Per il sindaco di New York “i social sono un pericolo per la salute dei giovani”: quali sono i loro effetti e cosa provocano

Il sindaco di New York Eric Adams nel suo discorso annuale sullo stato della città ha definito i social “un pericolo per la salute pubblica”. Queste piattaforme e le aziende che le sviluppano starebbero alimentando ansia, depressione e altri disturni sulla popolazione più giovane. Quali sono davvero i loro effetti?
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Kevin Ben Alì Zinati 25 Gennaio 2024
* ultima modifica il 25/01/2024

Uno dei nemici numero uno dei giovani si nasconderebbe nelle loro tasche. Anzi, si troverebbe più spesso tra le loro mani.

Quando dice questo, il sindaco di New York Eric Adams parla dei social media e di tutte quelle aziende che starebbero alimentando una crisi di salute mentale progettando le loro piattaforme con funzionalità pericolose.

Nel suo discorso annuale sullo stato della città, Adams non ha usato molti giri di parole e ha definito i social un pericolo per la salute pubblica” a causa degli effetti che provocano sulla popolazione più giovane, quella più avvezza al loro utilizzo.

New York è la prima grande città degli Stati Uniti a denunciare i seri rischi legati a questi strumenti e le parole di Adams hanno di fatto riacceso i riflettori su quell’imponente causa che insieme ad altri 40 Stati americani sta portando avanti contro Meta, la società prioritaria di Facebook e Instagram.

Le accuse sono gravissime. Meta, così come altre aziende, avrebbe sviluppato e perfezionato funzionalità psicologicamente manipolative per massimizzare il tempo che i giovani passano sui social, intrappolandoli volontariamente in una prigione per la loro mente.

Tutto però con effetti devastanti per la salute. I social sarebbero infatti responsabili di serie forme di depressione, ansia, insonnia e contribuirebbero alla riduzione della capacità di apprendimento e studio.

Niente di nuovo, purtroppo. Anzi: sembrano confermare una situazione denunciata da più parti da diverso tempo e che con la pandemia – e tutti i suoi annessi, dal lockdown alla paura – si è esacerbata ancora di più. Ricordi la storia di Francesca?

Piattaforme come Instagram, Tik Tok e Facebook sono responsabili anche di problemi legati alla propria immagine corporea e alimenterebbero un confronto sociale non sempre equilibrato. Su tutto, però, creerebbero forme di dipendenza spesso ingestibili.

La dottoressa Samanta Travini, psicologa, ci aveva spiegato poi che queste piattaforme giocano un ruolo delicato e spesso negativo nell’ambito della salute mentale anche perché porterebbero alla cosiddetta cybercondria. Si tratta di una dipendenza digitale in cui gli utenti spendono tempo a ricercare informazioni mediche sui social e non dai medici.

Ciò induce ovviamente le persone, specialmente i giovani, a fare autodiagnosi cercando online le risposte a sintomatologie comuni, fisiche o psicologiche, ed evitando di ricorrere a un consulto medico-specialistico.

“Sarebbe perciò importante una maggiore educazione alla ricerca online in modo da cercare notizie sicure ed affidabili, ricordandoci che non troveremo contenuti che ci daranno risposte certe rispetto ai nostri dubbi” aveva aggiunto la dottoressa Travini.

Ma anche i video Instagram e TikTok con nutrizionisti che si recano nei supermercati per dare spiegazioni semplicistiche su come alimentarsi finiscono per avere effetti devastanti.

Tra questi, per esempio, c’è il supporto a un’attenzione eccessiva nei confronti di ciò che si mangia. Questo, secondo la dottoressa Silvia Soligon, biologa nutrizionista, può dare il via a un comportamento scorretto e poco sano chiamato ortoressia nervosa.

Atteggiamenti, cioè, che portano per esempio a darsi e seguire delle ferree regole alimentari tutte proprie, evitando cibi o ingredienti considerati autonomamente non salutari, preoccuparsi eccessivamente della purezza del cibo e delle possibili conseguenze fisiche ed emotive del suo consumo e convincersi che le proprie abitudini alimentari siano migliori rispetto a quelle altrui, spesso senza troppe basi scientifiche.

Forse il sindaco di New York ha ragione?

Fonte | The Official Website of the City of New York

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