Artrosi, quali sono le caratteristiche di questo disturbo?

Da non confondere con l’artrite, l’artrosi è senza dubbio il disturbo più diffuso tra la popolazione anziana. Si tratta di un processo degenerativo a carico delle articolazioni che può causare anche molto doloroso e può quindi risultare invalidante.
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Federico Turrisi 19 Novembre 2019
* ultima modifica il 19/11/2019
Con la collaborazione del Dott. Giuseppe Andreoletti Responsabile dell'Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico San Marco di Zingonia (Bergamo)

L'artrosi, chiamata anche osteoartrosi, è una malattia cronica degenerativa dovuta all'usura della cartilagine articolare. Colpisce in particolare le persone anziane: ne soffre una persona su due oltre i 50 anni ed è la prima causa d'invalidità tra gli over 65. L'artrosi è infatti da annoverarsi tra i principali disturbi connessi alla vecchiaia, trattandosi di un processo fisiologico di natura degenerativa a cui inevitabilmente dobbiamo andare incontro. Fai attenzione a non confonderla con l'artrite che, come l'artrosi fa parte delle malattie reumatiche, ma si tratta di una patologia infiammatoria di origine autoimmune che può colpire persone di ogni età. Al momento non esiste una terapia per rallentare o fermare l'artrosi, ma ci sono a disposizione solo trattamenti palliativi che alleviano il dolore. Scopriamo dunque in che cosa consiste questa malattia.

Le cause

Da che cosa è causata l’artrosi? Come abbiamo detto in precedenza, il passare degli anni è il principale responsabile dell’insorgenza di questa patologia. Con l'invecchiamento la cartilagine articolare, ossia quella membrana connettiva che riveste la superficie ossea, si consuma, assottigliandosi e perdendo elasticità. Il che significa aumento dell'attrito fra le ossa; e con il deterioramento della cartilagine i tendini, le articolazioni e i legamenti tendono a infiammarsi. Non è un caso che le zone più colpite dall’artrosi sono quelle su cui viene fatta maggiore pressione, come ginocchia, gambe, braccia, spalle, mani. Ci sono poi fattori di rischio che possono predisporre alla comparsa dell'artrosi. Tra questi ricordiamo:

  • traumi precedenti o interventi chirurgici all'articolazione interessata
  • precedenti malattie delle articolazioni, come l'artrite reumatoide
  • obesità: l’insorgenza dell’artrosi può essere favorita da condizioni di sovrappeso, che aumentano il carico sulle articolazioni

I sintomi

I sintomi più caratteristici dell'artrosi sono l'indolenzimento e la rigidità delle articolazioni. I movimenti risultano più difficoltosi, soprattutto al risveglio e se sei rimasto fermo per lungo tempo, e a volte potresti avvertire anche degli scricchiolii quando ti muovi. Molto spesso a questi disturbi si associa il dolore, che può essere più o meno acuto. Chiaramente più si sottopongono a sforzi le articolazioni, più è forte il dolore. Nelle fasi più avanzate della malattia, le articolazioni possono gonfiarsi e deformarsi e i dolori possono diventare intensi. L'usura della cartilagine articolare spesso infatti dà origine a protuberanze anomale che possono comprimere i nervi vicini e quindi acuire il dolore. In particolare, l’artrosi cervicale può essere associata a disturbi neurologici come mal di testa, nevralgia del trigemino, formicolio alle dita, vertigini, nausea, alterazioni della vista e dell’udito. L’artrosi delle vertebre lombari (il segmento della colonna vertebrale che comprende le 5 vertebre poste tra quelle toraciche e quelle sacrali) invece provoca spesso dolore del nervo sciatico, ossia quel nervo che dalla parte bassa della schiena percorre tutta la gamba.

E ancora, prendiamo l'esempio delle mani. Tra i sintomi dell'artrosi ci potrebbero essere anche protuberanze che, a seconda delle articolazioni colpite, hanno una definizione clinica ben precisa: i medici chiamano noduli di Heberden le deformazioni che interessano le le articolazioni distali, ossia quelle finali, delle dita, mentre i rigonfiamenti che si sviluppano all'altezza delle articolazioni interfalangee prossimali, nella parte iniziale delle dita, vengono detti noduli di Bouchard. Entrambi i tipi di noduli possono procurare dolorare e limitare i movimenti e le funzioni delle mani.

