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Che benessere stiamo garantendo ai giovani se si sentono sminuiti e insoddisfatti?

Continuiamo a sentire gente che paragona i giovani del passato a quelli del presente, considerandoli tutti svogliati e disfattisti e insinuando che oggi sia tutto servito su un piatto d’argento. Tutto, tranne i sogni a portata di mano e la possibilità di fare progetti.
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Beatrice Barra 10 Luglio 2023

Secondo l'ultimo rapporto Istat quasi un giovane su due mostra almeno un segnale di deprivazione in uno dei domini chiave del benessere. Eppure, quante volte hai sentito frasi del tipo: "Ai miei tempi alla tua età lavoravo già da 7 anni, ero sposato e facevo tantissimi sacrifici. Oggi per voi è tutto facile e vi lamentate pure"? Sicuramente almeno una.

Il punto è che non è affatto vero che sia tutto facile rispetto al passato e siano tutti i giovani a essere svogliati o disfattisti, come in molti erroneamente credono. Stando ai dati, il benessere dei giovani in Italia è ai livelli minimi in Europa. Bisognerebbe semplicemente capire che insieme ai tempi cambiano anche le problematiche e le priorità.

I fattori di malessere dei giovani in Italia

1,6 milioni dei giovani dai 18 ai 34 sono multi-deprivati. Ovvero hanno diverse fonti di malessere nei domini chiave del benessere individuati dall'Istat, che sarebbero: istruzione e lavoro, coesione sociale, salute, benessere soggettivo, territorio. Questi dati vanno ad aumentare nell'età dai 25 ai 34 anni.

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Quella cioè in cui si entra nella fase adulta della vita, in cui si devono prendere decisioni importanti che riguardano la sfera personale, la costruzione di una vita autonoma, l'ingresso nel mondo del lavoro. E non dovrebbe sorprenderti questo dato, perché per molte di queste scelte siamo influenzati non solo dalla nostra volontà, ma anche da fattori esterni.

L'impossibilità di fare progetti

La sfera personale, per esempio: come si fa a pensare di costruire una famiglia da "giovani" come i nostri genitori o i nostri nonni, se spesso oggi dopo anni di studi a 25 anni ci si ritrova a lavorare per dieci ore al giorno facendo uno stage non pagato che poi diventa un contratto che ci garantisce uno stipendio mensile con cui a malapena riusciamo a pagare l'affitto?

Il costo della vita

Con questo non sto dicendo che in passato si navigasse nella ricchezza, ma indubbiamente erano necessarie meno risorse per condurre una vita "agiata". Il problema è che anche se il costo della vita di oggi è molto più elevato di allora, gli stipendi non sono cambiati così tanto.

i soldi fanno la felicita

Negli ultimi 20 anni i prezzi di alcuni beni si sono addirittura triplicati, cosa che non è successa con gli stipendi. Pensiamo a un cono gelato: nel 2001 l'avresti pagato 1.500 lire (circa 77 centesimi), oggi se ti va bene lo paghi (in media) 2,50 euro: un aumento del +224,7%.

Studio e lavoro: quelle competenze "elevate" non pagate

In molti fanno notare che oggi, rispetto a qualche decennio fa, i giovani abbiano molte più possibilità di studiare e scegliere il lavoro che preferiscono.
Sicuramente c'è un'attenzione all'istruzione molto più alta rispetto al passato e anche delle agevolazioni che permettono anche alle famiglie meno abbienti di mandare i figli a scuola. Ma se parliamo di lavoro la situazione cambia.

Ai giovani vengono richieste competenze elevatissime: cinque sei fasi di colloquio, test di logica, d'inglese, referenze, lettere motivazionali, lauree, master e quant'altro per poi avere uno stipendio medio annuo di 27mila euro lordi. Quindi mensilmente netti meno dei duemila euro (tenendo in considerazione che questo valore è una media tra quelli che prendono 50mila euro al mese anche e quelli che ne prendono 500).
Ma se il costo medio del canone di affitto in Italia si attesta a quota 538 euro al mese e in città come Milano e Roma si alza ai 1358 e ai 1415, come si fa a sostenere tutti gli altri costi?

Le preoccupazioni ambientali

Una delle parole della nostra era è sicuramente eco-ansia. Secondo l'Istat oltre il 70% della popolazione considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le principali criticità del Paese, dato che cresce specialmente nella fascia tra i 20 e i 24 anni. I giovani sono molto preoccupati e sensibili al tema più delle generazioni precedenti. Si rendono conto di essere nati in una terra che si sta ribellando agli ultimi decenni di emissioni, sversamenti, danni ambientali. Sono tanti coloro che si impegnano per cambiare le cose, ma c'è una fetta di loro che si sente impotente davanti a quei processi ormai irreversibili. Questo nella maggior parte dei casi significa vivere in uno stato di ansia perenne. Eco-ansia, appunto.

I giovani tra esigenze e insoddisfazione cronica

Nonostante tutte le problematiche di cui abbiamo parlato finora, c'è anche da dire che siamo diventati più esigenti. Siamo nati in un'epoca che ci ha messo il mondo e la conoscenza del mondo in mano a portata di click. Conosciamo tanto e questo talvolta può confonderci, perché ci fa credere che ognuno possa – debba – essere artefice di qualcosa di nuovo. E se da un lato questo può spronarci, dall'altro può farci sentire spaesati o inadeguati se non riusciamo ad essere intraprendenti, innovativi, se ci accontentiamo di una vita "normale".

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Insomma, ci sentiamo sempre alla prova. A lavoro, nella vita privata, sui social. E cosa risente di più di tutto ciò? La nostra salute mentale, incastrata in questo senso di insoddisfazione cronica. Non sogniamo le stesse cose che volevano i nostri genitori alla nostra età e in ogni caso non potremmo permettercele. E quindi, cosa sogniamo? Abbiamo a disposizione un orizzonte infinito di possibilità, che però ci sembrano inaccessibili.

Forse è questa la vera differenza rispetto al passato: la mancanza di sogni a portata di mano.