Venezia, tra mobilità sostenibile ed economia circolare

Rifiuti che si trasformano in risorse energetiche, autobus ecologici ed elettrici con sempre più punti di ricarica a disposizione. E poi un car sharing, che contro ogni aspettativa, in pochi mesi ha permesso di risparmiare 6 tonnellate di CO2. Mancano solo i vaporetti a idrogeno, ma forse una soluzione c’è.
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Rubrica a cura di Gaia Cortese
27 Febbraio 2019

Più di cento piccole isole in una laguna del mar Adriatico. Venezia di strade ne ha poche, ma di canali è piena e quando si parla di mobilità urbana sostenibile le cose si fanno ancora più serie. Da tempo Venezia mostra interesse per una mobilità green, non a caso di recente compariva nelle prime dieci posizioni del XII Rapporto "Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città", elaborato da Euromobility. Così proiettata alle soluzioni più innovative per salvaguardare l’ambiente, da non poter non pensare alla mobilità elettrica: così, già entro la fine dell’anno a Mestre, Marghera, Campalto, Zelarino, Carpenedo, Gazzera, Favaro e Chirignago verranno installate le prime 18 colonnine per la ricarica di tutti i modelli di auto elettrica presenti sul mercato. Ed è solo l'inizio.

Il trasporto pubblico a Venezia

E il trasporto pubblico? Venezia è interessata anche da un investimento di quasi 6 milioni di euro che permetterà di portare al Lido e a Pellestrina un sistema di trasporto pubblico locale completamente green. Entro la fine dell’anno saranno quindi realizzati nove punti di ricarica veloce degli autobus nelle due isole; a questo piano si aggiunge anche la volontà di fornire alla città 30 autobus elettrici a zero emissioni che permetteranno di abbattere i livelli di CO2 di oltre 2,2 mila tonnellate e consentiranno una mobilità nettamente più silenziosa.

Entro giugno 2020 per le strade di Mestre e della terraferma circoleranno anche 6 nuovi autobus ecologici ad alimentazione esclusivamente elettrica, a trazione ibrida (elettrica e termica) o a metano. Non appena entreranno in funzione, altrettanti autobus più datati e più inquinanti verranno dismessi.

Un rendering dei punti di ricarica degli autobus elettrici in corso di realizzazione a Venezia, entro la fine del 2019.

Dopo gli importanti investimenti fatti per incentivare la mobilità pubblica elettrica al Lido e a Pellestrina e l’acquisto di una trentina di nuovi autobus per la terraferma lo scorso anno, con questi ulteriori sei mezzi ecologici Venezia si candida per diventare una delle città più green del Nord Italia.

C’è anche il car sharing

Il car sharing è arrivato anche qui, nonostante i canali. Ci ha pensato Toyota, che la scorsa estate aveva fatto tappa a Venezia con la sua Energy Observer, il catamarano alimentato a idrogeno che sta facendo il giro del mondo. Oggi il car sharing di Toyota e la tecnologia che combina ibrido ed elettrico della Casa giapponese ha permesso di risparmiare 6 tonnellate di CO2 a soli 8 mesi dal lancio del servizio (giugno 2018): si contano ben 2.500 iscritti al servizio e 4.900 noleggi per un totale di circa 143.000 km percorsi. Così ha commentato il successo dell’iniziativa Renato Boraso, Assessore alla Mobilità a Venezia: “È la dimostrazione che, sfruttando la tecnologia e le innovazioni, si può migliorare non sola la vita di chi vive nella nostra Città, ma anche contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e dell’aria che respiriamo”.

Rifiuti che diventano risorse energetiche

Bisogna poi fare un salto a Porto Marghera per capire cosa si sta muovendo in termini di economia circolare. Lo scorso ottobre è stato firmato un accordo tra Eni e il Gruppo Veritas (Veneziana Energia Risorse Idriche Territorio Ambiente Servizi) per trasformare i rifiuti provenienti dalla raccolta urbana in prodotti energetici. L’accordo prevede la realizzazione di impianti industriali nell’area della bioraffineria a Porto Marghera, che possano produrre biometano, bio olio e idrogeno.

“Venezia, primo territorio metropolitano d'Italia per la raccolta differenziata, sta dimostrando, oggi, di avere tutte le carte in regola per essere un virtuoso esempio di cooperazione per lo sviluppo dell’economia circolare: non si butta nulla e dal riciclo si produce ricchezza. Quello che oggi è un costo e un problema, domani diventa un vantaggio – ha commentato Luigi Brugnaro, Sindaco del Comune e della Città di Venezia -. Nell'area di Porto Marghera, da una parte, siamo in prima linea nell'individuazione di nuove azioni tecnologiche e industriali per trasformare i rifiuti in risorse energetiche, dall’altra confermiamo la nostra vocazione a contribuire fattivamente alla sostenibilità ambientale, favorendo il riutilizzo dei materiali, evitando che i rifiuti possano essere dispersi e quindi divenire un potenziale pericolo per la salute umana, animale e dell’ambiente”.

Vaporetti a idrogeno a Venezia?

Sa a Porto Marghera venisse prodotto idrogeno, potrebbe essere significativo anche per un progetto di mobilità sostenibile? Qualcuno già ci ha pensato, e da una prima intuizione è nato Hepic, il primo prototipo di vaporetto alimentato a idrogeno. Avrebbe dovuto essere una gallina dalle uova d’oro, e invece Hepic è rimasto parcheggiato" nella darsena di Fusina, dove i Cantieri Vizianello che lo hanno costruito, lo tengono in manutenzione. Ancora parcheggiato perché, pur essendo pronto da due anni, sembra stia ancora aspettando la certificazione del Registro Nautico Italiano (Rina) e l’autorizzazione del Ministero dei Trasporti. La società di trasporto privata Alilaguna e i Cantieri Vizianello hanno sborsato di tasca propria 1,5 milioni di euro per costruire Hepic, investimento in seguito rimborsato per il 55% da Regione Veneto. Oggi le due società veneziane aspettano con impazienza che il Rina autorizzi la messa in servizio del prototipo a idrogeno nella flotta di Alilaguna.

"La navigazione trasporto pubblico in laguna è molto complessa- spiega il Gruppo AVM Spa (Azienda Veneziana della Mobilità) -. C'è l'omologazione da parte del Ministero dei Trasporti da una parte, del Registro Nautico dall'altra. Due realtà che tendono a scavalcarsi l'un con l'altra. Ma il problema vero dell'alimentazione a idrogeno è il rifornimento: l'idrogeno è un elemento molto volatile, ha necessità di avere dei luoghi molto selezionati, in aree praticamente desertiche per ipotizzare un rifornimento. Questa sua instabilità determina che sia poco utilizzabile per i mezzi di trasporto. Il prototipo a idrogeno è molto interessante, ma oggi non riesce ad avere ancora un utilizzo concreto. Si sta ragionando molto sull'elettrico, e il nostro Gruppo sta ragionando in termini di diesel elettrico, dove l'elettrico va in accostamento al diesel, nel momento in cui c'è massimo sforzo del motore, così da abbattere le emissioni. Questa tecnologia è la più green che possa essere immessa nel mercato, come si dice, pronta all'uso".

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