
Il tema della salute mentale è sempre più scottante. Nelle aziende se ne sta iniziando a parlare, così come della sostenibilità ambientale. Saprai anche molto bene però, che per qualsiasi soggetto economico, la comunicazione è fondamentale per crearsi una reputazione e per influenzare le sorti del business, per cui, come si è diffuso il greenwashing, così si sta diffondendo il mental health washing. Entrambi i fenomeni hanno come presupposto la costruzione di un'immagine di sé positiva ma ingannevole, da una parte l'argomento è la sostenibilità, dall'altra l'attenzione alla salute mentale. Si tratta nei due casi di tentativi di migliorare la propria immagine a cui non seguono delle azioni concrete.
Accade, quindi, che alcuni dipendenti abbiano accusato la propria azienda di mental health washing e la percentuale sembra essere anche sostanziosa. Un sondaggio realizzato nel Regno Unito e riportato recentemente da Business Leader spiega che il 79% dei lavoratori intervistati non crede al proprio datore di lavoro quando parla di salute mentale o dice di voler proporre iniziative per migliorarla. Lo studio ha coinvolto più di 1000 dipendenti e dimostra come un quinto (il 19%) delle aziende quotate al FTSE 100 (l’indice azionario delle 100 società più capitalizzate quotate al London Stock Exchange) si è dimostrata attiva sui social parlando di salute mentale nelle giornate di sensibilizzazione, senza, però, menzionare l'argomento negli altri giorni dell'anno.
Il benessere mentale è ormai reputato un filtro anche nella scelta del lavoro, esattamente come lo sono lo stipendio, la lontananza dalla sede e la possibilità di carriera. Il Workplace Wellness Survey 2023 pubblicato lo scorso ottobre dall'Employee Benefit Research Institute (EBRI), rivela che il 74% dei lavoratori americani è moderatamente o altamente preoccupato per il proprio benessere sul posto di lavoro. Un quarto valuta la propria salute mentale come equa o scarsa e più della metà dei lavoratori ritiene che avere dei benefici per la salute mentale sia diventato più urgente nell'ultimo anno.
Quanto sia fondamentale il benessere psicologico a lavoro è evidente e soprattutto la Gen Z se ne sta rendendo conto. Ti avevamo già parlato dei fenomeni del quiet quitting e della tiktoker Brielle Asero che, nella sua genuinità, ha sollevato un tema trattato molto più raramente tra le generazioni più adulte. La necessità di aumentare la produzione e di inseguire gli obiettivi delle aziende sempre più competitive hanno per anni portato i lavoratori a carichi mentali non sempre sostenibili e ora sta diventando parte del senso comune. Così tanto che si arriva a mentire pubblicamente pur di seguire il trend dell'attenzione alla mental health dei dipendenti. Festeggiare la Giornata della salute mentale non serve a nulla se poi le dinamiche restano tossiche e le ore di lavoro ben oltre il consentito. Così come per accaduto per il greenwashing, il mental health washing dovrà essere oggetto di attenzione e di sanzione ove necessita.
Fonte | Business Leader; EBRI