Tra le grandi epidemie che hanno caratterizzato gli anni Duemila, la SARS è sicuramente l’infezione che più ha fatto paura, tanto da essere considerata la prima minaccia globale del XXI secolo. Si è verificata tra il 2002 e il 2003 in Cina e, purtroppo, da lì il virus ha raggiunto altri Paesi asiatici e occidentali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per la prima volta nella sua storia, tra il 12 e il 15 marzo 2003, lanciò un allarme mondiale: ha raccomandato ai viaggiatori di rimandare i viaggi nelle zone infette. La storia, con il nuovo Coronavirus cinese, si sta dunque ripetendo e pare che la situazione sia abbastanza grave. Ovviamente, ciò non deve essere sinonimo di panico o di malattia sicura, semplicemente esiste un rischio infezione e si sta lavorando al fine di sconfiggerlo, proprio com'è successo nel 2003.
Come sempre, per comprendere il presente, bisogna prima conoscere cosa è successo nel passato.
L’acronimo SARS sta per Severe Acute Respiratory Syndrome o, in italiano, sindrome respiratoria acuta grave. È un’infezione causata da un coronavirus, detto SARS-CoV, e appartenente alla medesima famiglia del nuovo coronavirus cinese. Si trasmette per via aerea, quindi con le goccioline provenienti dai colpi di tosse, dagli starnuti o toccando materiale precedentemente infetto. I sintomi sono simili a quelli dell’influenza: febbre, malessere generale, mal di testa, mal di gola, inappetenza, diarrea e vomito. Il problema sono le complicanze. Passati alcuni giorni dall’insorgere dei sintomi, può manifestarsi una forma di polmonite che causa una grave insufficienza respiratoria, che può portare anche alla morte i soggetti più fragili.
La SARS è comparsa per la prima volta nel novembre del 2002, in Cina, nella provincia del Guandong. E in pochi mesi ha raggiunto altri 30 paesi, per la maggior parte asiatici (Hong Kong, Singapore, Taiwan, Vietnam), ma anche occidentali. Ci sono stati alcuni casi in Canada, Stati Uniti e in Europa. In un arco temporale molto limitato, tra novembre 2002 e marzo 2003, ha contagiato 8.000 persone circa, causando la morte di 775 persone. L’allerta mondiale è partita grazie a un medico italiano, Carlo Urbani, infettivologo che morì proprio di SARS a Bangkok il 29 marzo 2003, ma che prima di decedere riuscì a comunicare all’Organizzazione Mondiale della Sanità le sue scoperte sul virus. Sono 10 anni che non vengono diagnosticati casi di SARS nel mondo.
Non c’è una cura per la SARS. Quello però che è stato fatto è non utilizzare antibiotici, assolutamente inutili in caso di infezione virale, e adottare delle contromisure farmacologiche simili a quelle che si utilizzano per l’influenza, quindi principalmente sono stati somministrati antipiretici per abbassare la febbre. Inoltre, in caso di insufficienza respiratoria, i pazienti sono stati tratti con l’ossigeno.
Per contenere e soprattutto evitare il diffondersi dell’epidemia, durante il grande focolaio di SARS sono state prese delle misure preventive che hanno previsto l’ospedalizzazione dei pazienti, isolamento nelle cosiddette camere a pressione negativa, ovvero la quarantena, la ventilazione (o respirazione) assistita e ovviamente la somministrazione di antipiretici. Nel frattempo la ricerca ha svolto un ruolo importante per conoscere meglio i virus, nello specifico i coronavirus. Purtroppo, non esiste ancora un vaccino anti-SARS.
La SARS è arrivata anche in Italia, per fortuna, senza fare grandi numeri. Nel mese di aprile del 2003 è morto una persona a Napoli con sospetta SARS, che poi in realtà si è dimostrata essere una rara infezione batterica contratta in Tailandia. Questo evento, però, ha scatenato il panico. E il Ministero della Salute il 17 aprile 2003 ha istituito una Task Force per il controllo dell’infezione.
A fine maggio dello stesso anno, risultavano segnalati dall’Italia all’OMS, 9 casi probabili di SARS. Di questi casi, revisionati da un sottogruppo della Commissione Ministeriale, solo 4 sono stati confermati. L’Italia è stata molto fortunata, ma è anche stata brava sia a gestire le potenziali infezioni nei centri ospedalieri sia a utilizzare il filtro aeroportuale. Che cos’è? È uno screening clinico dei passeggeri in arrivo da aree infette, attraverso cui si sorvegliano e si identificano le persone a rischio.
L’infezione di SARS che, si è diffusa in Cina nel 2002 e nel 2003, ha ucciso 774 persone in 17 paesi, con ben 8026 contagi complessivi. Durante l'epidemia di SARS, la Cina ha avuto 5.327 casi e 349 morti, mentre a Hong Kong, il secondo paese più colpito, ci sono stati 1.755 casi e 299 morti secondo l'Organizzazione mondiale della sanità.
In Italia e nel Regno Unito, sempre secondo l’OMS, ci sono stati 4 casi, in Francia 7, in Germania 9, in Australia 6, negli Stati Uniti 27, mentre in Canada 251.
Sebbene siano state molto lente le segnalazione dei casi iniziali di SARS, e ciò abbia contribuito alla diffusione della malattia, le pratiche mediche applicate a livello globale sono state fondamentali per porre fine all'epidemia.