Ci sarebbe un terzo paziente guarito da Hiv, questa volta grazie a un mix di farmaci

È già stato ribattezzato “il paziente di San Paolo”: ha 36 anni e ha partecipato a una sperimentazione che prevedeva l’utilizzo di cinque farmaci antiretrovirali al posto di tre. Nel suo sangue non si trova più alcuna traccia del virus, ma ci sono ancora diverse questioni in sospeso.
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Giulia Dallagiovanna 9 Luglio 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

L'Aids e il virus che la provoca, cioè l'Hiv, li conosciamo da una quarantina di anni. E in tutto questo tempo non si è ancora riusciti a trovare una cura che sconfiggesse del tutto questo retrovirus, anche se la terapia antiretrovirale ha rivoluzionato la vita delle persone sieropositive, garantendogli un'esistenza praticamente normale. Ed è per questo motivo che, ad oggi, si contano solo due persone considerate "guarite" dal morbo. O meglio, nei loro organismi non si rileva più traccia del virus, ma sono necessari continui controlli per essere certi che l'agente patogeno non si risvegli e non ricominci a replicarsi. Ora però arriva la notizia di un terzo, già rinominano "il paziente di San Paolo", che avrebbe sconfitto l'infezione grazie a un mix di farmaci particolarmente aggressivo. L'annuncio è stato dato alla Conferenza sull'Aids, che quest'anno si è svolta in modalità virtuale, e ripreso poi dalla rivista scientifica Science. Ci sono però ancora diversi dubbi da chiarire.

Il primo era stato Timothy Ray Brown, ovvero il paziente di Berlino, che nel 2008 aveva ricevuto due trapianti di midollo e ed era poi risultato "guarito" dall'Hiv. E non era più sieropositivo neanche il paziente di Londra, che a marzo 2019 si era sottoposto a una simile operazione. In entrambi i casi i donatori erano immuni al virus, perché presentavano un recettore CCR5 difettivo che non permetteva al microorganismo di entrare nelle cellule e infettarle. E così avevano trasmesso questa capacità anche ai riceventi, che i medici avevano quindi potuto dichiarare in remissione dalla patologia. Ma non si può certo pensare di trapiantare tutti i 38 milioni di persone che attualmente risultano malati.

Ecco perché, se fosse confermata, quella che arriva dal Brasile sarebbe una notizia davvero importante. Del paziente in questione si sa solo che ha 36 anni e che ha cominciato la terapia subito dopo aver ricevuto la diagnosi, scegliendo di aderire a una sperimentazione di cure più mirate, che potessero stanare il virus proprio laddove si nasconde e rimane inattivo, pronto a risvegliarsi quando vengono meno i farmaci che ne bloccano la replicazione. Avrebbe poi interrotto i trattamenti nel 2019 e da quel momento, ovvero da 66 settimane, sarebbe libero da virus.

Ha sospeso i trattamenti da 66 settimane e risulta libero dal virus

La nuova terapia è composta da cinque farmaci al posto dei classici tre, con l'aggiunta di nicotinammide. ovvero di vitamina B3. Si tratta quindi di un approccio aggressivo, che potrebbe non essere tollerato da tutti i pazienti e già questo è un punto da tenere in considerazione. Non solo, ma i ricercatori, coordinati dal dottor Ricardo Diaz, dell'Università Federale di San Paolo, hanno chiarito di non aver ancora eseguito alcuna biopsia sui linfonodi del 36enne, dove effettivamente potrebbe ancora annidarsi il virus. Anche se è sicuramente già un ottimo risultato il fatto che questo non sia più rintracciabile nel sangue.

E bisogna poi tenere conto di tutte quelle persone che hanno sospeso i trattamenti perché si pensava che fossero ormai guarite, ma hanno assistito al risveglio del virus anche a due anni di distanza. All'interno della stessa sperimentazione, ad esempio, c'erano altre quattro persone, le quali hanno seguito lo stesso percorso del paziente di San Paolo, ma sono stati sorpresi da un ritorno dall'Hiv.

Insomma, parlare di guarigione è davvero prematuro, così come è presto ritenere di avere trovato una cura vera e propria contro l'Hiv. Forse però è stata individuata una strada che per la prima volta non porta semplicemente al contenimento dell'infezione, ma alla sua eradicazione definitiva.

Fonte| "An intriguing—but far from proven—HIV cure in the ‘São Paulo Patient’" pubblicato su Science, il 7 luglio 2020

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