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Passi in avanti sulla Mis-C, il prof Marseglia: “Ora sappiamo perché colpisce solo alcuni bambini. Ma soprattutto abbiamo trovato la cura”

Un consorzio internazionale tra cui spicca il Policlinico San Matteo di Pavia ha identificato dei marcatori genetici che spiegano perché alcuni bimbi sono più vulnerabili di altri alla Mis-C. Allo stesso tempo però i ricercatori hanno confermato che la terapia con cortisone e immunoglobuline endovena è la più efficace contro l’infiammazione multisistemica.
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Kevin Ben Alì Zinati 2 Marzo 2022
* ultima modifica il 02/03/2022
In collaborazione con il Prof. Gian Luigi Marseglia Direttore della clinica pediatrica dell’Università di Pavia presso la Fondazione Ospedale San Matteo

Il riflesso della pandemia da Covid-19 nella popolazione dei bambini ha un’altra sigla: Mis-C.

La Multisystem inflammatory syndrome in children è la nuova patologia arrivata a braccetto con Sars-CoV-2 che ha preso di mira i più piccoli, loro che per lunghi tratti sono rimasti liberi dalle forme gravi dell’infezione.

Di questa iper-infiamamzione multi-organo simile ma diversa dalla sindrome Kawasaki abbiamo ancora un identikit parziale e tutto il mondo scientifico è coinvolto nella ricerca delle potenziali «chiavi» per una diagnosi precoce.

Nel puzzle per la comprensione della Mis-C però, un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui quelli del Policlinico San Matteo di Pavia, oggi ha aggiunto due nuovi pezzetti, uno più decisivo dell’altro.

In uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine i ricercatori hanno descritto per la prima volta dei marcatori genetici che confermano perché alcuni soggetti con un particolare corredo genetico siano più vulnerabili di altri. “Questo lavoro, però, ha consentito soprattutto di confermare il ruolo fondamentale del trattamento precoce fatto dalla combinazione di cortisone ad alte dosi e immunoglobuline endovena”. 

Ciò che vuol dire il professor Gian Luigi Marseglia, Direttore della clinica pediatrica dell’Università di Pavia presso la Fondazione Ospedale San Matteo è che se non siamo (ancora) in grado di sapere con certezza quali sono i soggetti più esposti al rischio della Mis-C, consociamo tuttavia la cura più efficace.

L’identikit

Sulla Mis-C sappiamo diverse cose. Sappiamo, per esempio, che non colpisce tutti ma “preferisce” generalmente i bambini in età pre-adolescienziale e adolescienzale.

Abbiamo constatato che di regola insorge a distanza di 10-15 giorni dall’infezione da Sars-CoV-2, manifestandosi per lo più con una febbre così alta che non recede nemmeno dopo una terapia con i normali antipiretici.

In questi mesi abbiamo anche visto che può pure provocare un peggioramento delle condizioni di salute del bambino. “Si verifica una specie di attivazione progressiva specifica del sistema immunitario, che determina un quadro di infiammazione generalizzata che colpisce tutti gli organi, con una particolare localizzazione a livello del cuore ha spiegato il professor Marseglia, specificando che in questi casi i bambini sono costretti al ricovero in rianimazione perché hanno bisogno di un sopporto cardiocircolatorio importante.

La Mis-C in qualche circostanza è stata anche fatale:i casi descritti, tuttavia, sono stati pochi e nella stragrande maggioranza si trattava di bambini con già altre patologie concomitanti.

Accanto alla sua rarità, perché come ti detto non insorge in tutti i bambini positivi al Covid-19, la più grande e pericolosa caratteristica della Multisystem inflammatory syndrome in children è la sua imprevedibilità: “In genere il savrappeso emerge come un fattore di rischio ma non c’è una correlazione diretta. In un milione di bambini sovrappeso non è possibile fare una previsione di chi è più a rischio”. 

Prima di essere catalogata come una patologia del tutto nuova, per diverso tempo la Mis-C è stata equiparata alla famosa sindrome di Kawasaki, una malattia che colpisce soprattutto bambini asiatici, ispanici e afroamericani. Questa vicinanza ha portato anche a ipotizzare che i soggetti predisposti alla Kawasaki fossero anche quelli più a rischio per la Mis-C, nella speranza di provare a costruire una prima forma di prevenzione. Al momento, però, non ci sono conferme su questo potenziale legame.

