirus a lungo è stata considerata tra i principali contendenti per produrre una nuova pandemia e quanto avvenuto con Sars-CoV-2 ne ha confermato il potenziale.

Che cosa potremmo fare contro la malattia X? Molto dipende dalla natura dell’agente patogeno da cui partirà, ma è certo che l’ultima pandemia ci ha fornito diversi strumenti, a partire dai vaccini a mRna. Secondo la professoressa Capua servirà comunque una capacità di risposta rapida e efficace, basata su un piano pandemico prefissato e standardizzato.

Esattamente quello su cui, finalmente, anche il nostro governo sta lavorando.

Fonte | Organizzazione Mondiale della Sanità; Johns Hopkins University

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