mental health washing

Mental health washing: cos’è e come riconoscere il greenwashing della salute mentale

Sempre più persone, soprattutto dopo la pandemia, stanno rivolgendo molta attenzione alla propria salute mentale, principalmente sul posto di lavoro. Ma come accade con i nuovi trend, alcune aziende se ne stanno approfittando e annunciano pubblicamente iniziative a sostegno del benessere, parole a cui non seguono i fatti. E i lavoratori le stanno accusando di mental health washing.
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Evelyn Novello 15 Novembre 2023

Il tema della salute mentale è sempre più scottante. Nelle aziende se ne sta iniziando a parlare, così come della sostenibilità ambientale. Saprai anche molto bene però, che per qualsiasi soggetto economico, la comunicazione è fondamentale per crearsi una reputazione e per influenzare le sorti del business, per cui, come si è diffuso il greenwashing, così si sta diffondendo il mental health washing. Entrambi i fenomeni hanno come presupposto la costruzione di un'immagine di sé positiva ma ingannevole, da una parte l'argomento è la sostenibilità, dall'altra l'attenzione alla salute mentale. Si tratta nei due casi di tentativi di migliorare la propria immagine a cui non seguono delle azioni concrete.

Accade, quindi, che alcuni dipendenti abbiano accusato la propria azienda di mental health washing e la percentuale sembra essere anche sostanziosa. Un sondaggio realizzato nel Regno Unito e riportato recentemente da Business Leader spiega che il 79% dei lavoratori intervistati non crede al proprio datore di lavoro quando parla di salute mentale o dice di voler proporre iniziative per migliorarla. Lo studio ha coinvolto più di 1000 dipendenti e dimostra come un quinto (il 19%) delle aziende quotate al FTSE 100 (l’indice azionario delle 100 società più capitalizzate quotate al London Stock Exchange) si è dimostrata attiva sui social parlando di salute mentale nelle giornate di sensibilizzazione, senza, però, menzionare l'argomento negli altri giorni dell'anno.

Il benessere mentale è ormai reputato un filtro anche nella scelta del lavoro, esattamente come lo sono lo stipendio, la lontananza dalla sede e la possibilità di carriera. Il Workplace Wellness Survey 2023 pubblicato lo scorso ottobre dall'Employee Benefit Research Institute (EBRI), rivela che il 74% dei lavoratori americani è moderatamente o altamente preoccupato per il proprio benessere sul posto di lavoro. Un quarto valuta la propria salute mentale come equa o scarsa e più della metà dei lavoratori ritiene che avere dei benefici per la salute mentale sia diventato più urgente nell'ultimo anno.

Quanto sia fondamentale il benessere psicologico a lavoro è evidente e soprattutto la Gen Z se ne sta rendendo conto. Ti avevamo già parlato dei fenomeni del quiet quitting e della tiktoker Brielle Asero che, nella sua genuinità, ha sollevato un tema trattato molto più raramente tra le generazioni più adulte. La necessità di aumentare la produzione e di inseguire gli obiettivi delle aziende sempre più competitive hanno per anni portato i lavoratori a carichi mentali non sempre sostenibili e ora sta diventando parte del senso comune. Così tanto che si arriva a mentire pubblicamente pur di seguire il trend dell'attenzione alla mental health dei dipendenti. Festeggiare la Giornata della salute mentale non serve a nulla se poi le dinamiche restano tossiche e le ore di lavoro ben oltre il consentito. Così come per accaduto per il greenwashing, il mental health washing dovrà essere oggetto di attenzione e di sanzione ove necessita.

Fonte | Business Leader; EBRI