Rischia di morire ma si risveglia dal coma dopo 10 giorni: cosa accade al corpo quando contrae la sepsi

Mark Oakes è un ex bodybuilder di 51 anni che nell’estate del 2022 è stato ricoverato d’urgenza per sepsi. Proprio quando i medici avevano avvertito la famiglia che non c’era più nulla da fare, le condizioni dell’uomo hanno cominciato a migliorare. Ma come si manifesta la sepsi e quante sono le probabilità di sopravvivenza?
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Giulia Dallagiovanna 5 Settembre 2023
* ultima modifica il 10/10/2023

È rimasto in coma per 10 giorni e i medici avevano consigliato alla moglie di portare il figlio di 7 anni in ospedale per l'ultimo saluto al padre che stava morendo a causa della sepsi. Ma Mark Oakes, un ex bodybuilder britannico di 51 anni, inaspettatamente ha cominciato a migliorare. Si è risvegliato e ha intrapreso il lungo percorso verso la guarigione e la completa riabilitazione. Oggi, dopo un anno e un'operazione chirurgica, l'uomo sta ancora convivendo con i disturbi che gli ha lasciato la malattia, ma le sue condizioni di salute sono buone. Oakes è impegnato attivamente a fianco di Sepsis Research FEAT, un'associazione britannica che aiuta i pazienti sopravvissuti alla sepsi e si occupa di sensibilizzare le persone su un tema verso il quale manca ancora la giusta consapevolezza. Ma cos'è la sepsi di preciso e cosa accade al tuo corpo in questi casi?

La sepsi è un'infezione generalizzata che può arrivare a interessare anche diversi organi e tessuti, danneggiandoli gravemente. Si sviluppa in seguito a una risposta infiammatoria esagerata del sistema immunitario nel tentativo di combattere un patogeno: nella maggior parte dei casi si tratta di un batterio, ma potrebbe essere anche un fungo o un virus. Le conseguenze più gravi della sepsi sono la setticemia, ovvero l'invasione del sangue da parte dei batteri responsabili dell'infezione, e lo shock settico, che ha un tasso di mortalità compreso tra il 40% e il 60%.

Ricapitolando, quindi, il problema inizia quando il tuo corpo contrae un'infezione molto probabilmente di origine batterica. Nel caso di Oakes, ad esempio, tutto è iniziato da un suono simile a un piccolo schiocco che proveniva dall'articolazione della spalla e al quale inizialmente non era stato dato peso. Ma nel giro di qualche giorno, l'uomo si era ritrovato con il braccio bloccato ed era stato portato d'urgenza all'ospedale.

I primi sintomi della sepsi sono simili a quelli di qualsiasi infezione, con la comparsa di febbre, anche molto alta, e brividi. In seguito, però, subentrano respiro accelerato e tachicardia, fino ad avvertire vere e proprie difficoltà respiratorie. Significa che i patogeni sono riusciti a penetrare nel sangue in seguito al processo infettivo e che si è innescata un'eccessiva risposta infiammatoria sistemica, o SIRS. Il tuo corpo cioè sta lanciando un allarme rosso che deve essere intercettato in tempo, prima che subentrino le complicanze più gravi.

Quando è stato ricoverato, Oakes manifestava inoltre una forte desaturazione, con livelli di ossigeno nel sangue che erano attorno al 68%, invece che tra il 96% e il 99%.

Altri segnali che insorgono una volta che la situazione peggiora sono una forte debolezza, disturbi intestinali come vomito e diarrea, pelle fredda e pallida con chiazze bluastre, uno stato di confusione e disorientamento. Sono sintomi che mostrano come, piano piano, gli organi subiscano danni gravi che metto a rischio la loro funzionalità.

È fondamentale intervenire subito con antibiotici, in caso di infezione batterica, o con farmaci specifici, e con un intervento chirurgico quando devono essere asportati tessuti infetti. Spesso si rende necessario un ricovero in terapia intensiva, con il supporto dell'ossigeno, proprio come è accaduto a Oakes.

Se la diagnosi è precoce e si interviene subito con le cure necessarie, la prognosi può essere favorevole e nel giro di circa due settimane il paziente dovrebbe riprendersi quasi completamente. Ma la sepsi, specie se seguita da setticemia o shock settico, può lasciare strascichi nel corpo anche a distanza di diversi mesi dalla guarigione, come difficoltà di concentrazione, debolezza e affaticamento. Resta fondamentale quindi non ignorare i segnali che ti invia il corpo e non sottovalutare la presenza di un'infezione.

Fonti| Istituto superiore di sanità; Ospedale Niguarda;

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