Non c’è solo Sars-CoV-2: un purificatore in casa può salvarci anche dai grandi effetti nocivi dell’inquinamento indoor

Sistemi di purificazione e filtraggio dell’aria all’interno delle stanze di casa sono ottime soluzioni per abbatter i rischi legati all’inquinamento domestico: una «piaga» sociale responsabile del 2,7% delle malattie del mondo e del 4,6% delle morti per tutte le cause nei bambini da 0 a 4 anni a livello globale sulla quale, però, ciascuno di noi può avere un margine di controllo.
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Kevin Ben Alì Zinati 15 Settembre 2022
* ultima modifica il 15/09/2022
In collaborazione con il Prof. Giorgio Buonanno Professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale all’Università di Cassino

C’è una lezione che la pandemia avrebbe dovuto fissarci in testa e che stiamo invece dimenticando. Sto parlando del tenere le finestre aperte e puntare su un continuo e costante ricambio dell’aria all’interno degli ambienti chiusi.

A dir la verità questa lezione è rimasta per diversi mesi stampata nella memoria e nelle pratiche quotidiane di moltissimi di noi. Durante la prima dura convivenza con Sars-CoV-2 sai bene che il ricambio dell’aria è stato letteralmente salvifico.

Pensa agli uffici pubblici, ai negozi, ai mezzi di trasporto: un’aria salubre e costantemente «ripulita» attraverso sistemi di areazione come la ventilazione meccanica controllata o le semplici finestre aperte ha contribuito a contrastare un virus capace di diffondersi e contagiare proprio spostandosi nell’aria.

Oggi però lo scenario è diverso. La pandemia fa un po’ meno paura, le restrizioni sono svanite, sono arrivati anche i vaccini bivalenti adattati alla contagiosissima variante Omicron e come spesso succede, alcune cose che non avrebbero dovuto essere dimenticate sono purtroppo andate perdute. O quantomeno rischiano di esserlo.

Un’aria pulita, infatti, non è utile solo contro un virus ma è uno gli alleati indispensabili anche per tenere a bada un altro avversario invisibile e ugualmente pericoloso come l’inquinamento indoor.

La pessima qualità dell’aria che respiriamo è una «piaga» che affrontiamo da ancora prima di incontrare Sars-CoV-2. Pensa che ad oggi a livello globale è responsabile del 2,7% delle malattie note e del 4,6% delle morti per tutte le cause nei bambini da 0 a 4 anni.

Rispetto al virus, però, quella contro l’inquinamento indoor è una sfida in cui ognuno di noi può davvero giocare un ruolo determinate. Per usare le parole di Giorgio Buonanno, professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale all’Università di Cassino, quando si parla di inquinamento indoor “il destino è nelle nostre mani”.

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Se ci pensi, infatti, la prima fonte di inquinamento degli spazi chiusi sono proprio le abitudini domestiche di ciascuno di noi. Comportamenti sui quali abbiamo un certo grado di controllo. “Dentro casa il primo nemico da cui guardarsi è ogni forma di combustione, anche quelle che riteniamo naturali come il camino.

Lo stesso vale per attività banali eppure rischiose come cucinare: “Mentre si sta ai fornelli si emettono grandi quantità enorme di particelle inquinanti e molto spesso non ci si «ricordara» di attivare le ventole (le famose cappe) o vari sistemi di aerazione ha spiegato il prof Buonanno.

Altre abitudini poco sicure sono per esempio l’utilizzo di candele, dato che vi è sempre combustione, oppure di detersivi particolarmente concentrati per pulire casa.

Se stai pensando al fumo di sigarette, posso dirti che in parte hai ragione. La combustione da tabacco all’interno di luoghi è sicuramente dannosa, specialmente per la persona fumatrice.

Da quando però la Legge Sirchia nel 2003 ha vietato il fumo all’interno di luoghi pubblici chiusi, si è un po’ persa, per fortuna, anche l’abitudine di fumare all’interno di case e abitazioni.

L’inquinamento indoor, tuttavia non proviene solo «da dentro» ma anche dall’esterno. Se una casa si trova in una zona esposta ad inquinanti, come una strada molto trafficata, aprire le finestre non può diventare una soluzione efficace. Anzi, in quello come altri casi, devono restare sigillate.

Il problema resta sempre lo stesso: come agire? Come tenere pulita l’aria di un ambiente chiuso?  Di una stanza? Della propria casa? “Oltre a intervenire sulla sorgente degli inquinanti limitandone le emissioni, bisogna intervenire sull’aria che è in ambiente”. Spazio, quindi, ai famosi purificatori. Quei dispositivi cioè che filtrano l’aria raccogliendo e trattenendo al loro interno le particelle inquinanti per reimmettere nella stanza aria «pulita».

È chiaro che l’efficacia di questi strumenti dipende dalla portata, dal volume di aria necessario e dalle dimensioni della stanza ma, ha precisato il fisico, “possono davvero fare la differenza”.

Una miglior qualità dell’aria degli ambienti interni vorrebbe dire, per esempio, ridurre il rischio di patologie come l’asma bronchiale (che nei bambini e negli adolescenti causa oltre 160mila casi all’anno), la BPCO ma anche gli ictus.

Per di più, dotare la propria abitazione di sistemi di purificazione dell’aria è una soluzione facile e pure economicamente accessibile. Anche perché non sono necessari ricambi d’aria elevati come servirebbero, per esempio, per un’aula di scuola.

“Una classe ha un volume di circa 150 metri cubi. Significa che bisogna arrivare almeno a 6 volumi all’ora, quindi un ricambio ogni 10 minuti, per avere una buona protezione. Sei volumi-ora – ha spiegato il prof Buonanno – significa che in un’ora bisogna immettere 6 volte il volume di aria in quella classe”. Numeri che ovviamente una stanza di casa non raggiungerebbe mai. “Inoltre, non dimentichiamoci che piccole dosi di inquinanti le assumiamo sempre, ciò che dobbiamo evitare sono le sovraesposizioni.

La soluzione quindi è davvero nelle nostre mani eppure sembriamo ancora non rendercene conto. “Contro l’inquinamento indoor ciò che conta è lo stile di vita. Dotarsi di un purificatore in casa è una semplice scelta – ha concluso il fisico – Questa consapevolezza era aumentata durante le fasi critiche della pandemia: ora che il problema Covid sta scemando, sembra diminuire anche la sensibilità verso la qualità dell’aria nelle nostre case. Dobbiamo tutti quanti riprenderci quella coscienza”.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.