Una bandiera pirata atipica e l’àncora sempre levata: così il Capitano Paul Watson e Sea Shepherd proteggono i nostri mari

Nato in Canada e con l’amore per il mare e i suoi abitanti marchiato a fuoco nel Dna, il capitano Paul Watson è l’eco-er fondatore di Sea Shepherd, l’organizzazione no-profit più attiva e vigile per la tutela dei nostri mari che da oltre 40 anni lotta contro la pesca illegale e i massacri degli animali oceanici.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
1 Marzo 2022

Di Sea Shepherd saprai tutto: come protegge i delfini dalla caccia illegale e le balene dai massacri selvaggi. Forse, però, non conosci la storia del suo fondatore, il Capitano Paul Watson. È lui l'eco-eroe che ha dato vita a una delle organizzazioni più proficue per la salvaguardia dei nostri mari e dei loro abitanti.

Sea Shepherd è un nome probabilmente ben noto al vocabolario della tua mente. Scommetto che in questi anni avrai sentito parlare di alcune delle battaglie che l’organizzazione porta avanti per proteggere gli animali marini dalle atroci sofferenze che l’uomo ogni giorno compie.

Magari ti hanno raccontato della loro lotta contro lo shark finning, quella brutale attività di pesca e mutilazioni degli squali con cui i cacciatori si impossessano delle loro pinne, che sul mercato nero valgono una fortuna.

Oppure di come ogni anno i suoi volontari si oppongano con tutte le loro forze alla Grindadrap, la tradizionale caccia ai cetacei delle Isole Faroe che puntualmente si trasforma in una selvaggia carneficina fatta di acque macchiate di sangue e resti di balene sparsi sulle rive.

Una tipica e triste immagine della Grindadrap, la tradizionale caccia alle balene che si svolge ogni anno alle isole Faroe

Potresti anche aver intravisto la bandiera nera dell'organizzazione al largo delle nostre isole Eolie. Qui Sea Shepherd ha messo in piedi il progetto Siso per rimuovere dalle loro acque i cosiddetti Fad, quei pericolosissimi oggetti galleggianti tipici della pesca illegale che servono per attirare e catturare i pesci.

Quello che voglio dire è che praticamente conosci tutto su chi e cosa fa Sea Shepherd. Al contrario però scommetto che poco o nulla sai su chi ha dato vita a questa importante organizzazione ambientalista; su chi sia il deus ex machina dietro Sea Shepherd; di chi sia, insomma, il capitano Paul Watson.

Nato a Toronto, in Canada, nel 1950, Paul Watson ha sempre avuto nel Dna l’amore per il mare e i suoi abitanti e già da piccolo aveva i propri metodi diversi e non convenzionali per proteggerli.

Come quando all’età di 9 anni non si faceva scrupoli a distruggere le trappole dei cacciatori di castori o a mandare all’aria le battute di caccia cervi e anatre.

Paul Watson visse gran parte della sua adolescenza insieme al nonno, sviluppando la poco divertente abitudine di scappare senza lasciar traccia di sé ma trovò la propria direzione da eco-eroe nell’ottobre del 1969.

Poco più che maggiorenne, si unì a un gruppo di protesta del Sierra Club contro i test nucleari americani sull'isola di Amchitka, nelle Aleutine, nell’Alaska sud-occidentale. Da quel gruppo nacque poi la Don't Make a Wave Committee, che in seguito diventò quella che oggi conosci con il nome di Greenpeace.

Paul trovò presto il modo di concretizzare anche l’altra sua passione, il mare, e tra il 1968 e primi anni ’70 diventò un membro della Guardia Costiera del Canada, con cui prestò servizio a bordo di navi di ricerca e di soccorso.

Da lì a qualche anno più tardi, però, la vita di Paul Watson cambiò per sempre, e con lei anche una grossa fetta di ambientalismo internazionale.

Era il 1975 e Paul all’epoca era il primo ufficiale della nave di Greenpeace. Un giorno si trovò in navigazione in acque sovietiche. Ormai da tempo l’organizzazione era al lavoro per combattere la sfrenata caccia alle balene da anni perpetrata da parte dell’Unione Sovietica.

Quando si trovarono faccia a faccia con la flotta di pescatori sovietici, Paul provò un’azione spericolata, oltre ogni limite di sicurezza. Bisognava fermare i cacciatori e così posizionò il gommone, sul quale stava viaggiando insieme a un altro membro dell’equipaggio, proprio sulla rotta della baleniera, mettendosi tra il suo arpione e una balena pronta per essere colpita.

Paul, quel giorno nelle acque sovietiche, vide la morte in faccia: la sua, quella del suo compagno e anche quella della balena, che purtroppo venne comunque arpionata e uccisa.

Da quel momento però tutto per Paul cambiò. Fu allora che decise di fare di tutto per proteggere le balene e di tutti gli altri anali marini.

Di tutto, esatto. Paul Watson ha sempre avuto un animo combattivo, più dedito l’azione che alle parole e per questo il suo nome è spesso associato ad atti estremi e a strategie di difesa così audaci da sfociare nell’irruenza.

Non ci giro attorno: pattugliando i mari, Sea Shepherd a volte ci va giù pesante. Al punto che nel 1977 lasciò anche Greenpeace per una visione evidentemente differente di cosa significhi protestare per l’ambiente.

È capitato infatti che i volontari di Sea Shepherd distruggessero chilometri e chilometri di reti da pesca, lanciassero cime in acqua per bloccare le eliche e sabotare le baleniere o che lanciassero sui ponti delle navi bombe di acido butirrico, una sostanza assolutamente innocua per l’uomo ma così maleodorante da costringere chiunque a fermare ciò che sta facendo per proteggersi il naso e scappare lontano.

Tutte le azioni dell’organizzazione ancora oggi avvengono con l’ordine esplicito di non provocare alcun danno o ferita agli uomini di queste navi e non è un caso, insomma, che per la sua protesta Sea Shepherd, dal 1978, abbia scelto veleggiare sotto una bandiera pirata tutt’altro che convenzionale.

Avrai notato anche tu il famoso Jolly Roger unito non a delle ossa ma a un bastone da pastore e al tridente di Nettuno, per simboleggiare la protezione degli oceani, e con un delfino e una balena incastonati nel teschio e ispirati al simbolo yin-yang per rappresentare il fragile equilibrio degli ecosistemi marini.

Per questo qualcuno ha addirittura definito Paul Watson un ecoterrorista, quando invece altri ne hanno elogiato l’operato. Come il Time, che nel 2000 lo definì uno degli eroi dell’ambientalismo del XX secolo o il The Guardian, che nel 2008 lo incluse tra le 50 personalità che potrebbero salvare il pianeta.

Noi non sempre condividiamo i metodi di Sea Shepherd. Ohga è dalla parte dell’ambiente e degli animali, è nel nostro Dna, ma non siamo per la violenza, l’aggressività o l’andare oltre le regole: sono metodologie che non trovano spazio dentro di noi.

Condividiamo però la missione più alta di Paul Watson e di Sea Shepherd. Senza i quali oggi avremmo un mondo sicuramente più povero di balene, delfini, pesci, squali e krill.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…