La cura

Come abbiamo detto all'inizio, non esiste un farmaco in grado di fermare l'avanzata dell'artrosi. Per combattere questa malattia devi prima di tutto partire dal tuo stile di vita. Se hai qualche qualche chilo di troppo, cerca di perdere peso e di seguire un'alimentazione sana, ricca di frutta e verdura; se conduci una vita sedentaria, cerca di praticare in maniera regolare, per quanto possibile, dell'attività fisica, facendo esercizi che non richiedono troppi sforzi (basta anche una camminata veloce e un po' di ginnastica). La sedentarietà è infatti associata alla perdita di massa muscolare (sarcopenia) e l'attività fisica è uno dei metodi più indicati per preservare la salute delle articolazioni e delle altre strutture scheletrico-muscolari.

Tra i possibili rimedi contro i dolori causati dall'artrosi ci sono sia la terapia del caldo sia quella del freddo. Se sia meglio l'una o l'altra è da valutare insieme al medico o al fisioterapista in base agli effetti positivi che percepisce ciascun paziente. Ricordati comunque che si tratta pur sempre di palliativi, ossia di strumenti che contribuiscono ad alleviare solo temporaneamente i sintomi.

Possono essere poi due gli approcci terapeutici per affrontare l'artrosi: farmacologico e chirurgico. La terapia farmacologica va intesa come un'aggiunta al programma fisico. Principalmente si basa sulla somministrazione di farmaci analgesici, ossia antidolorifici. Se soffri di artrosi e manifesti i segni di un'infiammazione, il medico potrebbe prescriverti dei FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), anche in combinazione con gli analgesici.

Altre opzioni terapeutiche sono le iniezioni intra-articolari di cortisone oppure il ricorso ai farmaci condroprotettori. Lo scopo principale di questi ultimi è la stimolazione dei processi riparativi della cartilagine articolare. L'esempio classico sono i cicli di iniezioni intra-articolari di acido ialuronico al ginocchio che riescono ad attenuare il dolore per un periodo di tempo abbastanza lungo, prima di perdere i loro effetti.

Quando l’artrosi è in fase avanzata e le strutture anatomiche si sono modificate a tal punto che è cambiata in modo irreversibile la biomeccanica dell’articolazione, la soluzione migliore potrebbe essere l'intervento chirurgico con l’applicazione di una protesi. Se le cure che ti vengono somministrate non hanno un effetto lenitivo, puoi considerare insieme al tuo medico anche il ricorso alla terapia del dolore, che è concepita proprio per dare sollievo a chi è affetto da dolore cronico.

Il parere dell'esperto

Abbiamo chiesto al dottor Giuseppe Andreoletti, responsabile dell'Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico San Marco di Zingonia, in provincia di Bergamo, un parere su questa patologia che affligge una parte considerevole della popolazione.

"In Italia la percentuale di popolazione colpita dall'artrosi si attesta intorno al 12%, con un impatto economico di circa 6,5/7 miliardi di euro all'anno. Un costo sociale molto importante che comprende non solo la cura, ma anche tutti i programmi di prevenzione. Si ritiene inoltre che l'artrosi sia una delle cause maggiori di assenza dall'attività lavorativa. Almeno il 20% delle visite ambulatoriali di medicina generale sono legate a questa malattia.

L'artrosi può essere idiopatica, quando non si conosce precisamente la causa, ma può essere anche secondaria ad altre condizioni: traumi innanzitutto, ma anche malattie reumatiche o endocrine, come la gotta per esempio. L'artosi deve essere interpretata come un processo degenerativo che può essere rallentato. Non c'è un'unica strada per arrivare alla cura di questa malattia. La medicina odierna offre molte possibilità per limitare i danni e scongiurare il rischio che l'artrosi diventi una malattia invalidante, che pregiudichi le attività quotidiane. Quando le attività di prevenzione e le terapie fisiche non hanno sufficiente efficacia per il paziente, ecco che si ricorre alla chirurgia. L'intervento chirurgico dovrebbe comunque rimanere l'extrema ratio. Va detto che l'artrosi non è sinonimo di accorciamento dell'aspettativa di vita".

Fonti | Istituto Superiore di Sanità, Humanitas

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