figlia tatuaggio per papa con alzheimer

Con “The Eternal Memory”, agli Oscar 2024 si parla anche di Alzheimer e del silenzioso ma preziosissimo lavoro dei caregiver

“The Eternal Memory”, l’ultimo lavoro della regista cilena Maite Alberdi, è tra i candidati agli Oscar 2024 come miglior documentario. La pellicola racconta Augusto Góngora: un giornalista, documentarista e conduttore televisivo cileno, sua moglie Paulina Urrutia, attrice, attivista e figura politica e del loro imprevisto incontro con l’Alzheimer. Una diagnosi piombata tra le mani di lui ma sopra le vite di entrambi.
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Kevin Ben Alì Zinati 24 Gennaio 2024
* ultima modifica il 27/01/2024

Che cosa può spezzare la memoria? Cosa deve accadere perché i circuiti del ricordo si inceppino e quel treno di informazioni, esperienze, parole e vite si schianti contro il muro dell’oblio?

Cosa serve per evitare l’incidente e far fare al treno marcia indietro, o quantomeno impedirgli di non finire contro quel muro?

E poi, quali sono gli effetti di quel deragliamento sull’individuo? E su una coppia? E se la memoria che lentamente si dissolve è quella di tutto un Paese, cosa succede alla sua popolazione?

Tutto questo è “The Eternal Memory”, l’ultimo lavoro della regista cilena Maite Alberdi che nelle ultime ore ha ricevuto la candidatura agli Oscar 2024 come miglior documentario, dopo aver già trionfato al Sundance Film Festival con il Gran Premio della Giuria e al Festival di Berlino.

Sullo schermo Alberdi porta Augusto Góngora, un giornalista, documentarista e conduttore televisivo cileno, sua moglie Paulina Urrutia, attrice, attivista e figura politica e del loro imprevisto incontro con l’Alzheimer. Una diagnosi piombata tra le mani di lui ma sopra, dentro le vite di entrambi.

Attraverso vere immagini di archivio, Maite Alberdi porta il pubblico dentro una delle figure chiave della cultura cilena, uno di quelli che sfidò la dittatura di Pinochet raccontando in maniera coraggiosa e clandestina la realtà oscurata dal regime e le sue conseguenze.

Decide però anche di scavare nell’intimo di Augusto, mettendo sullo schermo alcuni dei momenti più personali, i filmati casalinghi su se stesso e i suoi due figli, del matrimonio con Pauli e, appunto, della convivenza con la malattia.

Quando ti siederai sulla poltrona del cinema, vedrai Augusto che lentamente peggiora e dimentica nomi, storie, volti. Assisterai al ribaltamento della sua personalità, sempre più inquinata dalla rabbia e dalla disperazione per una situazione irrimediabile.

Seguirai passo dopo passo Paulina mentre ogni mattina si ripresenta al marito che non la riconosce più e aspetta che lui abbia metabolizzato le informazioni per riappendere al muro la foto del loro matrimonio.

Maite Alberdi non è nuova a opere cinematografiche di questo spessore. In uno dei suoi lavori precedenti, “The Grown-Ups”, ha puntato il proprio obiettivo sulla ricerca di indipendenza da parte di adulti con sindrome di Down mentre con “The Mole Agent” ha affrontato il tema della demenza attraverso le storie dei residenti di una casa di cura.

Con “The Eternal Memory” sceglie di portare sullo schermo l’Alzheimer, ovvero la forma più comune di demenza che colpisce circa 55 milioni di persone in tutto il mondo e contro la quale, ad oggi, ancora non abbiamo una cura.

Quella di Alberdi è però una riflessione che va in due direzioni. La più immediata porta inevitabilmente verso le gravi e drammatiche condizioni in cui si ritrova chi viene colpito dall’Alzheimer.

Come sai, il morbo si presenta inizialmente minando la memoria, impedendo di ricordare cosa si è fatto poco prima, le persone che non si vedono da un po’ di tempo e ancora il filo del discoro perso.

A mano a mano che progredisce, la malattia porta alla perdita dell’autonomia motoria. Di solito, chi soffre di Alzheimer inizia a trovare difficile alzarsi in piedi, camminare o vestirsi da solo fino al punto in cui anche il cervello comincia a inciampare. Il recente passato si fonde con i ricordi più remoti e i sogni non sembrano poi così diversi dalla realtà.

La malattia di Alzheimer, in “The Eternal Memory”, è ciò che toglie i binari di quel treno carico di ricordi, pezzo dopo pezzo, portandolo a deragliare. Quell’avversario che si insinua tra le pieghe di una coppia come nelle pieghe della Storia, mettendo a repentaglio ciò che più di tutto contribuisce alla costrizione dell’identità: dell’individuo, della coppia, di un paese. Ovvero i ricordi. La memoria. Il passato. Chi e cosa siamo stati.

Con un linguaggio delicato che mescola drammaticità ed ironia, Alberdi allo stesso tempo punta il proprio occhio – e quindi il nostro – anche sul valore del lavoro quotidiano di Paulina per affiancare il marito.

Paulina è una caregiver, una di quelle figure che nella stragrande maggioranza delle volte è incarnata da un familiare.

Un familiare che, come Paulina, fa tutto ciò che serve in silenzio, con grande amore, dedizione, romanticismo, sacrificio e fatica.

Una persona che, senza troppo girarci attorno, dedica la propria esistenza alla cura di un altro essere umano (Deve farlo? È costretto? Tutte parole e sfumature che abbiamo lasciato indietro perché il dato di fatto non cambia: lo fa) e che in molti Paesi, Italia compresa, è ancora poco (se non per nulla) tutelata.

Insomma, “The Eternal Memory” è o un documentario su una delle memorie storiche del Cile. È una lettera d’amore al valore della memoria stessa. “The Eternal Memory” è una storia per tutti. È una storia di tutti.

Fonte | Federazione Italiana Alzheimer

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