Il fattore genetico

Tra i più attivi indagatori della Mis-C c’è il professor Angelo Ravelli, dell’Istituto Gaslini di Genova. In più di un’occasione Ravelli ci aveva spiegato che dietro alla nuova malattia che colpisce solo alcuni bambini si sospettava il coinvolgimento della componente genetica. Che ci fossero, in sostanza, bambini geneticamente predisposti a contrarre la Multisystem inflammatory syndrome.

Qui entra in gioco lo studio cui ha partecipato il Policlinico San Matteo di Pavia insieme ad altri due centri italiani, l’università Milano Bicocca e la Federico II di Napoli. “Come clinica pediatrica siamo entrati a far parte di un consorzio internazionale di scienziati provenienti dal Cile, dagli Stati Uniti, da Israele e dalla Francia con i quali abbiamo condiviso dati ed esperienzeha raccontato il professor Marseglia, entusiasta per quello che ha definito un grandissimo esempio di cooperazione scientifica e culturale capace di andare oltre qualsiasi frontiera o barriera.

Il savrappeso è un fattore di rischio ma non c’è correlazione diretta: la Mis-C è imprevedibile

Gian Luigi Marseglia, direttore Clinica Pediatrica Policlinico San Matteo di Pavia

L’unione delle forze di più centri e la condivisione delle expertise ha permesso di raggiungere un campionamento molto elevato e di eseguire centinaia di migliaia di test analizzando un altissimo numero di variabili.

Risultato? “Per la prima volta al mondo abbiamo identificato alcuni marcatori dell’infiammazione che vengono attivati solo in questa patologia. Questi, in sostanza, ci dicono perché alcuni soggetti caratterizzati da un particolare background genetico sono più vulnerabili alla Mis-C di altri”. Rispetto alle ipotesi di cui parlava il dottor Ravelli che ti ho accennato prima, lo studio ha dunque fatto un passo in più.

Queste informazioni potrebbero farti pensare che abbiamo trovato un modo per sapere in anticipo quali sono i bambini più a rischio e quindi prevenire la Mis-C. In realtà, però, devo frenare il tuo entusiasmo.

Per il momento non possiamo ancora costruire un identikit dei più vulnerabili. Queste indicazioni genetiche non possono ancora fare da bussola per scovare e mettere in sicurezza i bambini predisposti al rischio.

I marcatori ci dicono perché alcuni bambini con un certo background genetico sono più vulnerabili alla Mis-C

Gian Luigi Marseglia, direttore Clinica Pediatrica Policlinico San Matte di Pavia

Lo strumento più efficace per mettere un po’ più al sicuro i bambini, anche nel caso della Mis-C, resta invece la vaccinazione anti-Covid. “Il vaccino modula il sistema immunitario, che diventa più abile a riconoscere e combattere il virus senza innescare l’enorme risposta immunitaria alla base della Mis-C”. Per Marseglia, il concetto in sintesi è che la vaccinazione per ora è l’unico vero mezzo di prevenzione contro la Multisystem inflammatory syndrome in children. 

La cura

Aver individuato quelli che potrebbero funzionare come campanelli di allarme è sicuramente un primissimo passo per arrivare, un giorno, a fare prevenzione in modo ancora più mirato. L'informazione però oggi ci permette essere in grado di somministrare la terapia più forte contro la malattia.

“Grazie a questo studio abbiamo la prova terapia prove associando immunoglobuline endovena e cortisone somministrandoli molto precocemente spegne questa tempesta infiammatoria che si viene a determinare perde vigore”. Secondo il professor Marseglia queste due sostanze insieme si potenziano sviluppando la capacità di spegnere alcuni geni attivati dall’infiammazione e che danno la famosa iper-risposta.

In attesa di completare il puzzle della Mis-C con un’indicazione più precisa sugli strumenti con cui fare prevenzione, il risultato dei ricercatori pavesi in collaborazione con gli istituti internazionali raggiunto sull’altro fonte, quello della cura, è altrettanto importante.

Anzi è decisivo: è l'alleato concretodisponibile tutti giorni per proteggere i più piccoli.

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